CATANIA – In questi giorni di angoscia lo abbiamo immaginato piegato dal dolore, un cappio fitto alla gola che prende e non lascia più. Ai funerali del figlio Giuseppe, il capo chino e il viso rigato di Nello ci hanno fatto dimenticare il politico per l’uomo distrutto, il padre addolorato, il genitore sofferente. Il politico più amato dai catanesi, abbiamo provato a metterlo in parentesi, almeno per un po’.
Sono passate due settimane dal tragico evento e la puzzolente sentina di una corsa elettorale popolata di cambia casacca, opportunismi di maniera e ipocrite rappacificazioni dell’ultima ora, ci ha riportato inevitabilmente, però, ad avere nostalgia di Nello. Tanti in queste settimane appaiono nani al confronto con il suo personaggio: orgoglioso, coerente e leale, valori in via d’estinzione. Non ha ceduto, per coerenza, alla tentazione di rompere la sua coalizione di centrodestra, malgrado si ritrovi con quelli che appena sette mesi fa lo pugnalarono sostenendo Miccichè.
Spesso in solitudine è rimasto orgogliosamente all’opposizione pura e dura di Crocetta, mentre altri ancora strusciano sperando che ci scappi il beneficio governativo. Avrebbe potuto essere il “padrone” della Sicilia e invece vive con lealtà e dignità la sua condizione di “capo“ dell’opposizione, non rinnegando mai la sua storia politica di Destra. Un uomo. In tempi di mezzi uomini disposti a tutto pur di stare sulla scena; ominicchi che cambiano la parola data a ogni alito di presunta convenienza; quaquaraqua che buttano in discarica storie antiche di mezzo secolo. La sua Primavera non è quella dell’apologia declamata, ma la sostanza della coerenza che si fa merito. La sua maglia è sempre stata la stessa, in casa o fuori, da Militello a Bruxelles. Il campo in cui gioca non è il rasato dei comodi loft, ma quello duro e polveroso delle periferie.
In tempi di tradimenti e infedeltà diffuse nella finta Politica della città del Liotru, Nello fa la differenza perché non rinnega se stesso. Ora più che mai, ancora rinchiuso nel suo immenso dolore, Musumeci manca alla sua gente che lo aspetta di nuovo sul palcoscenico della vita pubblica, rimpianto di una speranza bruciata dai trasformismi dei venduti del potere. “Nello non aver paura di tirare un calcio di rigore. Non è da questi particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia”.
Nello, rialzati: la tua gente e la tua terra, vogliono che tu batta un colpo, vogliono farti coraggio sentendosi ancora incoraggiati dalla tua ri-discesa in campo!