PALERMO – “La strage di via D’Amelio ha impresso un segno indelebile nella storia italiana. La morte di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta – Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina – voluta dalla mafia per piegare le istituzioni democratiche, a meno di due mesi dall’attentato di Capaci, intendeva proseguire, in modo eversivo, il disegno della intimidazione e della paura. La democrazia è stata più forte. Gli assassini e i loro mandanti sono stati sconfitti e condannati. In questo giorno di memoria, la commozione per le vite crudelmente spezzate e la vicinanza ai familiari delle vittime restano intense come trentatré anni or sono. Il senso di riconoscenza verso quei servitori dello Stato che, con dedizione e sacrificio hanno combattuto il cancro mafioso, difendendo libertà e legalità, consentendo alla società di reagire, è imperituro”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
“Le vite di Paolo Borsellino e di Giovanni Falcone sono testimonianza e simbolo della dedizione dei magistrati alla causa della giustizia. Borsellino non si tirò indietro dal proprio lavoro dopo la strage di Capaci. Continuò ad andare avanti. Onorare la sua memoria vuol dire seguire la sua lezione di dignità e legalità e far sì che il suo messaggio raggiunga le generazioni più giovani”, conclude il capo dello Stato.
Meloni: “Borsellino ha sacrificato la sua via per la verità”
“Oggi, a 33 anni dalla strage di via D’Amelio, ricordiamo Paolo Borsellino, un uomo che ha sacrificato la sua vita per la verità, per la giustizia, per l’Italia“, è il messaggio scritto dalla premier Giorgia Meloni sui propri canali social.
“Il suo esempio continua a vivere in chi ogni giorno, spesso lontano dai riflettori, combatte per un’Italia più giusta, libera dalle mafie, dal malaffare, dalla paura. Non c’è libertà senza giustizia, non c’è Stato senza legalità. Ai tanti magistrati, forze dell’ordine e servitori dello Stato che hanno scelto il coraggio, anche a costo della vita, dobbiamo gratitudine e rispetto. Hanno tracciato una strada che non può essere dimenticata. Quel testimone è ancora saldo. E lo porteremo avanti ogni giorno, con rispetto, con determinazione, con amore per la nostra Nazione. In ricordo di Paolo Borsellino e di chi non ha mai chinato la testa.
La Russa (FdI): “Ferita nella memoria collettiva”
“Trentatré anni fa, in via D’Amelio, la mafia colpiva al cuore dello Stato, spezzando la vita di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Via D’Amelio resta ancora oggi una ferita aperta nella memoria collettiva ma rimane anche il luogo simbolico in cui si rinnova la volontà di non arrendersi mai di fronte al crimine e all’indifferenza”. Così sui social il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
“Il sacrificio di Paolo Borsellino e dei suoi agenti continua a interrogarci chiedendoci coerenza, coraggio e responsabilità perché la memoria non può essere un gesto rituale ma deve tradursi ogni giorno in impegno concreto, per una Nazione più giusta, libera e fedele ai valori della legalità”, conclude La Russa.
Schifani: “La verità non può essere rinviata”
“A trentatré anni dalla strage di via D’Amelio, la Sicilia rende omaggio a Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta – Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina – caduti per difendere lo Stato e la legalità“, lo dichiara il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, che stamattina alla Caserma Lungaro a Palermo, insieme al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e al capo della Polizia Vittorio Pisani, ha deposto una corona d’alloro in memoria dei caduti del 19 luglio 1992.
“Il loro sacrificio ci impone di non fermarci. La verità su quella strage non può più essere rinviata. È un dovere morale e istituzionale che lo Stato deve assolvere fino in fondo. Come presidente della Regione rinnovo l’impegno a sostenere ogni passo verso la piena verità, per rispetto delle vittime e per dare giustizia a un’intera comunità che chiede chiarezza, memoria e coraggio”.
Caruso (Fi): “Dare la verità alle famiglie e al Paese”
“Oggi ricordiamo il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta che persero la vita il 19 luglio 1992: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina”: Lo dice Marcello Caruso, segretario regionale di Forza Italia Sicilia.
