"Anas e Rfi come un cancro | Con me nessun ribaltone" - Live Sicilia

“Anas e Rfi come un cancro | Con me nessun ribaltone”

Punto per punto, settore per settore, il bilancio del presidente della Regione. Che ammette: "Non abbiamo saputo comunicare".

UN ANNO DI MUSUMECI
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PALERMO – Il Governo regionale compie un anno e per il presidente Nello Musumeci e la sua Giunta è tempo di bilanci. E così, in un incontro organizzato a Palazzo Branciforte, a Palermo, con il mondo accademico, della ricerca e delle categorie, il governatore elenca, punto per punto, settore per settore, tutte le cose fatte in questi 365 giorni o giù di lì. “È stato difficile, ma esaltante. L’anno più bello della mia vita. Sono soddisfatto ma non appagato. Dobbiamo fare di più, in tutti i settori ma in alcuni in particolare”. E il riferimento, esplicito, è al settore del Lavoro, della Famiglia, dello Sport, della Funzione pubblica.

Anas e Rfi: “Il cancro della Regione Siciliana”

Ma le parole più dure il presidente della Regione le riserva all’Anas e a Ferrovie italiane, quando parla di infrastrutture: “Non ci piace come lavorano, sono un cancro per la Regione Siciliana, o cambiano marcia o saremo costretti a mettere in mora i nostri interlocutori ai quali per un anno abbiamo dato quasi illimitata fiducia”. A margine dell’incontro, Musumeci spiega: “Ci sono i cantieri vuoti, due o tre operai al massimo, non lavorano di notte. Non ci sta più bene questa situazione”.

I numeri del Governo

L’incontro è anche l’occasione per fare il punto sulle cifre “movimentate” dal governo regionale in questo primo anno: 3.5 miliardi di euro spesi o impegnati nel 2018. E nel dettaglio 323 milioni per il risanamento del territorio, 1 miliardo e 207 milioni per servizi formazione lavoro e acquisto di autobus, in agricoltura impegnati 200 milioni di euro, erogati 175 milioni; per la pesca 143 milioni; per le imprese 145.700 dal polo finanziario e 209 milioni direttamente dalle casse regionali; per le infrastrutture 1 miliardo 208 milioni e 400 mila euro.

“Questi i risultati che qualche opposizione giudica del nulla – ironizza Musumeci -. Io non so se sono del nulla, ma nel primo semestre del 2018 la Banca d’Italia certifica una lenta crescita in Sicilia dopo anni di decrescita. Anche l’associazione nazionale dei costruttori ha dichiarato pubblicamente che finalmente in Sicilia si vede un po’ di luce. Non siamo lumache, noi abbiamo un metodo: la programmazione. Sappiamo cosa faremo da qui a quattro anni e con quali risorse”.

Le riforme

Il presidente della Regione ripete anche una metafora che usa spesso: “Questa è la stagione della semina, non del raccolto. È la stagione delle riforme. E a chi ci accusa di aver firmato solo cinque disegni di legge a fronte dei 66 di alcuni dei gruppi dell’opposizione, dico che lo scorso anno nello stesso periodo il governo Crocetta aveva presentato all’Ars 40 ddl, ma solo otto andarono in porto e di quegli otto ben quattro furono impugnati da roma. La nostra stagione delle riforme comprende 10-12 disegni legge, perché i disegni di legge non servono per fare statistica ma per ammodernare la macchina della regione. In programma ne abbiamo altri 5 più o meno tra il 2019 e il 2020″.

Ex Province e comuni in dissesto

Il governatore ha voluto parlare subito di ex Province e del rapporto con Roma: “Continuano a donare il sangue pur essendo ormai all’anemia. Lo Stato preleva ogni anno circa 200 milioni di euro. Di finanza pubblica deve occuparsi Roma: occorre rivitalizzare le province e restituire loro la dignità che hanno avuto in oltre 160 anni”. “Lo Stato – prosegue – non può più stare a guardare mentre muoiono i comuni, mentre muoiono le province. Una nuova legge che cancelli la Delrio e metta il punto al prelievo forzoso non è più rinviabile. La Regione può far fronte ben poco al dissesto dei comuni perché altrimenti andremmo in dissesto pure noi”.

