CATANIA – Un lungo pomeriggio si prospetta a Palazzo degli Elefanti. Tra pochi minuti, infatti, tornerà in aula la delibera dell’amministrazione sul Regolamento per la gestione degli asili nido. Una seduta di prosecuzione di quella di ieri sera, saltata dopo oltre quattro ore di acceso dibattito, per mancanza del numero legale. Anche oggi, nonostante i voti necessari per portare a casa il documento siano solo 18, la discussione si preannuncia molto intensa e, soprattutto, lunga. E non solo per la quantità di emendamenti presentati – 12 da parte della maggioranza e 8 dall’opposizione – che andranno votati, ma soprattutto per la distanza incolmabile che c’è tra le posizioni dell’amministrazione comunale e i rappresentanti della minoranza che promettono battaglia.
“Abbiamo depositato 8 emendamenti – spiega Carmelo Coppolino a LicesiciliaCatania – per inserire le fasce di reddito, e fare in modo che chi non ha nulla non paghi il servizio degli asili nido, e chi ha molto, redditi annuali oltre i 100 mila euro, paghi di più”. Un tentativvo di restituire equità a una delibera che attualemnte, anche se sembra che l’emendamento presentato dalla maggioranza e che istituisce le fasce di reddito per il calcolo della retta, non prevede tariffe diversigicate in base alla capacità contributiva. “Abbiamo anche chiesto – aggiunge Coppolino – che venga rivisto il punteggio da assegnare agli aventi diritto, privilegiando le famiglie in cui i genitori lavorano a tempo pieno”.
Ma, al di là della questione di quanto costerà ai contribuenti un servizio essenziale, è un altro aspetto a preoccupare: la sostenibilità del sistema studiato dall’amministrazione, non solo in termini strettamente contabili, ma anche sociali. Come evidenziato ieri sera dal consigliere di Grande Catania, Sebi Anastasi. “L’errore fondamentale dell’assessore ai servizi sociali Trojano è stato quello di concepire un atto che si rifà alla legge 214 del 1979 quindi partire già con criteri vecchi di trent’anni, superati – afferma. Con i prezzi previsti dal nuovo regolamento – prosegue – i cittadini preferiranno iscrivere i propri figli agli asili nido privati, talvolta addirittura meno cari. Questo significa – evidenzia – che potrebbe veirficarsi il crollo delle iscrizionim, con conseguente perdita di posti di lavoro ma, soprattutto, di ottenere nuovi finanziamenti Pac, erogati sulla base delle domande”.
Il problema, secondo Anastasi, sarebbe legato all’approccio. “E’ la logica sbagliata – incalza – che brucerà i Pac perchè non rende più appetibile il servizio pubblico, piuttosto il contrario. Bisognava invece – conclude – moltiplicare l’offerta per mantenere i contributi piuttosto che utilizzare i fondi a disposizione per mantenere in piedi un sistema che non funziona e che andava cambiato radicalmente”. Sull’argomento dell’eccessivo costo degli asili, interviene anche Angelo Villari, segretario provinciale della Cgil. “Siamo contenti che, grazie al nostro contributo, gli asili nido comunali rimarranno aperti – spiega a LivesiciliaCatania – ma facciamo appello al Consiglio comunale affinche venga garantita la sostenibilità sociale del nuovo servizio. Bisogna dunque trovare le risorse – aggiunge – per abbassare le rette, in modo che tutti gli utenti possano usufruire di un servizio fondamentale.