“Il loro sacrificio non è stato vano. Ha portato ad un risveglio delle coscienze e ad un vigoroso impegno dello Stato, testimoniato dai tanti successi nella lotta ai clan: dall’arresto dei capi di Cosa Nostra alle migliaia di confische di beni mafiosi che hanno restituito risorse ai territori” aggiunge.
“Tuttavia manca ancora una parola ‘fine’ alla vicenda giudiziaria che chiarisca e sanzioni le responsabilità – continua – di quella terribile strage che ha segnato un punto di svolta nella storia d’Italia. È necessario fare piena luce sulla verità. Lo dobbiamo prima di tutto alle famiglie dei caduti, ma lo dobbiamo alla storia del nostro Paese. Tutta Forza Italia ribadisce il proprio impegno nella battaglia contro le cosche, nel solco tracciato da Silvio Berlusconi. Continueremo a sostenere con determinazione tutte le iniziative volte a contrastare la criminalità organizzata per costruire una Sicilia e un’Italia più libere”.
Faraone: “Dolore ancora vivo”
“Come ogni anno, anche oggi sono in via D’Amelio, alle 16:58 un minuto di silenzio. Per ricordare Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Per onorare il loro sacrificio, il loro coraggio”.
Lo scrive sui social il deputato di Italia Viva Davide Faraone, vicepresidente del partito. “Sono passati 33 anni, ma quel dolore è ancora vivo. E la verità, quella verità che meritiamo tutti, è ancora lontana. Ma non smetteremo mai di pretenderla”, aggiunge.
Crosetto: “Ricordo più vivo che mai”
“A 33 anni dalla strage di Via D’Amelio, il ricordo del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta – Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina – è più vivo che mai. Quel barbaro attentato rappresenta una ferita tra le più profonde della nostra storia repubblicana. Ci inchiniamo davanti al loro esempio, a quello di tutte le donne e gli uomini che sono caduti per servire i più alti ideali di giustizia e di fedeltà alle Istituzioni. La loro eredità è un patrimonio civile e morale che alimenta i valori della nostra convivenza e che ogni servitore dello Stato è chiamato a custodire e valorizzare. Onorare il loro sacrificio con il nostro agire quotidiano è un dovere verso il Paese”. Così sui social il ministro della Difesa, Guido Crosetto.
Anci Sicilia: “Giornata che ha segnato la coscienza civile del Paese”
“A 33 anni dalla strage di Via d’Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta – Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina – l’Anci Sicilia si unisce al dolore e al ricordo, riaffermando con forza il valore della memoria come fondamento della legalità e ricordando che ancora oggi su quella strage non è stata raggiunta nè verità tantomeno giustizia”.
“Quella domenica di luglio del 1992 ha segnato per sempre la coscienza civile del nostro Paese – dichiara Paolo Amenta, presidente di Anci Sicilia – e ci ha consegnato una responsabilità: non smettere mai di ricordare e di agire affinché le istituzioni siano presidio costante di giustizia, trasparenza e coraggio. La lezione di Borsellino vive ogni giorno nel lavoro dei sindaci siciliani, che in prima linea affrontano le difficoltà dei territori, spesso con mezzi limitati ma con profonda dedizione allo Stato e alla legalità”.
“La memoria non può essere soltanto cerimonia, ma deve tradursi in azione, soprattutto nell’educazione delle nuove generazioni -aggiunge Mario Emanuele Alvano, segretario generale di Anci Sicilia -. È nostro compito, come rappresentanti delle autonomie locali, promuovere percorsi concreti di cittadinanza attiva, di lotta alla corruzione e di contrasto alla cultura mafiosa. Ogni amministrazione comunale può e deve essere un presidio educativo e istituzionale, capace di tramandare i valori per cui Paolo Borsellino ha dato la vita”.
Cracolici (Pd): “Data scolpita nella memoria”
“A 33 anni dalla strage di via D’Amelio abbiamo ancora bisogno di verità. Lo dobbiamo a Paolo Borsellino, a Giovanni Falcone e agli agenti di scorta che hanno reso il loro impegno contro la mafia patrimonio comune dei siciliani perbene”, a dichiararlo è il presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, in occasione del 33esimo anniversario della strage di via D’Amelio in cui furono assassinati il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina.
