CATANIA – Condannati i due dipendenti dell’Università di Catania coinvolti nello scandalo della compravendita di esami alla Facoltà di Medicina. Il Gup Alessandro Ricciardolo ha inflitto pene esemplari ai due imputati: 6 anni e otto mesi per Giovanbattista Caruso, l’addetto alla segreteria dell’Ateneo, e 5 anni e 8 mesi Giuseppe Sessa, autista dell’Ateneo. Ma non è finito il giudice ha stabilito per i due l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e ha dichiarato estinto il rapporto di impiego all’Università di Catania. I due (ormai) ex impiegati dell’Ateneo erano accusati di falsità ideologica, associazione a delinquere, e corruzione. Il Gup li ha assolti per il reato di accesso abusivo a sistema informatico e telematico. I due studenti che avevano “acquistato” gli esami, che hanno collaborato con gli inquirenti, hanno patteggiato la pena (che è stata sospesa).
L’inchiesta che ha portato lo scandalo nelle aule giudiziarie scattò l’anno scorso, quando, il Rettore con un provvedimento annullò la laurea in Medicina appena conseguita con 110 da uno studente siracusano. Dalla denuncia alla Procura dello stesso Pignataro sono partite le indagini della Guardia di Finanza che hanno svelato il meccanismo di “compravendita di esami” creato da Sessa e Caruso. I due “vendevano” a circa 250 euro ciascun “esame fantasma”. Le materie sarebbero state registrate tramite il sistema informatico on-line dell’Università: lo studente “beccato” avrebbe ottenuto così ben 19 materie, per un esborso di 2500 euro, che gli avrebbero permesso di ottenere l’agognato titolo di “Dottore”.
Una lettera anomina a Pignataro firmata “gli studenti in Medicina” però fece scattare un accertamento interno amministrativo che portò a scoprire l’accesso abusivo al sistema informatico. Da qui l’esposto alla Procura e il provvedimento che ha di fatto annullato la “laurea”. Le indagini delle Fiamme Gialle evidenziarono che anche un collega del “dottore mancato” aveva “usufruito” del sistema di Sessa e Caruso per “l’acquisto” di una materia.
A dicembre, quindi appena due mesi dopo lo scandalo della laurea annullata, la Procura emise l’ordinanza e i due dipendenti dell’Ateneo finirono ai domiciliari.