I femminicidi, l'8 marzo, le mimose | Troppo maschi per essere uomini - Live Sicilia

I femminicidi, l’8 marzo, le mimose | Troppo maschi per essere uomini

L'ultima vittima è Alessandra, una ragazza di Messina. Quelli che uccidono le donne.

Alessandra e le altre
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Che libertà celebriamo, noi maschi, quando ci ricordiamo delle donne, ogni otto marzo, regalando un fiore di mimosa che appassirà in fretta? E che emozione avvertiamo, noi maschi, quando leggiamo che l’ennesima donna è stata massacrata da un partner omicida? Pensiamo che non ci riguardi? Scavalchiamo il dolore con un’alzata di spalle, perché altri sono i violenti, i maneschi, gli assassini? D’accordo, altri saranno ‘maschi’ nel senso peggiore del genere, con la prepotenza di una sub-cultura feroce di dominio. E noi? Siamo sicuri di sentirci assolti poiché non siamo coinvolti?

Eppure, c’è una lista lunghissima di vittime innocenti che ci chiama, indirettamente, in causa per quello che forse non facciamo, per tutte le volte che ci siamo voltati dall’altra parte, per le occasioni in cui c’è venuta voglia di mostrarci arroganti, in quanto maschi, con una donna. Noi, quelli che non uccidono, non siamo certo colpevoli, ma dobbiamo riconoscere che c’è qualcosa che non va dell’identità collettiva dei maschi che non sanno essere uomini. Perciò, dovremmo discuterne tra di noi, con le donne, e mettere al bando quelli che si vantano perché, a casa, portano i pantaloni.

L’ultima vittima innocente è Alessandra, una ragazza di Messina massacrata dal compagno, che ha confessato, in quel tragico copione per cui qualcosa che non era amore si trasforma nell’attrezzo di un carnefice occasionale col volto del fidanzato, del compagno, del marito, del vicino. Alessandra che scriveva su Facebook: “Lasciati alle spalle ciò che ti ha fatto soffrire. Lasciati alle spalle ciò che ti ha ferito. Lasciati alle spalle ciò che non puoi cambiare. Liberati da quei sentimenti che ti avvelenano. Non permettere a nessuno di spegnere il tuo sorriso. Perché tu meriti il meglio”.

E tanti – in una scala differente che non esclude quella correlazione sub-culturale – sono gli episodi insanguinati o di ‘semplice violenza’. Il boia è sempre lui, il maschio dittatore, un tiranno fragile e insicuro che rende impossibile la vita quotidiana di una creatura imprigionata, umiliata, tenuta nascosta in un pozzo di abusi.

La chiave, il cortocircuito tra selfie esibiti e sopraffazioni occultate, con lo scempio dell’amore, è tutta lì: nell’insicurezza di coloro che hanno smesso, fortunatamente, di portare i pantaloni e che, smarriti, in cerca di un nuovo regno, delimitano il confine col dolore. Siamo ancora troppo maschi per essere uomini. Ricordiamocelo, oggi, mentre cammineremo leggeri, con un fiore in mano.

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