Qualcosa bolle in pentola. Tra fine agosto e inizio settembre, si parlerà davvero di rimpasto. Si tratta di argomenti importanti che interessano la sorte e le aspettative dei siciliani. Lo scrupoloso cronista che fa? Quello che deve fare. Un paio di telefonate per capire, sondare, ricostruire. Telefonate ai big, naturalmente. A coloro che ascoltano, che stanno al gioco democratico, per poi riunirsi in una stanza e decidere in solitudine. Risultati sconfortanti. Cracolici sta male (auguri), Romano non parla, Miccichè non ha niente da dire, nemmeno sul blog, Lupo ha il telefonino spento. E’ evidente che eserciti e salmerie sono in marcia verso una direzione precisa, è chiaro che si tratta di un mutismo tattico. Non vogliono rivelare le mosse. Ma è altrettanto vero che si potrebbe dare una indicazione di massima, senza svelare segreti e trame, in ossequio all’intelligenza media del pubblico.
Questo silenzio, questo “non avere niente da dire” in un momento in cui ci sarebbe da dire tutto, è una pesante mancanza di rispetto. Nei confronti della stampa – e sai chi se ne frega, siamo abituati – nei confronti dei cittadini e dei lettori che avrebbero il diritto di non brancolare nel buio, in una congiuntura tanto delicata. Invece niente, sssst. Come se in basso ci fossero sudditi e non persone che rivendicano in coscienza di sapere come stanno i fatti. Silenzio, zitti tutti. Allineati e coperti alla faccia della trasparenza, sulla linea dell’omertà.