CATANIA – Sono 260 solo a Catania, su un totale di 1753 in tutta la Sicilia. Hanno un’età media alta, 50 anni circa, e poche speranze, anzi pochissime. Sono gli ex operatori di enti della formazione professionale che sono usciti dal sistema perché il progetto in cui erano inseriti si è concluso. Erano utilizzati, infatti, presso i Centri per l’impiego, le agenzie per il lavoro nate dalle ceneri dei vecchi uffici di collocamento, che hanno usufruito della lunga esperienza del personale proveniente dalla formazione privata e appositamente qualificato.
Questo avveniva nel 2001. I lavoratori, precedentemente assunti a tempo indeterminato, vengono “spostati” ad altro servizio, per essere utilizzati dalla Regione nelle neonate strutture. Da allora, racconta uno dei lavoratori a LiveSiciliaCatania, sono stati loro a svolgere il delicato lavoro di selezione e orientamento presso gli sportelli multifunzionali. Ma solo fino al 2013, quando ha inizio un lungo calvario. I progetti triennali affidati agli enti accreditati scadono e la Regione non li proroga nonostante questi ne avessero fatto richiesta. Da Palermo, allora, decidono di affidare temporaneamente questo personale al Ciapi di Priolo, ente regionale per la formazione e l’addestramento professionale.
Ma neanche a Siracusa, i lavoratori degli sportelli multifunzionali trovano pace. Il progetto nel quale vengono impegnati, Spartacus, dura appena sei mesi. Non solo: per accedervi, gli operatori della formazione sono costretti a mettersi in aspettativa volontaria. Si arriva al 23 aprile scorso. Da quella data, due mesi fa, sono infatti fuori da tutto e senza stipendio da mesi, anche 18. I Centri per l’impiego continuano a operare ma non sarebbero in grado di fornire le risposte adeguiate che invece garantiva il personale addestrato e qualificato.
Il problema dei problemi sarebbe l’assenza di copertura finanziaria per permettere il reinserimento di questi lavoratori – un patrimonio di professionalità, ma soprattutto di competenza ed esperienza. Il Fondo sociale europeo, infatti, necessita di un’integrazione da parte della Regione che, però, non sembrerebbe avere a disposizione somme da impegnare. Tanto da non pagare quanto dovuto per saldare gli stipendi pregressi ai vari enti accreditati – Acli, Salesiani, ecc – che sarebbero in ginocchio. Nonostante la delicatezza del compito assegnato loro anche in materia di sostegno alla disabilità, di dispersione scolastica, di assistenza.