Cadono le Vele | Scampia è meno 'Gomorra' - Live Sicilia

Cadono le Vele | Scampia è meno ‘Gomorra’

Le Vele del quartiere Scampia (Foto d'archivio)

Quaranta giorni per abbattere la Vela A, poi toccherà alle altre

LA DEMOLIZIONE
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NAPOLI – Circa quaranta giorni prima di dire addio a quello che doveva essere un simbolo di riscatto sociale, e non di degrado e criminalità: è iniziata la demolizione della Vela A del quartiere Scampia, conosciuta anche come Vela Verde, alla quale seguiranno le demolizioni di altre tre Vele e la rigenerazione di una quarta al servizio dei cittadini. Lo prevede il progetto ‘Re-Start Scampia’. Recentemente, scrive TgCom24, gli abitanti della Vela Verde sono stati trasferiti nei 124 alloggi realizzati lungo via Gobetti.

I 50 mila metri cubi della Vela A, che occupa un’area di 1800 metri quadri, sono solo una parte del complesso realizzato negli anni ’80 su un progetto di Franz di Salvo. Inizialmente le Vele erano sette, quattro collocate su un lotto e tre su un altro. Le vele del lotto L, (la F, la G e la H) sono state demolite rispettivamente nel 1997, nel 2000 e del 2003; ora è la volta del lotto M, di cui verranno abbattute le vele A, C e D, mentre alla vela B verrà data una destinazione d’uso funzionale alla comunità.

La stampa locale però non racconta una festa, ma un momento di raccoglimento. “È triste vedere l’abbattimento di questa Vela – dice una donna a NapoliToday -. I pensieri sono positivi, ma qui è dove siamo cresciuti”. “Questi palazzi sono comunque il simbolo di un intero quartiere – aggiunge un ragazzo – ed è normale che ci sia un po’ di malinconia. Però voglio vedere il lato positivo e sperare che da qui Scampia possa rinascere”.

Per Roberto Saviano, autore del libro best-seller Gomorra, “le Vele di Scampia non hanno colpa. Sono divenute simbolo del degrado, loro malgrado – ha detto lo scrittore all’Ansa -. Le Vele sono state il simbolo di un progetto ambizioso e poi tradito per mancanza di risorse. Sono il simbolo della precarietà della vita al Sud: mal costruite, abitate prima che fossero agibili e poi abbandonate per decenni dallo Stato, abbandonate insieme alle persone che lì hanno vissuto senza presidi di legalità, senza caserme, senza scuole, senza aeree per la socialità”.

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