Una piazza Duomo stracolma quella che ieri pomeriggio ha atteso l’uscita della salma di Angelo Pacifico dalla chiesa Madre della cittadina termale dove si sono svolti i funerali . Le campane hanno suonato a lutto, mentre dalla folla è sopraggiunto un coro all’unisono : “Angelo, Angelo” .
Poi un lunghissimo e straziante applauso per congedare l’ insegnante saccense deceduto in un terribile incidente stradale lunedì scorso sulla Fondovalle Sciacca-Palermo.
Un’altra vita spezzata su una strada siciliana quella di Angelo. Famiglia numerosa la sua, tre fratelli e una sorella, si era diplomato all’Istituto Alberghiero “Molinari” di Sciacca e da subito aveva intrapreso l’attività dell’insegnamento.
Da cinque anni era insegnante di cucina all’Istituto “Paolo Borsellino”, a Palermo, nella succursale di via Nicolò Spedalieri che raggiungeva in macchina quotidianamente da Sciacca. Proprio il giorno del tragico epilogo, Angelo Pacifico stava facendo ritorno a casa dopo un collegio dei docenti che si era prolungato fino al tardo pomeriggio.
Un giovane uomo pieno di vita e di sogni, molti dei quali raggiunti. Tra questi un posto di lavoro tra i ragazzi, i suoi giovani alunni che mentre in divisa da chef portano in spalle la bara del proprio docente ancora stentano a credere che da domani il loro professore solare e disponibile, quello che tutti vorrebbero ritrovarsi ogni giorno in cattedra, non sarà più in classe per la lezione.
Qualcuno di loro caccia fuori dalla tasca un fazzoletto troppo umido e stropicciato che contorce ancora tra le mani. Bastano le lacrime di questi giovani per raccontare la vita del professor Pacifico che i ragazzi consideravano uno di loro e non con quella distanza con cui di solito gli studenti guardano chi sta al di là della barricata.
Angelo credeva nella scuola e la scuola era il trampolino per unire la passione per i fornelli con la gioia di stare insieme agli altri.
Nella scuola palermitana avevano quasi tutti messo in conto di dover salutare l’adorato professore che aveva richiesto un trasferimento per raggiungere la propria compagna Laura a Milano. Una bella festa in classe per la partenza, magari mangiando una di quelle torte che Angelo preparava con grande maestria: una pacca sulle spalle per ciascuno di loro, qualche consiglio ai più svogliati poi si sarebbero detti arrivederci. Di certo, questo era l’addio che nessuno avrebbe mai potuto immaginare.