PALERMO – Procedure telematiche, silenzio assenso, normative che impediscono di accumulare arretrati e un gruppo di lavoro, tra tecnici e amministrativi, che potrebbe presto aumentare. Ecco lo Sportello unico per l’edilizia privata del comune di Palermo, con sede al Polo tecnico di via Ausonia: uno degli uffici più importanti di una grande città, che gestisce migliaia di pratiche pur con risorse limitate ma anche uno dei più bersagliati dalle lamentele di addetti ai lavori e utenza in generale.
“E’ vero, ci sono molte cose da migliorare ma possiamo dire che lo Sportello unico funziona bene e sono i numeri a dimostrarlo”, dice Emilio Arcuri, assessore alla Rigenerazione urbana ed Urbanistica, che difende così il lavoro di un settore spesso al centro delle polemiche e sul cui operato pare si sia attivata anche la Procura con un’indagine sulle ville sul mare. “Dirigenti e funzionari negano che lunedì scorso ci sia stato un blitz delle forze dell’ordine per acquisire documenti. Lavoriamo di buona lena – dice Arcuri -, anche se ci sono molte cose da migliorare e lo stiamo facendo grazie alla collaborazione di tecnici e amministrativi che lavorano ogni giorno con serietà e abnegazione”. Uno sforzo non da poco se si considera che dal Sue, ossia dallo Sportello unico per l’edilizia privata, dal 2014 al 2018, a causa soprattutto delle rotazioni attivate sulla base delle norme sull’anti-corruzione ma anche della volontà dell’amministrazione di portare aria nuova, sono andate via 70 unità e ne sono arrivate solo 37; un ufficio con molti funzionari e impiegati part time che, sommati per ore giornaliere, equivalgono a 38 addetti a tempo pieno. Una diminuzione dell’organico compensata da una ridistribuzione delle competenze (con gli edifici storici all’ufficio Città storica e il controllo del territorio ad un ufficio autonomo), dalle procedure telematiche e dalle nuove norme che hanno letteralmente rivoluzionato il sistema.
In poche parole, sono state mandate definitivamente in soffitta le concessioni edilizie aprendo a nuove tipologie di pratiche come la Cila (Comunicazione d’inizio lavori asseverata), la Scia (Segnalazione certificata d’inizio attività), la Dia (Denuncia di inizio attività) o i permessi di costruire, tanto per fare qualche esempio. Ma a cambiare è stata proprio l’impostazione del sistema: se prima il privato presentava un’istanza e il Comune doveva rispondere, con tempi a volte biblici, adesso gli enti locali sono chiamati a esprimersi al massimo entro 90 giorni (in alcuni casi anche 30, come per la Scia), chiedendo solo una volta eventuali integrazioni, a meno di non far scattare il silenzio assenso. Le procedure, tutte informatizzate, tendono inoltre a demandare al libero professionista la responsabilità sulla correttezza delle pratiche, lasciando all’ente pubblico il compito del controllo.
“Coll nuovo quadro normativo non si può formare alcun arretrato e infatti oggi allo Sportello unico non ce n’è – spiega Arcuri –. Così come si restringono i margini di discrezionalità: gli uffici ormai hanno obblighi stringenti, tutto quello che arriva va esitato tassativamente”. Nel 2017 allo Sportello sono arrivate 2.680 pratiche che, ad oggi, risultano tutte chiuse esplicitamente o con silenzio assenso e con 406 dinieghi; a settembre 2018 le pratiche erano 2.169, con 245 dinieghi. La nuova legge è intervenuta di fatto anche sull’arretrato: dopo 120 giorni, le pratiche precedenti si considerano approvate e al Comune restano solo i controlli a posteriori.
L’eccezione è però rappresentata dai permessi di costruire in sanatoria, presentati da chi ha già finito i lavori e, sapendo di non essere in regola, chiede una sanatoria (ammissibile però solo per quelle opere che potevano essere autorizzate), accettando di pagare le sanzioni e il doppio degli oneri; se entro 90 giorni il Comune non risponde, scatta il silenzio diniego e si avvia l’iter per la demolizione, anche se gli uffici sono sempre chiamati a spiegare l’eventuale decisione. Una mole di pratiche in arretrato, anche perché spesso carenti e presentate soltanto per interrompere l’azione penale sulle opere abusive. “Lo Sportello non può esaminerare contemporaneamente tutte le pratiche – dice Arcuri – e così si dà priorità a chi rispetta le regole. Per migliorare l’efficienza degli uffici aumenteremo il personale e il numero dei giorni aperti al pubblico. Vogliamo inoltre smaltire anche questo arretrato di motivazione dei silenzi dinieghi: per questo invitiamo i cittadini a non utilizzare lo strumento dei permessi di costruire in sanatoria”.
Gli uffici sono al lavoro anche sul recupero di quegli oneri concessori non integralmente versati, che rappresentano moneta sonante. Gli accertamenti sugli anni dal 2005 al 2009 hanno portato in cassa la bellezza di 2,5 milioni di euro, ma in quelli successivi l’incasso è andato anche meglio: 7,4 milioni versati nel 2012, quasi sei nel 2013, sette nel 2014, 5,2 nel 2015, 4,5 nel 2016 e 7,5 nel 2017.