MASCALI. Diventa definitiva la sentenza di condanna a 14 anni e 4 mesi di reclusione per Giuseppe Caruso, il pensionato di Mascali che cinque anni fa sparò e uccise, all’interno del proprio fondo agricolo di Puntalazzo, il 26enne Roberto Grasso. Ieri i giudici della Suprema Corte hanno confermato la sentenza pronunciata dalla Corte di Assise d’Appello di Catania, presieduta da Dorotea Quartararo, annullandola limitatamente alla quantificazione del risarcimento. Il danno economico era stato così quantificato: 326mila euro per il figlio minore della vittima, 120mila euro per il padre e 50mila euro ciascuno per i fratelli. Rinviata la decisione alla Corte di Appello civile di Catania.
LE REAZIONI. Preannuncia nuove importanti azioni l’avvocato Giuseppe Lipera, difensore di fiducia di Giuseppe Caruso. “E’ una sentenza che a me personalmente lascia sbigottito – commenta il legale – Ci sono ancora strade che vanno percorse. Le annuncerò lunedì nel corso di una conferenza stampa”. Accolta invece con soddisfazione la sentenza dai tre legali di parte civile Lucia Spicuzza, Claudio Grassi e Giuseppe Di Mauro. “Ho sempre creduto fin dalle prime battute all’assoluta assenza dei presupposti per invocare la legittima difesa – spiega Lucia Spicuzza – Circostanza esclusa anche dal procuratore generale che ha chiesto il rigetto del ricorso in Cassazione. Mi dispiace che si sia provato ancora una volta a dipingere Roberto Grasso come un rapinatore e come un violento, quando invece l’unica violenza l’ha subita lui da parte del Caruso. L’aspetto civilistico è naturalmente secondario – conclude l’avvocato Spicuzza – tuttavia trova già fondamento nell’assoluta responsabilità penale”.
“La nostra tesi è stata confermata anche in Cassazione – commenta Claudio Grassi – I giudici hanno riconosciuto l’omicidio volontario escludendo la legittima difesa. Nulla potrà riportare in vita Roberto Grasso ma almeno è stata fatta giustizia”. Sulla stessa linea anche il difensore Giuseppe Di Mauro. “Abbiamo avuto la conferma di ciò che abbiamo sempre sostenuto – dichiara il legale – Nulla potrà compensare la morte di un ragazzo, ma è importante che sia stata fatta giustizia. Il ricorso è stato totalmente rigettato. L’aspetto civilistico poco intacca il risultato”.
L’OMICIDIO. E’ il 26 aprile del 2013 quando, alle prime luci dell’alba, giunge in gravissime condizioni all’ospedale Cannizzaro di Catania il 26enne Roberto Grasso. Muore poco dopo al nosocomio per uno shock emorragico. Viene arrestato per omicidio volontario Giuseppe Caruso, proprietario del terreno in cui si è consumata la tragedia. L’uomo, che lo ha colpito con quattro colpi di pistola calibro 7,65, racconta di essersi difeso dall’aggressione subita dal giovane, introdottosi all’interno del proprio appezzamento per rubare. Ma per l’accusa l’uomo si sarebbe appostato per vendicarsi dei numerosi furti subiti.