“Le date del 23 maggio e del 19 luglio sono scolpite nella nostra memoria, perché ci hanno costretti a prendere atto di una realtà che c’era, ma che tanti di noi non volevano vedere. Oggi dobbiamo vincere la lotta contro gli indifferenti, che con il loro consenso silenzioso hanno permesso alla mafia di essere un potere. Per farlo, dobbiamo avere la capacità di leggere il presente e capire come agisce oggi cosa nostra”.
M5s: “In Commissione Antimafia gravissime forzature”
“Purtroppo a 33 anni di distanza dalla Strage che uccise Paolo Borsellino e gli agenti della scorta lo sforzo più importante da compiere è ancora quello per l’accertamento della verità, per scoprire i nomi di tutti coloro che volevano la morte del giudice palermitano, dei mandanti occulti, dei complici, anche quelli nascosti nelle istituzioni. Anni di depistaggi e resistenze ai massimi livelli hanno impedito di raggiungere questo obiettivo ma il lavoro costante di persone libere e valorose ha permesso anche di raccogliere tanti riscontri e elementi da cui oggi si dovrebbe partire per arrivare alla piena verità. Non è quello che sta facendo la Commissione Parlamentare Antimafia, il luogo istituzionale più adatto a svolgere questo lavoro di ricostruzione storica che deve affiancarsi alla necessaria azione della magistratura”. Lo affermano in una nota gli esponenti del M5S nelle commissioni Giustizia e nella commissione bicamerale Antimafia.
“Quello che sta accadendo nella Commissione non sono solo gravissime forzature politiche messe in atto dalla maggioranza, si sta addirittura cercando di scrivere per sempre una verità di comodo, semplicistica e tremendamente carente per spiegare la Strage di via D’Amelio, con il condizionamento esterno di personaggi come il generale Mori, che evidentemente ha interesse a che si scriva quella e solo quella presunta verità. Una commissione libera e seria dovrebbe seguire tutte le ipotesi, si indaghi pure sulla pista mafia-appalti tanto cara ad alcuni, noi abbiamo già evidenziato la mole impressionante di contraddizioni e bugie collezionate da chi spinge per quella strada. Ma è inaccettabile che non si possa muovere un solo un dito su altre piste, nonostante gli elementi contenuti in atti giudiziari siano tanti e di altissimo valore, tutti messi insieme nella documentazione messa a disposizione dal M5S. La commissione è sotto sequestro politico. L’arroganza, la prepotenza e la violenza istituzionale con cui siamo regolarmente aggrediti, fino all’invenzione di una legge indecente fatta per buttare fuori dalla commissione due esponenti 5 stelle, dimostrano che ha diritto di parlare e agire solo chi è allineato con il potere. Come denuncia Salvatore Borsellino, il depistaggio è ancora tra noi. Noi andremo avanti contro ogni tentativo di riscrivere la storia, in nome e in memoria di Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e di tutti i modelli di coraggio e determinazione contro le mafie”, concludono.
Russo (FdI): “Data incisa nella memoria, combattere la mafia ogni giorno”
“Il 19 luglio 1992 è una data incisa nella coscienza civile e democratica del nostro Paese. In via D’Amelio vennero uccisi, per mano mafiosa, il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli e Walter Eddie Cosina. A distanza di oltre trent’anni, il ricordo di quel tragico attentato mafioso non è solo un dovere della memoria, ma un richiamo alla responsabilità politica e istituzionale”, a dichiararlo è Raoul Russo, senatore di Fratelli d’Italia e componente della commissione Antimafia.
“Paolo Borsellino ha incarnato il senso più profondo del dovere, servire lo Stato con integrità, anche a costo della vita. Anche per questo, ma non solo, la commissione antimafia è al lavoro per la ricerca della verità storica e senza questa difficilmente faremo pace con la storia. Non basta commemorare, serve agire e combattere giornalmente la mafia che, grazie al duro lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, viene sempre più isolata”, conclude il senatore Russo.
