Salvate il soldato Lombardo. Salvatelo al piu” presto, per favore, perche’ fra poco non ce la fara’ piu’. E’ da un anno che cerca disperatamente di spingere il suo governicchio oltre ogni ostacolo e di gettare, come Enrico Toti, la stampella oltre la linea del nemico. Ma le pareti che gli si parano contro sono sempre piu’ alte e invalicabili, sempre piu’ viscide e insidiose. E se prima gli bastava, per tirare avanti, l’appoggio di Gianfranco Micciche’ e di quella meta’ del Pdl che credeva nel suo slancio autonomista, ora la partita si e’ fatta maledettamente piu’ complicata. Al limite della sopportabilita’.
Gli rema contro innanzi tutto la crisi economica: i redditi si assottigliano e, con i redditi, crollano le entrate fiscali. Anche senza scomodare le cassandre piu’ nere, e’ sin troppo facile prevedere che l’anno prossimo, nelle casse della Regione, verra’ a mancare a dir poco un miliardo di euro. Chi paghera’ il prezzo piu’ salato? Quest’anno il privilegio, si fa per dire, e’ toccato alla sanita’, a laboratori e cliniche private, a un comparto insomma che, al netto di ogni critica pur sempre legittima, assicura dignita’ e stipendio a non meno di seimila lavoratori. L’anno prossimo tocchera’ probabilmente alla formazione professionale, un polmone in affanno che macina ogni fine mese milioni e milioni di euro per garantire una retribuzione a oltre settemila insegnanti, o sedicenti tali. L’unica certezza e’ che bisognera’ fare ancora una volta le nozze con i fichi secchi e che il banchetto clientelare della Regione non potra’ di sicuro prevedere lo stesso numero di posti a tavola.
Rema contro Raffaele Lombardo anche Giulio Tremonti che vuole tenere per se’ quattro miliardi di fondi europei destinati alla Sicilia. E rema contro – poteva mai mancare? – anche il destino: il “mascariamento” per mano giudiziaria dell’assessore Antonello Antinoro, figura di spicco all’interno dell’Udc e responabile dei Beni culturali, e’ una batosta che non solo appanna l’immagine del governo, ma rende ancora piu’ inquieti e imprevedibili quegli alleati, come i centristi di Toto’ Cuffaro, che da tempo mordono il freno e non perdono occasione per manifestare il proprio disagio, se non addirittura la propria ostilita’, nei confronti del Governatore.
Ma l’uomo che, con maggiore determinazione, rema contro Lombardo e’ lo stesso Lombardo. Intanto per il carattere, a meta’ tra il gotico e il barocco: il suo personalissimo rapporto col vasto mondo dell’umanita’ e’ un mosaico di increspature coriacee, di impuntature raspose, di diffidenze cespugliose, di risentimenti esacerbati.
Altro che scioltezza. Poi c’e’ la sua tenace volonta’ di non capire.
O, se si vuole, la testardaggine con la quale tenta di nascondere a se stesso la verita’ delle cose. Fateci caso: ogni volta che gli si presenta un problema, lui mette subito in scena il teatrino del bene contro il male: “mi attaccano perche’ vogliono contrastare l’opera di risanamento che io porto avanti”, e’ solito ripetere. Un giochino, fin troppo scoperto, che da un lato gli assicura un conforto balsamico e propagandistico; ma al tempo stesso finisce per nascondere il vero responsabile della paralisi politica, il Leviatano che, assieme alla giunta di governo, sta per trascinare in fondo al mare l’intera economia siciliana.
L’unico, grande nemico di Lombardo – sia detto senza reticenze e senza riverenze – e’ il Popolo della Liberta’. Un partito che, nonostante i numeri, ha completamente perso in Sicilia la cultura di governo. Li’ dove c’era un tempo la cultura della mediazione, oggi c’e’ l’incultura della rissa e dello sbranamento; li’ dove c’era la cultura della responsabilita’ e della moderazione, oggi c’e’ l’incultura degli opposti estremismi. E’ un estremista Micciche’ quando decide di sostenere Lombardo oltre ogni ragionevole dubbio. Ma sono estremisti anche i due registi romani – Renato Schifani e Angelino Alfano – che pur di stroncare Lombardo (e Micciche’) hanno ottenuto da Berlusconi la nomina a coordinatore di Pippo Castiglione, un catanese d’assalto che, con il presidente della Regione, ha in sospeso vecchi conti politici e personali. Obiettivo ultimo, va da se’, e’ la conquista definitiva del partito. E saranno le elezioni europee di giugno a scrivere il prologo del futuro romanzo del potere: se Salvatore Iacolino, sostenuto fino allo spasimo da Alfano e Schifani, avra’ una preferenza in piu’ di Michele Cimino, candidato di Micciche’, sulla sgangherata navicella di Lombardo soffiera’ un vento ancora piu’ forte. Un veto di tempesta. Nel caso contrario, il Governatore, con la sua ciurma, evitera’ forse il naufragio, ma nel frattempo sara’ certamente colata a picco, sotto i colpi micidiali di una crisi senza precedenti, l’intera Sicilia.
“Con tutta questa oscurita’ attorno mi sento meno solo”, recita Krapp ne L’ultimo nastro di Samuel Beckett. Piu’ che una battuta di malinconico umorismo, sembra l’intercettazione di una telefonata fatta da Lombardo all’amico Micciche’ in una sera di mezza estate.
Buonanotte, Pdl.
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