PALERMO – Sei ricorsi davanti al giudice del lavoro. Altrettanti funzionarti comunali battono cassa. Chiedono circa 78 mila euro ciascuno. Mezzo milioni di euro che, in caso di condanna, saranno pagati dal Comune di Palermo e dalle ex società partecipate.
A rispondere vengono chiamati i legali rappresentanti di Amg, Rap e Amat (oggi tutte società per azioni) e il sindaco pro tempore Leoluca Orlando. Lo stesso sindaco che negli anni ha nominato nelle partecipate e ha voluto accanto a sé alcuni dei sei funzionari, fino a farne lo zoccolo duro della macchina burocratica. A cominciare da Diego Bellia, attuale responsabile dell’Ufficio relazioni interne del gabinetto del sindaco e in passato vice presidente di Amat. Per proseguire con Mario Li Castri e Antonino Rera (Amg) che per scelta di Orlando hanno avuto incarichi di dirigente a termine. Completano l’elenco dei ricorrenti Rosalia Sposito (Amat), Maria Concetta Orlando (Rap) e Giuseppe Lopes (Rap).
La notizia ha fatto il giro del Palazzo di città. Il leader dell’opposizione Fabrizio Ferrandelli ha eseguito un accesso agli atti. Si tratta di sei ricorsi fotocopia. A presentarli gli avvocati Pier Carmelo Russo e Filippo Gallina. Tra il 2012 e il 2016 una legge prevedeva l’obbligo di nominare come amministratori delle partecipate soggetti dipendenti dell’amministrazione titolare della partecipazione. E cioè il Comune di Palermo. Da qui gli incarichi dei funzionari nei Consigli di amministrazione delle ex partecipate.
Il compenso era stato fissato in 26 mila euro l’anno. Soldi che, però, non sono stati pagati neppure quando è stato intimato al Comune di provvedere. I ricorrenti ritengono di averne diritto visto che si trattava di “funzioni aggiuntive esulanti dalle mansioni da loro esigibili”. In soldoni, i funzionati hanno lavorato più del previsto.
Ed è proprio il ruolo di funzionari ad essere decisivo. Fino al 2016, infatti, esisteva una legge che prevedeva il principio di omnicomprensività della retribuzione: più incarichi, ma stipendio fisso. Secondo i legali, il principio vale solo per i dirigenti e non per in funzionari nel caso in cui ad essi siano state assegnate mansioni superiori rispetto a quelle rivestite nell’amministrazione di appartenenza. Insomma, i funzionari devono essere pagati di più qualora gli siano stati assegnati compiti da dirigente.
I ricorsi sono di marzo e potrebbero andare a incidere nelle casse dell’ex partecipate che non navigano nell’oro, ma è lecito attendersi che diventeranno anche un caso politico.