CATANIA – Un lungo applauso ha sottolineato la frase di Rosario Fiorello, visibilmente emozionato dopo aver ricevuto dalle mani del sindaco di Catania Enzo Bianco – alla presenza dell’arcivescovo monsignor Salvatore Gristina in una corte di Palazzo degli elefanti gremita di giornalisti e cittadini – quella Candelora d’oro che, giunta alla ventunesima edizione, rappresenta la massima onoreficenza cittadina. “Se a mia madre – ha detto il popolare show man – avessi annunciato che stavo per volare a Los Angeles perché avevo vinto l’Oscar non si sarebbe impressionata più di tanto. Ma quando le ho detto che stavo per ricevere la massima onoreficenza catanese, ha esultato. Credo si sia anche costruita una piccola luminaria di Sant’Agata nel salotto”.
Fiorello, visibilmente emozionato, ha dedicato il premio al padre, che, ha detto “Se stasera fosse stato qui con noi sarebbe stato l’uomo più felice del mondo”. Prima della consegna del riconoscimento, Bianco aveva tratteggiato la figura di Rosario Fiorello, ricordando come il critico Aldo Grasso lo avesse consacrato come il nostro più grande show man e definendolo “simbolo della Sicilia migliore, quella attiva, ironica, semplice, elegante”. Ma soprattutto “campione di liscìa catanese, termine difficilmente traducibile, ma che rappresenta l’esaltazione dell’ironia e dell’autoironia”.
Fiorello ha poi parlato, anche stimolato dalle domande dei giornalisti in una conferenza stampa-spettacolo svoltasi nella Sala Giunta di Palazzo degli elefanti, del suo rapporto con Catania. “Per un ragazzo che viveva ad Augusta – ha detto – Catania era il miraggio, il sogno, la metropoli. Non avevamo in testa Milano, ma Catania. Con quella via Etnea così spettacolare, con quella Festa di Sant’Agata che per noi allora era soprattutto calia e simenza (ceci abbrustoliti e bruscolini), fuochi d’artificio e palloncini gonfi d’elio. Oggi invece sono tutti lì con i telefonini a fare selfie. E comunque a Catania ci sono nato, come ho detto mi ha dato la vita. Per un anno decisi anche di studiare qui: ogni mattina alle sette prendevo il pullman ad Augusta, alle otto ero a Catania, e dieci minuti dopo, puntualissimo, ero in sala biliardo. A Catania poi c’era mia zia Mela che faceva la bidella nel Liceo Musicale Vincenzo Bellini. E io non vedevo l’ora di venirla a trovare non tanto per amore della musica, perché c’erano delle bellissime studentesse di violino”.
Fiorello ha salutato i Catanesi dando loro appuntamento al Festival di Sanremo (“Prima serata, ma cu m’u fici fari!”). Dopo la consegna il sindaco Bianco e l’arcivescovo Gristina hanno rinnovato il rito dell’accensione della lampada votiva in onore di Sant’Agata che dà inizio ai festeggiamenti. Subito dopo, in piazza Duomo, c’è stato il tradizionale l’omaggio floreale alla Patrona da parte dei Vigili del Fuoco. E’ seguito un applaudito spettacolo con video proiezione sulla facciata di Palazzo dei Chierici a cura di Fabrizio Villa, e con gli splendidi fuochi barocchi di Vaccalluzzo. Al termine è stato dato il via alla Notte dei Musei e del Commercio, con i luoghi della cultura e i negozi del centro storico aperti.
La motivazione: Rosario Tindaro Fiorello, nato a Ognina, davanti al mare e con l’Etna alle spalle, incarna l’intraprendenza, l’ironia – e l’autoironia – del Catanese, del Siciliano che riesce a esaltare le proprie naturali doti fino a raggiungere l’eccellenza. Dell’Italiano che, privo di timori reverenziali, è capace di confrontarsi, alla pari, con autentici mostri sacri, in questo caso dello spettacolo internazionale. Considerato lo showman più completo della storia della nostra televisione per la sua innata simpatia, la battuta fulminante, la capacità di cantare, ballare, imitare, inventare personaggi, Fiorello è l’alfiere di un’Italia che sa scommettersi e non si arrende mai. E anche quando si monta la testa e cade, è capace di combattere i propri demoni e rialzarsi, con il sorriso sulle labbra e una leggerezza che moltiplica la determinazione. In anni a volte cupi d’oppressione tecnologica Saro Fiorello è uno spensierato campione d’allegria, sempre disponibile a iniziative di solidarietà, con un grande senso della famiglia e delle radici, capace di offrire della nostra terra un’immagine affettuosa, limpida, profondamente umana.