Lollobrigida: “Un faro nell’anima della nazione”
“Il 19 luglio 1992, con un vile attentato in via D’Amelio, la mafia uccise Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta. Non il suo esempio, né il suo coraggio. La sua onestà, l’amore per l’Italia e la forza delle sue idee vivono ancora in chi, ogni giorno, sceglie di difendere la giustizia e la legalità contro ogni mafia”. Lo scrive su Facebook il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, aggiungendo che nonostante siano passati 33 anni da quel giorno, “il suo sacrificio resta un faro nell’anima della Nazione. Non dimenticheremo mai”.
Urso: “Il suo assassinio segnò la nostra generazione”
“Trentatré anni fa, l’assassinio di Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta, segnò la nostra generazione, che si riconosceva pienamente nella sua azione di integerrimo servitore dello Stato, sino a indicarlo quale candidato alla suprema carica della Repubblica. Per me, a quel tempo giornalista e militante politico, era un esempio di vita; per tutti, oggi, è un eroe nel Pantheon della Patria. Nel suo nome, in quello di Giovanni Falcone e di tutte le altre vittime della mafia, si rinnova ogni giorno il nostro impegno nella lotta contro ogni forma di criminalità organizzata e, per quanto mi riguarda, anche l’impegno a fare crescere la nostra Sicilia, libera da ogni condizionamento”. Così sui social il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
Zangrillo: “Ricordare significa farsi carico di una promessa”
“Ricordare significa farsi carico di una promessa: che il sacrificio del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta non sia stato vano. A 33 anni dalla strage di via D’Amelio, quelle immagini restano ancora vive in ognuno di noi. Non smetteremo mai di conservarle, sono una spinta potente: ci ricordano ogni giorno che non si può fermare la lotta per la giustizia e contro ogni forma di criminalità”. Lo scrive sui social Paolo Zangrillo, ministro per la Pubblica amministrazione.
Valditara: “Rinnoviamo il nostro impegno a costruire una scuola che sia presidio di legalità”
“‘Se i giovani oggi cominciano a crescere e a diventare adulti, non trovando naturale dare alla mafia questo consenso, non sarà possibile per le organizzazioni mafiose trovare quel consenso che purtroppo la mia generazione diede’. Queste parole di Paolo Borsellino sono state proposte come traccia in occasione della maturità di quest’anno. Nel 33° anniversario della strage di Via D’Amelio, rinnoviamo il nostro impegno a costruire una scuola che sia presidio di legalità, ricordo e onore a tutte le vittime della criminalità organizzata. Abbiamo dato ampio spazio alla legalità nelle nuove linee guida per l’Educazione civica perché crediamo nella formazione come strumento essenziale nella lotta alla criminalità organizzata. Come ci ha insegnato Borsellino, la mafia si sconfigge innanzitutto negandole il consenso. E questa battaglia culturale incomincia dai banchi di scuola”. Così sui social il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.
Borghi (IV): “Essenziale ricordare questo drammatico episodio”
“Trentatré anni fa, a Palermo, la mafia uccideva il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta:
Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina”. Lo scrive sui social il senatore Enrico Borghi, vicepresidente di Italia Viva. “Ricordare questo drammatico episodio della nostra Storia repubblicana è essenziale sia per ringraziare e fare memoria di chi opero’ per il contrasto alla violenza e alla illegalità mafiosa, sia per per ribadire l’esigenza che quei valori e quell’impegno non vengano mai meno”, conclude.
Ronzulli (FI): “Uomo coraggioso”
“Oggi ricordiamo con commozione il sacrificio del giudice Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta. Rendiamo omaggio a un uomo coraggioso, che ha sacrificato la propria vita per difendere la legalità e la giustizia nel nostro Paese. A 33 anni dalla strage di via D’Amelio, il suo esempio resta un faro per tutti noi. La mafia non è un ricordo del passato, ma una minaccia ancora presente, insidiosa e mutevole. Proprio per questo non possiamo e non dobbiamo abbassare la guardia. La lotta alla criminalità organizzata deve continuare con determinazione, attraverso il sostegno a magistrati, forze dell’ordine e tutti coloro che ogni giorno si impegnano per difendere la legalità. Il sacrificio di Borsellino e della sua scorta non deve essere vano. Onorarlo significa agire, ricordare, educare le nuove generazioni al valore della legalità. Solo così potremo costruire un’Italia libera dalle mafie”. Così, la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli.
