“Voglio essere netto perchè questa è una materia che non ammette equivoci o ambiguità: nessuno, in nessuna maniera, nè diretta nè indiretta, e neanche ponendo il tema sotto forma di interrogativo, mi ha mai parlato di cose del genere quando ero presidente della Repubblica”.
Così il presidente emerito Oscar Luigi Scalfaro, in una intervista al “Corriere della Sera”, a proposito delle presunte trattative tra Stato e mafia sulle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Sulla successiva stagione di stragi nel ’93 dice: “Dietro quelle vicende si intravedeva, se non una strategia unitaria che riconducesse ad apparati dello Stato, un intreccio di interessi che si sovrapponevano, mettendo a rischio la saldezza democratica del Paese. Un pericolo che denunciai agli italiani, con quel messaggio televisivo di cui i giornali di solito tramandano solo la frase del ‘non ci sto'”.
“Esprimevo ciò che stavo vivendo in prima persona, dopo aver assistito a dei veri e propri atti di guerra (le bombe mafiose) e dopo aver colto da certi ambienti (contigui alla politica, ma non solo) diversi segnali di intimidazione. A chi insiste sulla faccenda della trattativa e del famoso ‘papello’ sul quale Riina avrebbe scritto le condizioni di Cosa Nostra, l’unica risposta possibile dev’essere di assoluta cautela, per non intossicarci tutti. Anche se non si puo’ mai escludere che ci possano essere state persone, nell’amministrazione dello Stato, che abbiano tradito i loro doveri. Come non si può escludere che anche un criminale dica a volte una verita’”.
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