Il mega disavanzo della Regione siciliana ha radici certamente antiche. Ma il governo attuale non è esente da responsabilità. Dei 7 miliardi di “buco”, un miliardo è spuntato nel solo esercizio finanziario del 2018. Il dato è messo nero su bianco nell’assestamento di bilancio che la seconda commissione dell’Ars ha approvato questo pomeriggio. Una legge con la quale si fa il punto sulla somma da recuperare, sull’origine della voragine e anche sulle modalità del recupero. Cioè le rate che i siciliani dovranno pagare a volte per oltre un quarto di secolo. L’assestamento prende atto da un lato dei rilievi mossi dalla Corte dei conti in sede di giudizio di parifica, dall’altro del via libera del governo giallorosso alla spalmatura di parte di quel disavanzo in dieci anni.
Come proverà allora la Sicilia a recuperare questo disavanzo, tra spalmature già compiute e altre da autorizzare con questa legge? Intanto bisogna partire dal dato complessivo. Il disavanzo della Regione, al 31 dicembre 2018 è di oltre 7,3 miliardi di euro. Come è nato questo “buco”? Oltre 1,3 miliardi è frutto dell’esercizio finanziario 2014 (governo Crocetta). Più di 4,7 miliardi invece sono saltati fuori dopo il riaccertamento straordinario dei residui portato avanti dall’allora assessore all’Economia Alessandro Baccei: una operazione verità per il governo Crocetta, una manovra azzardata secondo gli oppositori. Circa 187 milioni invece derivano dall’esercizio finanziario 2017, quasi del tutto imputabile quindi al governo precedente (Musumeci si insedia solo nel dicembre di quell’anno). Così siamo a oltre sei miliardi. Come si arriva ai 7 complessivi? Lo dice la stessa legge di assestamento: un miliardo infatti è “relativo al disavanzo derivante dalla gestione dell’esercizio 2018”. Cioè in piena era Musumeci. In cui non si è proceduto alle operazioni di “recupero” di nuove somme emerse, sepput riferibili ad anni precedenti. E del resto, nel corso della Parifica la Corte dei conti aveva “bacchettato” l’esecutivo proprio su questo punto: non solo non aveva proceduto col ripiano del disavanzo, ma ne aveva creato anche di nuovo, non prevedendo in bilancio le somme per la copertura di quello frutto del nuovo riaccertamento della Corte.
E così, se sei miliardi sono il frutto dei “trent’anni di malapolitica”, un miliardo è più strettamente legato all’attualità. Come verrà ripianato a partire dall’esercizio finanziario 2019? Il disavanzo relativo al 2014 in altre 16 rate da 57 milioni e in dieci rate da 42 milioni; la fetta più grande da oltre 4,7 miliardi verrà coperta con 26 rate da 164 milioni l’anno e con dieci rate da 49 milioni; con 30 rate da 6 milioni verrà coperto il disavanzo del 2017; in altre dieci rate da 102 milioni il disavanzo dell’esercizio finanziario 2018. Oltre 400 milioni di rate solo per l’anno che verrà.
“Finalmente – ha commentato il presidente della commissione Bilancio, Riccardo Savona – si è intrapreso un percorso di chiarezza nei confronti di tutti i siciliani e grazie al lavoro del Governo regionale, degli uffici e della commissione di appartenenza dopo una attenta valutazione dei dati trasmessi si è approvato il ddl su rendicontazione e assestamento, un provvedimento molto asciutto e rigido che farà ripartire la nostra regione ed ha evitato conseguenze nefaste per le categorie più deboli dei siciliani”.
Ma le opposizioni già guardano oltre. “A tre giorni dalla fine dell’anno – affermano i deputati M5S all’Ars, componenti della commissione Bilancio, Luigi Sunseri, Sergio Tancredi e Stefano Zito, a conclusione della seduta di oggi della seconda commissione di palazzo dei Normanni – attendiamo ancora il bilancio provvisorio, auspichiamo che si pigi pesantemente sull’acceleratore per farlo arrivare in tempi brevi all’Ars per darci la possibilità di valutarlo e votarlo, visto che non è tollerabile che la Sicilia resti ancora senza bilancio, ancorché provvisorio. Oltre che veloce ci aspettiamo che sia snello e pulito, senza richieste assurde da parte degli assessori. Sin da ora, comunque, non possiamo fare a meno di esprimere grande preoccupazione per i tanti capitoli azzerati nel bilancio di previsione 2019-2021 relativamente al 2020”.