Renzi (Iv): “Ricordo ancora il momento in cui seppi dell’attentato”
“Appartengo alla generazione di chi ha vissuto il 1992 come un anno di dolore e di svolta. La Piovra quell’anno si prese i figli migliori della Sicilia. E il 19 luglio uccise Paolo Borsellino e i ragazzi (e la ragazza, Emanuela) della sua scorta. Avevo 17 anni e ricordo precisamente il momento in cui seppi la notizia: ero al mare, con gli amici, in Toscana. E ricordo il brivido all’annuncio della notizia via radio. Oggi la mafia non uccide più, fortunatamente e dopo il martirio di Borsellino e di Falcone le istituzioni hanno trovato la forza di reagire e di vincere la guerra. Ma via D’Amelio non può essere consegnata alla storia finché non sarà scritta la verità che i figli di Paolo Borsellino cercano, che i figli di Paolo Borsellino meritano, che l’Italia intera deve sapere”. Così su X il leader di Italia Viva, Matteo Renzi.
“I depistaggi sulla strage del 19 luglio 1992 sono una delle pagine più squallide della storia italiana. A Fiammetta, Manfredi e Lucia un abbraccio particolare in un giorno particolare. Ai più giovani: andate a rileggere quello che Borsellino disse nel mese di giugno del 1992 dopo la marcia organizzata dagli scout e dai giovani di Palermo. Capirete, una volta di più, perché quell’uomo è per la nostra generazione un eroe. E per tutti noi un padre della patria”, conclude Renzi.
Musumeci: “Attentato che ha scosso la coscienza di tanti”
“Oggi l’Italia ricorda il magistrato Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta, uccisi dalla mafia a Palermo il 19 luglio 1992. Un attentato che ha scosso profondamente la coscienza di tanti. Borsellino era un uomo dello Stato, un siciliano profondamente innamorato della sua Isola, convinto che la lotta alla criminalità organizzata fosse non solo un ideale, ma soprattutto un dovere. Per questo lo hanno isolato e lasciato da solo, diventando facile bersaglio. A noi spetta il compito di tenerne viva la memoria. A patto che quello di oggi non sia solo un rito annuale, ma un impegno quotidiano e collettivo”. Lo dichiara il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci.
Varchi (FdI): “La lotta alla mafia non conosce tregua”
“Fiaccole accese nel buio della notte, come simbolo di speranza e di lotta. Da oltre vent’anni considero la fiaccolata del 19 luglio l’appuntamento centrale del mio anno politico. Un impegno che va oltre la memoria: è la determinazione a non fermarsi finché tutte le verità negate non saranno finalmente portate alla luce”. Così Carolina Varchi, capogruppo di FdI in commissione Giustizia e segretario di presidenza della Camera, che sarà presente questa sera alla fiaccolata in memoria di Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta, nel giorno del 33° anniversario della strage di via D’Amelio.
“Grazie al coraggio e alla determinazione dei familiari del giudice Borsellino – prosegue Varchi – che hanno saputo trasformare un dolore immenso in impegno civile, oggi possiamo dire che qualcosa si muove”.
“L’attività di ricostruzione avviata dalla commissione Antimafia e dall’autorità giudiziaria sta finalmente scardinando decenni di depistaggi e silenzi, per fare luce su una delle pagine più buie e vergognose della nostra storia repubblicana. In questo percorso – conclude Varchi – non sono ammessi cedimenti. La lotta alla mafia e a chi l’ha favorita, dentro e fuori lo Stato, non conosce tregua. Lo dobbiamo a Paolo Borsellino, alla sua scorta e a tutti gli italiani che credono nella giustizia”.
De Priamo (FdI): “Non abbassare la guardia”
“Parlare di mafia, come chiedeva Paolo Borsellino, ricordando oggi il sacrificio del giudice antimafia e degli uomini della sua scorta uccisi 33 ani fa dalla mafia. Ma, soprattutto, continuare la lotta a tutte le mafie raccogliendo il testimone che Paolo Borsellino e tutti i giudici e poliziotti morti nella lotta alla mafia ci hanno lasciato. Il ricordo di ogni anniversario di via d’Amelio, di Capaci e delle altre stragi o esecuzioni di mafia, deve essere un monito a non abbassare mai la guardia, a non cedere mai un solo centimetro di terreno nel contrasto alle mafie, e a cercare sempre la verità su chi decise e su chi eseguì quelle condanne a morte. Ricordare ma con la consapevolezza che è nella ricerca della verità e nella sconfitta delle mafie che deve realizzarsi il miglior modo di rendere onore a Borsellino, Falcone e tutte le vittime della mafia”. Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Priamo.
