CATANIA. L’arco di tempo è limitatissimo: tre mesi. E’ racchiuso in novanta giorni, in pratica l’arco della stagione estiva, la possibilità di rimettere in sesto o meno il glorioso ma disastrato Teatro Stabile di Catania. Per il commissario fresco di nomina, Giorgio Pace, l’impresa non sarà ovviamente una passeggiata di salute. Un mandato, quello per l’attuale Direttore dell’orchestra sinfonica siciliana, che ha quattro direttrici essenziali dalle quali ripartire o, nella malaugurata ipotesi, gettare la spugna. Eccole:
Primo: verificare la effettiva possibilità di un risanamento economico. Da pagare ci sono pendenze nei confronti della Serit e dell’Inps: oltre, ovviamente, ai debiti da saldare nei confronti di fornitori e attori.
Secondo: verificare l’attuale pianta organica. Occorre verificare, nel rapporto costo/ricavi, con quanti dipendenti il Teatro può continuare ad andare a avanti e sopravvivere.
Terzo: procedere alla modifica dello Statuto. Occorre separare una volta per tutte le figure di direttore artistico e direttore amministrativo: cosa che al momento finisce troppo spesso col coincidere.
Quarto: verificare se si possa nominare un nuovo direttore artistico. Altro passaggio essenziale, quest’ultimo, per il rilancio dello Stabile.
“Sono stato costretto a nominare un commissario. E l’ho fatto con profonda amarezza – spiega l’assessore regionale Anthony Barbagallo -. C’era una fase di stallo che avevo provato a sbloccare: ma, niente. Ora, tentiamo di recuperare un Teatro che costituisce una nostra eccellenza”.