CATANIA. Cinque anni in europarlamento. Eletto nel 2009, ben prima dello scisma forzista, Giovanni La Via è rimasto fedele alla linea Firrarello-Castiglione ricandidandosi tra le fila del Nuovo Centro Destra. “Tra l’Italia e Forza Italia abbiamo scelto l’Italia”, ci dice. Ma oggi è perentoriamente tempo di bilanci.
Onorevole La Via partiamo, intanto, da quelli che sono stati questi cinque anni di esperienza tra gli scranni del Parlamento dell’Ue.
“Il risultato di questi cinque anni è stato reso pubblico dalle statistiche ufficiali che dicono che la produttività legislativa di Giovanni La Via è più del doppio della produttività di tutti gli altri eletti messi assieme tra Sicilia e Sardegna. Da parte mia sono stati prodotti qualcosa come 1100 atti. I colleghi di qualsiasi partito mi hanno invitato ad essere relatore di provvedimenti importanti come la Riforma agraria o il bilancio dell’Ue. Ho avuto attestati di stima da tutti i colori politici”.
Beh, al di là dei numeri si dovrebbe comprendere, però, se questi atti hanno portato a qualcosa. Non crede?
“Le porto solo qualche esempio. Dall’inizio del 2015 le bollette della luce scenderanno del 15% per tutte le famiglie di Sicilia e Calabria; il porto di Augusta è stato salvato e rilanciato; tutte le colture della nostra fascia mediterranea è stato certificato che verranno protette dall’Unione Europea; ho contribuito in modo determinate – ma questo non lo dico io – a sbloccare tutti i finanziamenti legati al completamento delle opere pubbliche in Sicilia; così come ho fatto in modo di sbloccare i fondi per l terremoto de L’Aquila”.
Ed in Sicilia cosa sarebbe cambiato?
“In Sicilia non riuscivamo a fare progettazione esecutiva perché i Comuni non avevano cassa per farla: la Regione ha fondi strutturali ma non può sbloccare i progetti perché mancano i fondi cantierabili. Ed allora, ho proposto ed ottenuto dalla Commissione che i progetti precedenti al 2002 potessero completarsi con gli stessi incarichi che erano stati affidati al tempo. Adesso i Comuni possono far fare tutta la progettazione necessaria per la nuova programmazione. Ma anche questo non lo dico io: il mio è il riconoscimento di un impegno. C’è, a tal proposito, una nota dell’assessorato regionale”.
Che credibilità ha l’Italia in Europa?
“In Europa non sono abituati a “vedere” gli italiani. Il mio livello di presenze che è stato superiore al 99% mi ha, però, reso credibile. Ma l’Italia conta poco in Europa e sa perché?”.
Mi dica.
“Perché gli altri Stati, vedi la Germania, mettono in campo tutte le professionalità migliori. Noi invece mandiamo tutti quelli che hanno visibilità mediatica: giornalisti, cantanti, attori, soubrette. Poi, ci sono anche forze politiche che credono che l’arma migliore sia l’antimafia. Ebbene, c’è una politica europea che mira all’agricoltura, allo sviluppo regionale, alla ricerca, agli esteri: e se l’85% del bilancio è destinato a queste “esigenze” allora è chiaro che la necessita di premiare quel tipo di competenza. Ed è questo che serve in Europa: abbiamo bisogno di esperti. Personalmente, un bagaglio di competenze in Europa credo di averle”.
Mi lasci dire che l’Ue resta sotto accusa per via di quell’accordo col Marocco che penalizza la Sicilia.
“E’ vero: è stato fatto un accordo tra Ue e Marocco. Ma io sono stato tra quelli che si è opposto. Ha vinto in aula una maggioranza risicata: erano a favore i paesi nordici ma devo dire anche che anche l’80% dei deputati italiani del Pd, erano d’accordo. Ed allora, ognuno, lo si deve dire, si assuma la propria responsabilità. In quell’accordo, tuttavia, sono previste delle clausole di salvaguardia che potranno entrare in vigore quando vi saranno condizioni di mercato perturbate da quelle importazioni. E se oggi abbiamo prezzi bassi è perché c’è troppa produzione e con la crisi si sono ridotti i consumi”.
In atto c’è una nuova visione della politica agricola da parte dell’Ue ed occorre capire dove porterà i nostri imprenditori che sono in sofferenza.
“La nuova politica agricola mi ha visto in prima linea ed è finalmente entrata in un’ottica mediterranea: tutto questo ci consentirà di portare più risorse alla nostra terra”.
Cinque anni fa fu candidato con Forza Italia: oggi ha deciso di restare accanto a Firrarello e Castiglione.
“Nel momento della dialettica interna, nella quale di discuteva se andare in Forza Italia o sostenere il Governo, ebbene, tra Forza Italia e l’Italia abbiamo scelto l’Italia. Se non l’avessimo fatto, non ci sarebbero state più regole. In questo momento abbiamo optato per una scelta innaturale che ci vede alleati col Pd. Ma il Nuovo Centro Destra vuole contribuire a dare un futuro ai nostri figli nel solco europeista del PPE”.
Che succede il prossimo 25 giugno in termini elettorali?
“Io credo che Forza Italia avrà un grande flop di elettori. Sono un partito di gomma e subiranno l’astensionismo. Ma lo vedremo tra un mese e lo misureremo. Così come sono convinto che il quadro delle candidature non mi sembra che abbia privilegiato il fattore delle competenze. Un fatto che riguarda tanto Forza Italia quanto il Pd: per non parlare dei grillini”.
Lei insiste su questo parametro della “competenza”.
“In Europa si fanno le norme che condizionano il contesto nazionale. Non possiamo essere rappresentati da chi non ha competenza. Quello che occorre fare è mandare persone capaci: non facciamo scegliere ai tedeschi il futuro dei nostri figli. Tedeschi, spagnoli, francesi e tutto il resto fanno del mandato una base forte: si parte apprendendo, poi facendo esperienza ed, infine, insegnando ai giovani. Da noi si fa turn over. E se cambiamo sempre finisce che le prendiamo sempre da ogni lato”.