Conte (M5s): “Non ci fermeremo, andremo alla ricerca della verità”
“Se qualcuno pensa di poter scrivere una storia di comodo sulle stragi di mafia da far leggere fra qualche anno ai nostri figli, continuerà a trovare in noi un ostacolo. Non servirà mettere il bavaglio ai campioni dell’antimafia come Scarpinato e De Raho che abbiamo portato in Parlamento e la maggioranza vuole invece cacciare dalle commissioni: non ci fermeranno nel percorso ostinato per la ricerca della verità. È gravissimo che si vogliano ignorare le tracce che sulle stragi del 1992-93 portano a mandanti eccellenti e a esponenti della destra eversiva responsabili delle stragi neofasciste, come Paolo Bellini da poco condannato definitivamente per la strage di Bologna. È gravissimo che alle frasi di circostanza del Governo per la strage del 19 luglio 1992 in via D’Amelio, si accompagnino fatti e scelte disastrose per la lotta a mafie e malaffare come la cancellazione dell’abuso d’ufficio, l’indebolimento dei presidi di legalità e anticorruzione, il farwest dei subappalti, i tagli alle intercettazioni. Trovano e troveranno in noi un muro”. Così sui social il presidente M5S, Giuseppe Conte.
“È questo l’impegno con cui intendiamo onorare ogni giorno la memoria di chi ha sacrificato la vita per noi. È così che continueremo a coltivare la memoria di Paolo Borsellino e degli agenti Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina che hanno pagato con la vita l’impegno contro la mafia, per la verità e la giustizia”, conclude Conte.
Fratoianni (Avs): “La destra fa per 363 giorni l’anno guerra ai magistrati”
“Ormai ci siamo abituati,la destra e questo governo si ricordano della lotta alla mafia due volte all’anno: il 23 maggio e il 19 luglio. Nei restanti 363 giorni sono impegnati notte e giorno nel fare la guerra alla magistratura, a cercare di imbrigliare in tutti i modi le indagini sui rapporti fra criminalità organizzata e mondo della politica e delle Istituzioni”. Lo scrive su X Nicola Fratoianni di Avs. “Per non parlare del continuo taglio di risorse per politiche sociali, culturali e scolastiche- aggiunge il leader di SI – , senza le quali non sarà mai possibile sradicare i fenomeni mafiosi.Siamo stufi delle parole vuote e retoriche”, conclude l’esponente di Avs.
Piccolotti (Avs): “La destra smetta di smantellare la spesa sociale”
“Ogni anno i ministri del Governo Meloni e la destra istituzionale si ricordano della lotta alla mafia per l’anniversario della strage di Capaci e per l’ anniversario della strage di Via D’Amelio. Post sui social, foto d’archivio e frasi di circostanza. Dopodiché assistiamo a un copione diverso: tagli alle risorse per la magistratura, ostacoli alla sua autonomia, delegittimazione continua di chi indaga e di chi cerca verità, giudici come nemico pubblico numero uno di ministri e Governo”.
Lo scrive su Instagram Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi Sinistra. “La vera emergenza sicurezza – continua la deputata di Avs della Commissione Antimafia – non sono i rave, le proteste pacifiche, chi dissente o chi blocca una strada. La vera emergenza si chiama criminalità organizzata, che va contrastata con investimenti concreti per le forze dell’ordine, autonomia piena per i magistrati e una volontà politica chiara. Bonificare l’area grigia in cui politica e criminalità si annusano, stringono patti, si scambiano voti e affari: è questo il primo passo per onorare davvero la memoria di Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, delle loro scorte e di tutte le vittime della mafia. Non basta una traccia al tema della maturità. E poi, non meno importante, la destra la smetta di smantellare la spesa sociale, culturale e scolastica: le mafie si battono non solo con manette e tribunali, ma anche con scuole aperte al pomeriggio, con l’educazione e i diritti garantiti a tutte e tutti i ragazzi, al nord e al sud, al centro e nelle periferie, in città e nelle aree interne. Non bastano corone e commemorazioni. Serve una politica all’altezza del coraggio di chi ha dato la vita – conclude Piccolotti – per la lotta alla mafia”.
