PALERMO – L’obiettivo è spenderli bene, ma sopratutto spenderli tutti: si tratta dei fondi europei e dei fondi messi a disposizione della Sicilia dal governo nazionale. La cifra è di quelle importanti, si parla di 9 miliardi di euro, ed è il totale che la Regione si propone di spendere nei prossimi quattro anni. I dettagli sono contenuti nel Defr, il documento economico finanziario regionale approvato lo scorso 28 giugno e che contiene, fra i vari capitoli che lo compongono, anche il dettaglio delle stime di spesa possibile in base al denaro stanziato. Un calcolo che tiene conto dell’andamento di spesa registrato fra il 2007 e il 2013 e una verosimile dinamica di attuazione del programma di spesa. Un documento insomma che dovrebbe evitare il rischio di sprechi e occasioni mancate.
Nel dettaglio, di questi 9 miliardi la maggior parte, più di 3 miliardi di euro provengono dai fondi Po Fesr, ovvero dalla comunità europea. Denaro destinato proprio allo sviluppo regionale per il sostegno delle piccole e medie realtà territoriali. A sostegno di questi fondi europei la Regione potrà spendere altri 200milioni di euro provenienti però da Roma, che compongono il “Pac per il piano di salvaguardia degli interventi significativi del Po Fesr 207-2013″. Ovvero denaro che ha l’obiettivo di “rendere possibile – si legge nel Dfr – tramite rimodulazione e riallocazione delle risorse, gli interventi già selezionati, ma a rischio di completamento”. Sempre per quanto riguarda le risorse provenienti dall’Ue la pesca e lo sviluppo marittimo dell’isola potranno contare su 113 milioni di euro provenienti dal Po Feamp.
Tornando invece in Italia e ai fondi che mette a disposizione il governo centrale, la Regione potrà ancora contare sul denaro proveniente dal Patto per la Sicilia, ben 2miliardi di euro. L’accordo siglato nel 2016 dall’allora premier Matteo Renzi e l’ex governatore Rosario Crocetta resta in piedi e i fondi dovranno essere utilizzati in cinque settori specifici di intervento: infrastrutture, ambiente, sviluppo economico, turismo e cultura ed infine per la sicurezza e la legalità.
Un miliardo e mezzo è il tesoretto dedicato al Psr, Programma di sviluppo rurale, ovvero quel “piano per l’attuazione di interventi necessari alla crescita del settore agricolo ed agroalimentare” si legge nel Defr. Di questo miliardo e mezzo però quasi la metà verrà impiegata solo per la copertura delle spese della pubblica amministrazione. Un altro miliardo e mezzo è l’ammontare complessivo dei Fondi Sviluppo e coesione che raggruppa le risorse del fondo per le aree sottoutilizzate (Fas) e impiegate tramite i Programmi regionali e Programmi attuativi interregionali. Centoventidue milioni di euro invece verranno messi a disposizione del governo regionale per affrontare e sostenere eventi di crisi legati al mondo del lavoro o per incentivare lo sviluppo economico, si tratta del “Pac nuove azioni e misure anticicliche”. I fondi potranno quindi essere utilizzati per credito d’imposta per nuovi investimenti, aiuti per le piccole imprese o per ammortizzatori sociali in deroga.
Ci sono poi gli investimenti per la formazione professionale e l’occupazione giovanile: brutte notizie quindi per chi sperava in una rinascita del settore in Sicilia. La comunità europea mette a disposizione ben 700 milioni per la formazione (fondi Po Fse) denaro però che verrà impiegato quasi totalmente, si tratta di 692 milioni, per le spese correnti: in pratica, per finanziare i bandi per i corsi di Formazione, per pagare stipendi, regolare contenziosi o per garantire copertura agli ammortizzatori sociali di quel fiume di ex addetti del settore. Da investire, per la creazione di progetti e attività di istruzione per favorire l’accesso al mondo del lavoro, resteranno appena 10milioni di euro da spalmare in quattro anni. Nella tabella riassuntiva dei fondi ecco poi la voce: “Pac Piano giovani”, denaro che dovrebbe essere destinato a migliorare “l’occupabilità dei giovani” secondo un programma dell’Unione europea denominato “Youth on the move”: pronti 190 milioni.