CATANIA. “L’entità delle pene nella sentenza di primo grado evidenzia la gravità sociale dei reati contestati”. Lo afferma il rettore di Catania, Giacomo Pignataro, sulla sentenza che ha condannato i due impiegati dell’ateneo, accusati di aver falsificato gli esami sostenuti da due studenti del corso di laurea in Medicina e Chirurgia. “Pur nel rispetto della presunzione di innocenza dovuta agli imputati sino al passaggio in giudicato – aggiunge il rettore – l’Ateneo prende atto del dispositivo emesso dal giudice per le indagini preliminari, davanti al quale il processo si è celebrato col rito abbreviato, e ricorda di avere tempestivamente operato per stroncare questo deplorevole episodio di falsificazione annullando i titoli conseguiti abusivamente, trasmettendo gli atti all’autorità giudiziaria e costituendosi per il risarcimento dei danni prodotti dal reato. Diritto al risarcimento che è stato riconosciuto dalla sentenza e che sarà successivamente quantificato”. “L’Università di Catania – conclude Pignataro – ribadisce, inoltre, che i meccanismi di verifica del sistema informatico sono tali da consentire l’individuazione delle responsabilità dei singoli operatori, garantendo in ogni momento un efficace controllo delle carriere degli studenti”.
Il rettore Pignataro: “Reati gravi ma controlli efficaci”
"Abbiamo tempestivamente operato per stroncare questo deplorevole episodio di falsificazione annullando i titoli conseguiti abusivamente".
Partecipa al dibattito: commenta questo articolo