Prisco: “Un esempio ancora vivo”
“L’uccisione per mano mafiosa del giudice Paolo Borsellino e di cinque donne e uomini dello Stato, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina, così come quella di Giovanni Falcone e dei tanti servitori dello Stato caduti in quegli anni bui della nostra Italia, mantiene ancora vivo il valore dell’esempio, della dedizione e del senso più profondo dello Stato”: lo dichiara Emanuele Prisco, sottosegretario al Ministero dell’Interno, in occasione dell’anniversario della strage di via D’Amelio. “In un’azione senza sosta che ispira le Istituzioni e chi le serve – afferma Prisco -, non solo si afferma il dovuto senso di riconoscenza dell’Italia perbene, che ha diritto ad avere giustizia e verità, ma si rinnova l’impegno a combattere senza tregua la piaga delle mafie: una stella polare irrinunciabile che ha ispirato e continua a ispirare molte delle azioni adottate per potenziare la legislazione antimafia”.
Galvagno (FdI): “Momento complesso della storia contemporanea”
“La triste stagione delle stragi ha certamente rappresentato il momento più complesso della nostra storia contemporanea, una sensazione di vuoto che tuttavia, con non poca fatica, siamo riusciti a colmare grazie all’azione congiunta di ogni siciliano che si è riconosciuto nelle parole, quindi nell’eredità, di uomini come Paolo Borsellino. La sua memoria, come quella di Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina e di Emanuela Loi – prima agente di Polizia a cadere in servizio – va costantemente alimentata tramandandone sempre il ricordo”. Così il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Galvagno, nel giorno della commemorazione per il 33° anniversario della strage di via D’Amelio.
Di Paola: “Rifiutare qualsiasi forma di illegalità”
l vicepresidente dell’Ars, Nuccio Di Paola, ha partecipato alla commemorazione in memoria del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della scorta, uccisi il 19 luglio 1992 nella strage di via D’Amelio.
“Essere oggi qui – ha detto Di Paola – è un dovere morale verso la storia della nostra terra e verso il futuro delle nuove generazioni. La Sicilia non può e non deve dimenticare il sacrificio di Paolo Borsellino, di Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. La loro testimonianza continua a guidarci nel cammino quotidiano contro ogni forma di criminalità organizzata. Commovente la proiezione di Fabio, episodio del docufilm I ragazzi delle scorte, dedicato a Vincenzo Fabio Li Muli, il più giovane tra gli agenti uccisi il 19 luglio 1992. Si tratta a mio avviso di un prezioso strumento di divulgazione della verità. Auspico che stasera possa essere visto in televisione da quanti più italiani possibile”.
“La mafia – ha proseguito – non si combatte solo nelle aule dei tribunali, ma anche attraverso l’educazione civica, il rifiuto di qualsiasi forma di illegalità, di favoritismo, di prevaricazione e con la presenza dello Stato nei territori. Come Assemblea regionale siciliana, continueremo a sostenere ogni iniziativa che rafforzi il senso di giustizia, il rispetto delle regole e la fiducia nelle istituzioni”, ha concluso il vicepresidente dell’Ars.
Asael: “Dovere di ricordare”
“Il dovere di ricordare il sacrificio del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta ci impone di continuare a lottare per contribuire a creare, con i nostri comportamenti quotidiani, istituzioni sempre più efficienti ed una società permeata da rispetto dei diritti dei cittadini. In questo senso gli enti locali ed i loro amministratori debbono sentirsi colonne portanti di uno Stato democratico sempre pronto a realizzare gli obiettivi di legalità e di trasparenza al servizio dei cittadini”. Lo dice Matteo Cocchiara, presidente dell’Asael, l’Associazione siciliana amministratori enti locali, a commento delle commemorazioni della strage di via D’Amelio, a Palermo.