Il piano rifiuti

“In pochi avrebbero scommesso che ce l’avremmo fatta, ma anche in questo caso rispetteremo le promesse: il Piano ordinario dei rifiuti, che avevamo detto sarebbe stato pronto entro dicembre, sarà deliberato dalla giunta la prossima settimana”, ha annunciato il capo del governo, sottolineando che l’assenza dell’assessore al ramo, Alberto Pierobon, era giustificata proprio perché in corso a Bruxelles un confronto sul Piano con l’Unione europea. Musumeci ha illustrato anche i dati sulla raccolta differenziata, che nell’Isola complessivamente corrono verso il 50 per cento di media, che potrebbe essere raggiunto nel 2019, ma che a Palermo, Catania e Messina sono inchiodati tra il 9 e l’11 per cento. “Complimenti ai piccoli comuni che hanno raggiunto risultati virtuosi”, ha detto il presidente.

La “macchina” Regione

Il presidente della Regione ha parlato del “nuovo rapporto” con la pubblica amministrazione: “Abbiamo sostituito il 60 per cento dei dirigenti regionali ma nessuno è stato penalizzato. Solo che in molti non erano abituati a certi ritmi, in troppi non erano abituati a ricevere la chiamata del presidente per sapere a che punto è una certa pratica. Abbiamo cambiato il modo di lavorare con 12 assessori, 10 dei quali senza esperienza di governo alle spalle e con un nuovo segretario generale, Maria Mattarella”. “Quelli che non hanno compreso che questa è una nuova stagione – ha proseguito – presto lo comprenderanno sulla loro pelle perché pretendiamo che ognuno faccia il proprio dovere fino all’ultimo. La classe dirigente politica e la classe dirigente burocratica devono andare allo stesso passo”.

Musumeci parla anche delle società partecipate regionali: “Sono la nostra spina nel fianco, sono il risultato di anni e anni di politica clientelare. Servivano soltanto per assumere galoppini e amici del giaguaro. Migliaia di persone assunte senza concorso. La nostra logica – ha detto il governatore – è quella di salvare i lavoratori, anche attraverso mirate riqualificazioni, non i posti di lavoro”.

La maggioranza e i rapporti con le opposizioni

Musumeci non si sottrae nemmeno a un ragionamento di tipo politico, soprattutto dopo le ricorrenti voci di palazzo che riferiscono di un dialogo aperto con il Movimento 5 stelle: “Non sono fatto per i ribaltoni, non ho maggioranza, ma questa è la mia coalizione e con questa coalizione, al di là dei numeri, io andrò avanti per tutta la legislatura. Il contratto è fatto, non c’è più un rigo bianco, ma se altre forze politiche dell’opposizione volessero proporre nuovi obiettivi e nuovi temi, potremmo pensare di aggiungere qualche allegato. Ma vengano senza arroganza, con umiltà, non abbiamo bisogno di lezioni da nessuno. Questo governo non è fatto da santi, ma altrove non vedo eroi”.

La comunicazione

Un’autocritica da Musumeci arriva sul fronte della comunicazione: “Tutti quelli che dicono ‘abbiamo fiducia in Musumeci ma vogliamo sapere cosa sta facendo’ ci dimostrano che non abbiamo saputo comunicare, ma anche che i siciliani sono stati abituati ai fuochi d’artificio che per loro stessa natura sono effimeri e poi diventano polvere. Noi ai tromboni abbiamo preferito il sottofondo dei violini”, ha detto. E il presidente Musumeci ha annunciato anche la ricostituzione dell’ufficio stampa della Regione: “Il precedente governo – ha detto – con un’operazione irriguardosa e in maniera irriguardosa ha smantellato la struttura di comunicazione. Noi a breve lanceremo il nuovo concorso pubblico per giornalisti. Il bando è già all’esame dell’Aran Sicilia”. Stando a indiscrezioni, il bando prevede una riserva del 50 per cento dei posti per i giornalisti del precedente ufficio stampa.

> Guarda le foto dell’evento

> Scarica il report del Governo Musumeci sul primo anno di attività


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