CATANIA – “Abbiamo scritto questo libro perché volevamo rendere pubbliche storie vissute per anni nel silenzio delle mura domestiche, perché siamo convinte del valore liberatorio della parola”. Così Roberta Fuschi, autrice insieme alla giornalista Patrizia Maltese del libro Violenza degenere, (editore Villaggio Maori) all’incontro – dibattito sul tema degli abusi alle donne che si è svolto sabato pomeriggio a Catania, in via Umberto 255. Le storie raccontate dalle due giornaliste sono state solo lo spunto per affrontare la delicata tematica della violenza che si consuma dentro le mura domestiche. Il testo è un esortazione alla denuncia, al coraggio di andare oltre ai retaggi di una cultura ancora patriarcale. Una cultura che parla di una donna che deve sottostare alle direttive dell’uomo. Un libro che sprona ad amare se stesse, come donne, madri e amanti. Violenza degenere parla delle tante donne che ce l’hanno fatta, con tanta fatica. Racconta le tante esperienze delle donne che si sono rivolte al centro antiviolenza Thamaia. Stalking, pestaggi, violenza sessuale e psicologica: ogni forma di abuso trova spazio nelle interviste raccolte da Roberta e Patrizia.
“Vogliamo rendere giustizia – spiega ancora la giornalista Roberta Fuschi – a tutte le donne che non sono state credute o, al contrario, paradossalmente sono state trasformate in carnefici e isolate dalle loro famiglie d’origine e dalle loro comunità di riferimento. Il libro vuole anche sottolineare l’importanza dei centri antiviolenza e rendere omaggio a quello catanese, Thamaia, che svolge un lavoro necessario e purtroppo reso difficile dall’assenza di continuità nei finanziamenti. Bisogna costruire ponti tra le istituzioni e i centri antiviolenza per approntare soluzioni razionali ed efficaci”.
Al dibattito ha partecipato anche il deputato catanese Giuseppe Berretta. “Sulla violenza di genere abbiamo vissuto un lungo periodo di afasia: – ha spiegato – di questi temi non si parlava e non si doveva parlare, nella società come nelle famiglie. Nel libro “Violenza degenere” di Roberta Fuschi e Patrizia Maltese, che ringrazio entrambe e di cui ho molto apprezzato il lavoro, si parla anche di stalking sociale, del gruppo, della famiglia che spesso non ascolta o si oppone alla volontà delle donne di liberarsi dall’uomo violento. Sicuramente ancora c’è tanto da fare per aiutare le donne vittime di violenza fisica e psicologica, – ha affermato – ma sono convinto che il percorso che abbiamo intrapreso approvando, con un emendamento mio e di Fabrizia Giuliani nella scorsa Legge di stabilità, il Codice Rosa nei Pronto Soccorso sia quello giusto. Perché è un percorso che mette insieme centri antiviolenza (come Thamaia di cui si parla nel libro), Procure, forze dell’ordine, psicologi dell’Asp, servizi sociali. Enti e istituzioni che collaborano per dare pronta assistenza alle donne, per aiutarle nella scelta decisiva: troncare un rapporto perverso che rischia di distruggere tutte le persone coinvolte”.
Un forte contributo al dibattito è stato dato anche da Viola Sorbello, avvocato che si occupa da tempo anche di violenza di genere, Anna Argento, assessore alle Pari Opportunità del Comune di Sant’Agata Li Battiati, e Giovanna Scalia, assessore Cultura e Pari Opportunità di San Giovanni La Punta.