Lei ha detto che c’è qualcuno che non vuole votare. Chi?
“Casini, perché il suo delfino D’Alia è un candidato debole. Non vuole il Pd per la questione Crocetta che farebbe saltare il patto Bersani-Casini. Non vuole il Pdl in preda a confusione. Non vuole nemmeno Grillo perché ha paura di fare brutta figura in vista delle Politiche. Per questo stanno tentando un colpo di Stato”.
A questo punto il presidente si ferma. Legge un paio di agenzie in cui big dei partiti nazionali attaccano la Sicilia chiedendo il commissariamento. “Questo è un vero colpo di Stato, deve scriverlo. Stanno tentando un colpo di Stato”. Lombardo fa una telefonata. Al suo interlocutore dice testualmente “a estremi mali, estremi rimedi”. Quando chiude gli chiediamo se intendeva dire che si dimette subito. “Non lo scriva”, risponde.
Comunque lo valuta, questo sì?
“Certo. Perché in quel caso scatta da Statuto il meccanismo delle elezioni”
E quale sarebbe l’obiettivo?
“Proprio questo: non fare votare a ottobre e liquidare l’autonomia delle regioni a statuto speciale per affermare uno Stato più centralista della Francia, nel quale i governatori servono solo per fronteggiare le rivolte di pip e dipendenti delle partecipate. Parliamoci con chiarezza: questo sistema finanziario protetto dalla politica viene pagato da questi sventurati. Io a questa macelleria sociale non mi presterò comunque. Può darsi che si è pensato di liquidarmi anche per questo. Io non licenzio i lavoratori della Multiservizi o mando a casa i forestali e se qualcuno non lo ha capito, anche tra i miei assessori, come Vecchio, vadano a casa prima di me. Così come non mando a casa i 18 mila precari degli enti locali che su quel lavoro hanno costruito la vita, facendo studiare i figli. Ma cosa ca… credono Monti e compagni?”.
(3. Continua)