CATANIA. Sergio Parisi lascia la giunta regionale del Coni. E’ stata una scelta certamente difficile e dolorosa ma che non poteva, evidentemente, più essere rimandata. Il muro contro muro con l’attuale presidente del Coni, Giovanni Caramazza, ha di fatto spezzato ogni vincolo di fiducia. Ecco, allora, giungere le dimissioni del presidente Parisi con parole intrise di amarezza e rabbia:
“Lealtà significa innanzitutto coerenza. Verso se stessi, i propri princìpi e le azioni che ne derivano. La stessa coerenza che ha portato alle mie dimissioni, annunciate e confermate, e a quelle di Enzo Falzone e Roberta Cascio. Quando il presidente Caramazza si rivolge a me e agli membri di giunta dimissionari parlando di “tradimento” e di “trame nell’ombra” dimostra di avere memoria corta e troppa disinvoltura nel lanciare invettive tirando in ballo, a sproposito, uno dei valori fondanti dello sport’. Sarebbe facile replicare utilizzando lo stesso, inappropriato registro, ma è molto più semplice ed efficace far parlare i fatti. Per rendersi conto di come si è giunti a questo punto, basta consultare i quotidiani degli ultimi mesi o il sito ufficiale del nostro comitato regionale (www.finsicilia.it). Già nello scorso settembre, in occasione dell’audizione con la II e la IV commissione dell’assemblea regionale, il sottoscritto si era esposto in prima persona denunciando i gravi problemi che mettevano a rischio il futuro dello sport siciliano invocando la necessità di un cambio di passo (20 settembre)”.
”A distanza di neppure venti giorni sono tornato a farmi sentire per sottolineare l’insoddisfacente evolversi della situazione (8 ottobre) e a metà novembre ho compiuto un ulteriore passo avanti specificando che la strada della cosiddetta ”legge quadro”, caldeggiata proprio dal presidente Caramazza, non era la soluzione idonea (11 novembre). Parole, idee e prese di posizione chiare, precise, espresse da me più volte in giunta Coni e sintomatiche di un dissenso che non è certo una voce isolata nel panorama dello sport siciliano ma che al contrario trova conferma nel documento di sfiducia firmato da 35 presidenti di Federazione, numero peraltro destinato a salire ulteriormente. Il presidente Caramazza sembra stupirsi che alcuni membri della giunta possano essere entrati in disaccordo con lui dopo averne condiviso il programma iniziale spingendosi così a parlare di “tradimento”: accusa originale, fondata sulla curiosa convinzione che la suddetta condivisione del programma escludesse qualsiasi critica o divergenza sul metodo di lavoro utilizzato in corso d’opera”.
”A stupirsi, invece, è purtroppo ancora il sottoscritto, costretto a registrare i toni quasi trionfalistici usati dal presidente Caramazza per i due milioni e centomila euro stanziati dalla Regione per lo sport: cifra irrisoria che, secondo le ultime allarmanti notizie, potrebbe persino essere inferiore perchè da condividere con altri destinatari non inclusi nell’avviso speciale. Numeri miseri e ahimè impietosi che mal si conciliano con l’infelice teminologia scelta da Caramazza quando parla di “richiesta di sfiducia malevola e strumentale”.