CATANIA – Numeri da fare invidia al caveau di una banca. 400 mila euro in contanti abilmente nascosti all’interno di una cassaforte blindata celata sotto la piastrella di una stanza ripostiglio. Il piccolo tesoro è stato scovato dalla Squadra Mobile nell’abitazione di Massimo Leonardi, sotto processo per traffico di droga, durante una perquisizione. L’operazione era scattata il 23 luglio del 2010 nell’ambito di un’indagine sugli affari del clan Cappello.
Massimo Leonardi è il cognato di Alessandro Bonaccorsi, il trafficante dei Carateddi, condannato in primo grado a venti anni di carcere dal Gup Daniela Monaco Crea per associazione mafiosa. Quel denaro – secondo gli inquirenti – faceva parte degli introiti legati allo spaccio di cocaina. La moglie di Leonardi, Daniela Strano, è la sorella della consorte del boss Bonaccorsi, che avrebbe gestito gli affari del gruppo al posto del marito mentre quest’ultimo era detenuto. Agli atti del processo, che vede Massimo Leonardi alla sbarra insieme ad altri vertici dei Carateddi, sono finiti i rilievi fotografici effettuati durante la perquisizione.
Gli agenti localizzarono una stanza dove poi trovarono il caveau con il contante. “All’interno del ripostiglio – si legge nei verbali – sulla parete sinistra è ricavato un piccolo sgabuzzino in atto vuoto, mentre in prossimità della parete anteriore si osserva una piastrella del pavimento staccata, al di sotto della quale, una volta rimossa, è celata una cassaforte di sicurezza. All’interno della stessa, una volta aperta, vengono rinvenute 28 mazzette di banconote di vario taglio avvolte da cellophane e coperte da un panno sul quale è adagiato un biglietto di carta riportante la scritta “400””
I soldi rinvenuti furono sequestrati. E come disposto dal Gup, in sede di giudizio abbreviato in primo grado, ne è stata disposta la confisca. L’operazione di polizia giudiziaria è stata oggetto di approfondimento nel corso del dibattimento del processo, che si celebra davanti alla terza sezione penale del Tribunale di Catania. L’accusa, rappresentata dai pm Antonella Barrera e Pasquale Pacifico, ha chiamato a testimoniare Antonio Calabria, ispettore della Squadra Mobile che prese parte nel 2010 alla perquisizione a casa di Leonardi. “I soldi – ha raccontato – li abbiamo contati alla presenza del titolare dell’abitazione e della moglie, Strano Daniela, e poi abbiamo proceduto al sequestro preventivo del denaro in quanto al momento – ha concluso – non erano in grado di giustificarne il possesso”.
Nel corso del controesame della difesa di Leonardi, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Rapisarda, è emersa la ragione dell’operazione. “Noi abbiamo fatto una perquisizione per la ricerca di armi – ha raccontato l’ispettore – ma invece abbiamo rinvenuto questo denaro”. Il poliziotto, sollecitato dal legale, ha anche spiegato che il “ritrovamento della botola è stato del tutto casuale”.
A chiarire il perchè fu ordinata la perquisizione proprio a casa del cognato di Bonaccorsi è stato il vicequestore della Mobile, Salvatore Montemagno. “II nostro input derivava dal fatto – ha risposto il poliziotto alle domande del pm – che più volte veniva citata una sorella della signora Strano come persona che deteneva qualcosa, e anche destinataria di somme di denaro settimanali, dai 500 ai 700 euro. Massimo Leonardi era indicato come persona di fiducia – ha aggiunto Montemagno – che spesso veniva chiamato a dirimere controversie con (chiamiamoli) clienti, gente che andava a comprare stupefacenti, o anche controversie nei confronti di collaboratori poco fedeli, che magari – ha concluso – si appropriavano di somme di denaro”.