BELPASSO – La querelle sulla realizzazione del centro commerciale e logistico di contrada Peschiera arriva a un punto fermo. Stavolta, a favore dell’amministrazione belpassese guidata dal sindaco Carlo Caputo, che segna una vittoria (parziale) dinanzi al Cga. L’atteso verdetto è infatti arrivato. Di poche ore è la pubblicazione della sentenza, la n. 251 del 29 maggio, con cui i giudici amministrativi hanno dato pienamente ragione al Comune di Belpasso in relazione al diniego del rinnovo della concessione quinquennale posto nel 2013 alla Parco Mediterraneo. Quest’ultima è la società proprietaria degli oltre 60 ettari di agrumeto dove dovrebbe sorgere il polo. Per il primo cittadino, non sarebbero mai sussistite le condizioni giuridiche per rilasciare una proroga, atteso inoltre che la società non aveva dato seguito all’inizio dei lavori. La variante urbanistica (scaduta) in questione era stata approvata nel lontano 2008 sotto la sindacatura dell’ex sindaco Alfio Papale, e di fatto trasformava la destinazione d’uso dei terreni da agricola a industriale.
Il gruppo costruttore poco dopo aver incassato il no in Consiglio ricorre al Tar, che gli dà ragione. A questo punto il sindaco Carlo Caputo, da anni sul piede di guerra contro l’eventualità di far sorgere il centro in un’area originariamente agricola, si oppone al ricorso, appellandosi al giudizio del Cga.
A riguardo i giudici amministrativi hanno stabilito che la prorogabilità dei termini di ultimazione dei lavori non sia applicabile per legge. “Le appellanti, (cioè il Comune) – si legge nella sentenza del 29 maggio – dopo essersi richiamate alla competenza legislativa esclusiva che lo Statuto della Regione Siciliana assegna alla Regione stessa sulla materia urbanistica (art. 14, lett. f)), hanno invero dedotto che il legislatore regionale non aveva mai recepito la menzionata norma statale di cui all’art. 30, comma 3 bis, d.l. cit., riguardante i termini previsti dalla convenzioni urbanistiche, la quale in Sicilia non era pertanto mai entrata in vigore”. Su questo punto, dunque, il Cga ribalta la sentenza del ricorso vinto al Tar dalla Parco Mediterraneo, nel 18 gennaio 2016.
La società richiamava infatti l’articolo 30, comma 3 bis, del decreto legge 69/2013, norma che disciplina il sistema di proroga per i permessi edilizi già rilasciati. Si tratta di una legge – come scritto dai giudici – mai recepita dalla Regione siciliana e per questo non applicabile. Secondo la convenzione stipulata nel 2008 fra società Parco Mediterraneo e Comune di Belpasso il gruppo costruttore doveva, inoltre, provvedere al completamento dell’opera entro i cinque anni. Ma quest’ultimo non ha mai dato però seguito ai lavori, adducendo come causa del mancato rispetto dei termini di scadenza una crisi economica. Fino adesso nei terreni, sarebbe solo stato sradicato l’aranceto.
A sorpresa inoltre la Parco Mediterraneo pochi mesi fa, nell’ottobre del 2016, aveva accolto le istanze autorizzative proposte da una società svizzera, la Nexxus Energy, per la realizzazione di un inceneritore proprio in quei terreni, abbandonando così il progetto del centro logistico. Ma anche questa ipotesi è stata bocciata dall’amministrazione comunale di Belpasso.
E più che soddisfatto dell’esito appare il sindaco Carlo Caputo. “Avevamo ragione – esordisce – si conclude la vicenda di quella che fin dall’inizio ho sempre visto come una semplice speculazione immobiliare – dichiara – lo dimostra ampiamente che da centro logistico a centro commerciale per poi passare ad un termovalorizzatore, nessuna idea d’impresa, ma solo una società interessata a comprare un terreno agricolo per poi rivenderlo industriale; Appena qualche settimana fa in una intervista l’ex sindaco oggi onorevole Papale criticava questa amministrazione perchè aveva revocato una delibera che a suo dire riqualificava una vasta area da servire a centro logico e ci accusava di follia, oggi pare che i folli siano anche dei magistrati che ci hanno dato ragione”, conclude Caputo.
Ma la partita non può dirsi ancora del tutto chiusa. La sentenza non è infatti definitiva. Da un’altra angolatura, il verdetto sembrerebbe lasciare uno spiraglio al gruppo costruttore. I giudici intanto hanno chiesto al Comune di fornire “chiarimenti” in relazione alle istanze di proroga presentate all’amministrazione dalla società. Lo scopo del Cga è quello di capire se sia formato il silenzio assenzio sulla richiesta di prolungamento dei termini. Il giudizio, dunque, continua.