Siamo 97! Abbiamo vinto un concorso, bandito nel 2000, e vogliamo far conoscere la nostra storia. Il concorso, per 97 posti di assistente tecnico restauratore, è stato bandito nel lontano aprile del 2000, con decreto dell’Assessorato ai beni culturali e ambientali della Regione Sicilia, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana – serie concorsi n. 4 – del 14 aprile 2000.
Così è iniziata la storia di 97 e più persone che hanno partecipato allo stesso concorso e che ora, stanche di aspettare, vogliono far sentire la propria voce, anche attraverso azioni di protesta.
Solo nel 2005 e precisamente il 16/11/2005 con il D.D.G. n. 8375, pubblicato sulla G.U.R.S. serie speciale concorsi n. 16 del 25/11/2005, viene approvata la graduatoria provvisoria. Gli esclusi alla graduatoria provvisoria iniziano le procedure di ricorso al T.A.R. Dal Tribunale, già alla fine del 2006, i ricorrenti ricevono il parere favorevole alla riammissione, ma l’Assessorato BB.CC.AA. non procede alla stesura della graduatoria definitiva, rispondendo, quando interpellato ufficiosamente, con argomentazioni faziose ed immotivate e, di fatto, immobilizza la stesura della graduatoria definitiva, preludio alle assunzioni.
Da tale immobilismo si scuote uno di noi, quando decide di affidare la nostra causa ad un legale, nel Luglio 2008, ed invia un atto di diffida e messa in mora contro l’Assessorato BB.CC.AA. e il Dipartimento regionale, i quali, a seguito della diffida, avrebbero dovuto provvedere, entro trenta giorni, alla conclusione della procedura di selezione, chiedendo al T.A.R. di procedere all’adozione degli atti necessari, e di nominare un commissario “ad acta” per provvedere in tal senso, in caso di ulteriori inadempimenti.
È un ulteriore step di una battaglia che si protrae ancora oggi e che non accenna a finire. Con la sentenza n. 1927/2009, la seconda sezione del Tar di Catania ha accolto il ricorso dichiarando l’obbligo, per le amministrazioni competenti, di concludere il procedimento entro 90 giorni. Superato il termine previsto, è stato individuato un commissario. La Regione Sicilia, risponde tramite raccomandata che il concorso risulta sospeso “in base al comma 10 dell’art.1 L.R. 29 dicembre 2008, come modificato dal comma 2 dell’art 42 l. n. 11/2010”.
Il Commissario, comunque, procede nell’iter del suo incarico e, nel febbraio del 2011, con raccomandate A.R., la Regione richiede, a tutti coloro che sono nella graduatoria provvisoria e a tutti coloro che hanno vinto i numerosi ricorsi al T.A.R., i documenti necessari per la pubblicazione della graduatoria definitiva.
Ed eccola, finalmente, con decreto n. 306589 l’Assessorato ai beni culturali e ambientali della Regione Sicilia, in data 16/08/2011, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana – serie concorsi – il 21/10/2011, decreta l’approvazione della graduatoria definitiva di merito, ma, ai sensi dell’art. 1, comma 10 della L. R. n. 25/2008 e successive modifiche ed integrazioni, proclama di non procedere alla dichiarazione dei vincitori e alla relativa assunzione poiché vige il divieto di assunzioni. Una legge del 2008 può bloccare un concorso bandito nel 2000, le cui graduatorie definitive potevano e dovevano essere stilate già nel 2006?
E’ tanta la delusione e la sfiducia nelle istituzioni tra i 97 vincitori del concorso che, comunque, non si arrendono. Credendo nella capacità di un gruppo coeso di potere incidere maggiormente in uno stato di diritti, oltre che di doveri, si riuniscono nel gruppo Facebook “Quelli che aspettano la graduatoria definitiva del concorso a 97 posti di assistente tecnico restauratore”, per usufruire di una piattaforma dove colloquiare e condividere informazioni e maturare un’azione comune.
Infatti, nel 2012, tramite un unico legale, presentano ricorso al T.A.R. di Palermo, ricorso n. 24/2012, del 5/01/2012, che attende, ancora, la fissazione della prima udienza. Cosa pensare di un’Amministrazione Pubblica che impiega oltre dodici anni per pubblicare la graduatoria definitiva dei vincitori di un concorso regolarmente bandito dalla stessa?
E’, intanto, notizia di questi giorni la ferma intenzione del Governo Regionale di stabilizzare i 18.497 precari dislocati negli Enti locali siciliani, per i quali, evidentemente, il blocco delle assunzioni di cui alla L. R. del 2008, non ha efficacia alcuna (anzi, i politici ci “contano” perché avranno una grande risonanza “numerica “ nelle prossime elezioni regionali) ma, con due pesi e due misure, la stessa Legge invece, sospende, così come comunicatoci dalla stessa Amministrazione, l’assunzione di 97 restauratori, vincitori di diritto (diritto e non privilegio) in un concorso pubblico, ove sono stati regolarmente selezionati in base a titoli ed esperienze certificati, ovvero, in base ad una meritocrazia che per la Regione Sicilia non ha, evidentemente, alcun peso, preferendo reclutamenti poco chiari, che di tutto hanno il sapore tranne che della qualità e del merito.
Non c’è nulla da obiettare al sacrosanto diritto dei cittadini al lavoro (sancito dalla Costituzione, se ce ne fossimo dimenticati) ma moltissimo avremmo – ed abbiamo – da obiettare sull’uso strumentale che la politica strategicamente attua sul bisogno della gente al lavoro, e che ci costringe a stare gli uni contro gli altri.
Forse, è il caso di ricordare che la Primavera Tunisina comincia il 5 gennaio 2008, giorno in cui sono pubblicati i risultati, ritenuti falsi, del concorso di assunzione della Compagnia di fosfati di Gafsa . I disoccupati occupano la sede regionale dell’unione generale tunisina del lavoro a Redeyef, ma rapidamente il movimento si estende ad operai e studenti, ed iniziano gli scioperi e le azioni di protesta contro la corruzione di una classe politica nepotistica che attua un sistema dell’occupazione iniqua, basato sui privilegi.
Le cronache successive all’evento (e la storia tutta) ci hanno mostrato chiaramente che un popolo, si può – si deve – rivoltare contro chi lo sta letteralmente soffocando ed uccidendo, negandogli lo stesso diritto all’esistenza.
“Vogliamo il pane, ma anche le rose” diceva Rosa Luxemburg – non un mero slogan ma una straordinaria intuizione la sua, e la nostra: la rivendicazione di chi associa alla necessità il valore della dignità. Un valore perduto, a quanto pare!