In questa Palermo di vittoriosi e sconfitti – in che percentuale ognuno lo decida da sé – c’è un uomo che non perde mai. Si chiama Leoluca Orlando e, di mestiere, fa il sindaco.
Luca – il Professore, Luchino, il Sinnacollanno, etc etc – davvero non perde mai. Casomai, stravince. Se accade qualcosa di male, è sempre colpa degli altri. Se il bene bussa alla porta, è sempre merito suo, della sua influenza terapeutica, della sua sfolgorante stella.
Si potrebbe dire che una tale logica ricalchi, in grezza similitudine, la filosofia spicciola di un ultras, abitante della curva, pronto a maledire l’arbitro o a magnificare i suoi campioni, nella mutevolezza dei risultati? Ma il sindaco Orlando è uomo dagli studi classici e solidissimi, politico dall’intelligenza pronta e vivace, figura dal carisma lucente, anche se un po’ appannato, dunque comporrebbe uno sfregio il solo pensarlo. Sia sufficiente, perciò, citare un po’ di casistica, a braccio.
La disfida del tram, con l’Amat che ha ‘minacciato’ di lavarsene le ruote, è stata commentata così dal primo cittadino, all’ennesima sindacatura, mentre da Palazzo delle Aquile si paventavano azioni legali: “Siamo perfettamente coscienti delle criticità vissute dall’azienda, di fronte ad una politica di tagli portata avanti dalla Regione in modo indiscriminato e privo di qualsiasi logica che non fosse quella del fare cassa sulla pelle dei cittadini e delle amministrazioni comunali. Il trasporto pubblico rappresenta un servizio essenziale sul quale l’investimento pubblico non può mancare. Confidiamo nel fatto che da parte di tutti vi sia un ritorno al buon senso, auspicando che su questo si possa al più presto avviare un confronto istituzionale”. Colpa della Regione. Uno.
E il bubbone della munnizza, dei rifiuti, delle discariche a cielo spalancato, dei fetori che ammorbano? Idem come sopra: “I numeri della raccolta differenziata a Palermo negli ultimi mesi dimostrano che, grazie alla collaborazione e all’impegno corale delle istituzioni, la situazione può migliorare progressivamente e costantemente. Se questo metodo di collaborazione non è politicamente più condiviso e se qualche burocrate regionale pensa di scaricare sui Comuni e sui sindaci le responsabilità di quindici anni di mortificazione dei cittadini e dei comuni e di assenza di Piani adeguati e impianti indispensabili, si rischia di innescare un conflitto tra istituzioni senza precedenti, del quale faranno le spese i cittadini prima di tutti”. Colpa della Regione. E due.
Il punto non è stabilire se il protagonista delle esternazioni abbia ragione o torto, ovvero in quali occasioni potrebbe avere torto – sarà un peccato mortale osare tanto? – e in quali avrebbe sicuramente ragione. E’ la strategia ricorrente a destare un’ammirata attenzione in tale inossidabile perseveranza: le magagne appartengono invariabilmente a qualcuno che non è lui, almeno secondo lui. Non è la Regione? Allora sarà lo scaltro panormosauro che offende la nostra comunità celeste con i suoi atteggiamenti imperdonabili. Oppure saranno gli invasori del Pianeta Vega. Oppure sarà colpa di…
Tuttavia, se lo stellone della sorte e il sudore dell’impegno premiano la città, subito Leoluca salta alla ribalta per interposto successo. Il trionfo: semplicemente roba sua.
Ricordate i giorni gloriosi di Marco Cecchinato, enfant prodige panormitano, al Roland Garros? Ricordate i desideri appiccicati a una pallina da tennis? L’immancabile tweet orlandiano chiosò: “Marco Cecchinato ci sta regalando un sogno, la sua vittoria su Djokovic proietta lui, Palermo e l’Italia nella storia del tennis mondiale. Il modo migliore per celebrare Palermo Capitale Italiana della Cultura sportiva”.
E pareva quasi di vederlo il Professore, in calzoncini e racchetta, palleggiare metaforicamente da fondocampo, correre e ribattere di rovescio e diritto, balzare a rete per chiudere il punto, alzando i pugni al cielo ed emettendo il grido di battaglia: “Viva Palermo e Santa Rosalia!”.
Né poteva mancare la vicinanza ai rosanero, con un occhio al gradimento popolare, dopo lo sciagurato epilogo del campionato: “Avremmo voluto assistere a una festa dello sport e sportivamente avremmo accettato qualsiasi risultato corretto e regolare fosse venuto dal campo, ma abbiamo purtroppo assistito a comportamenti, da parte dei giocatori e da parte dei tifosi del Frosinone, che non fanno onore alla società e al calcio. Per questo, non possiamo che unirci alla richiesta di giustizia avanzata dal Palermo”.
E’ la tattica dell’orlandismo avanzato, un riuscitissimo stratagemma che ha permesso all’attuale regnante di apparire immacolato, salvifico, immerso in un lavacro permanente: lui non ci colpa mai. E’ la suggestione praticata, di riverbero, da parecchi orlandiani di complemento. La munnizza arriva al terzo piano? Colpa dei panormosauri incivili. Il traffico è una piaga biblica? Colpa dei maledetti che lasciano la macchina in seconda fila. Ci sono i parcheggiatori abusivi? Colpa dei filo-mafiosi che versano un obolo. E certo che esistono gli incivilissimi da esiliare moralmente, gli automobilisti vastasi da disprezzare e i filo-mafiosi da perseguire; ma c’è pure un’amministrazione comunale. O no?
Dare la colpa a qualcuno, purchessia, ecco il giochino di società, il primo comandamento, di una visione messa in croce dall’ingrata realtà. Nel frattempo, smarrita in un chiacchiericcio scintillante ed evanescente, Palermo affonda.