Pistacchio di Bronte: "Vogliamo i nomi delle aziende fraudolente"

Pistacchio di Bronte: “Vogliamo i nomi delle aziende fraudolente”

Lo sfogo del primo cittadino dopo la trasmissione "Far West" di Rai 3

BRONTE (CATANIA) – “Condanniamo duramente il comportamento di tutte le aziende brontesi che nei laboratori conservano pistacchio di dubbia provenienza, senza tracciabilità.  Queste però non identificano l’intera economia del pistacchio di Bronte, costituita per la maggior parte da imprenditori seri che puntano alla tracciabilità ed alla certificazione per conferire al pistacchio prodotto grande qualità”.Sono le parole del sindaco di Bronte, Pino Firrarello, dopo aver visto la trasmissione di Rai 3 “Far West” che ha denunciato come, in 2 laboratori di altrettante aziende del territorio, i carabinieri del Nas abbiano sequestrato circa 5 quintali di pistacchio contenuto in sacchi “anonimi” quindi senza provenienza.

“Il Comune si costituirà parte civile”

“Annuncio – ribadisce il sindaco – che il Comune si costituirà parte civile se a carico degli imprenditori responsabili dovessero risultare responsabilità penali. Sento però contemporaneamente il dovere di condannare le accuse generiche che spesso vengono formulate e che danneggiano l’intero comparto del pistacchio brontese. Bronte vanta aziende che fanno della trasparenza un comandamento irrinunciabile e che dalla diffusione di questo tipo di notizie finiscono per essere inevitabilmente danneggiate”.

Sottolinea Pino Firrarello: “Bene ha fatto la trasmissione “Far West” ad accendere i riflettori sul rischio truffa, ed altrettanto opportunamente i carabinieri del Nas hanno effettuato i controlli. Sarebbe giusto però – continua – che accertate le responsabilità, venissero resi noti i nomi delle aziende che hanno agito in maniera fraudolenta, al fine di informare i consumatori e salvaguardare tutte quelle aziende che, invece, operano con correttezza”.

La difesa del prodotto locale

“Sappiamo – aggiunge l’assessore Massimo Castiglione – che la maggior parte delle aziende brontesi operano con grande trasparenza, puntando alla qualità del prodotto venduto. Sono loro che contribuiscono a garantire il buon nome del pistacchio verde di Bronte e non possono essere accomunate al nome di chi invece agisce in maniera fraudolenta. Comprendiamo i motivi che spingono gli investigatori a mantenere la riservatezza, – conclude – ma denunciando il problema senza indicare i colpevoli si rischia di fare di tutta l’erba un fascio”.


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