Nuovo stile, vecchi bluff |Tutte le colpe di Zamparini - Live Sicilia

Nuovo stile, vecchi bluff |Tutte le colpe di Zamparini

Il patron conferma De Zerbi, cambiando così registro, ma i suoi errori sono l'origine del disastro tecnico.

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PALERMO – Sarà un nuovo stile di affrontare le crisi di risultati che per la prima volta vede Zamparini non cedere alla tentazione di esonerare De Zerbi dopo sette sconfitte di fila. Ma siamo in presenza di un’ennesima puntata della saga di “Tutti i bluff del presidente”. Per una gestione societaria al limite del paradossale. Titolo e sottotitolo di un film visto tante volte. Anzi, troppe. Un modo di affrontare il calcio in questa seconda parte dell’avventura a tinte rosanero a metà tra l’eccessivamente spregiudicato e l’arrogante. Al netto delle opinioni, contano i numeri di una stagione dai contorni allucinanti: sei punti in quattordici gare, una media di 0,43 punti a partita che costringe il Palermo a occupare un meritato ultimo posto. Colpa della squadra? Sino a un certo punto. Perché a metterla in piedi c’è una società, capeggiata da un presidente. Ed ecco il primo bluff: imparare dal precedente campionato. Non è accaduto, la qualità della rosa è testimonianza sufficiente per esprimere già una condanna. Era assai difficile fare peggio dello scorso anno: ebbene, ci si è riusciti. Ma andiamo avanti. L’allenatore giovane, a cui dare fiducia. De Zerbi come Guardiola e Luis Enrique. La prospettiva dell’inesperienza ribaltata dal principio dell’incoscienza che genera risultati: concetto rimasto in piedi sino a quando la povertà tecnica di una squadra senza costrutto è stata smascherata dallo spessore degli avversari. L’esonero non arriva per ragioni di natura economica (leggasi la clausola da pagare al tecnico bresciano in caso di allontanamento). La fiducia incondizionata è il secondo bluff.

Ma c’è dell’altro. Senza volerci girare molto intorno, il difetto ancestrale di questa stagione affonda le proprie radici in un mercato estivo al risparmio. Un esercizio sparagnino in sede di trattative, una manovra lacrime e sangue applicata al calcio. Per carenza di entusiasmo oppure di capitali, come più volte ribadito da Zamparini. E gli arabi? E gli americani? Sinora solo bluff. Adesso è la volta dei cinesi, dovere del cronista è aspettare l’evoluzione dei fatti e raccontarli, il momento dei giudizi non è ancora giunto anche se i ritardi continui non giocano a favore di quest’ennesimo sfiancante tormentone. In attesa di novità reali, adesso si risparmia anche sugli avvicendamenti nei ruoli strategici dell’organigramma di un Palermo affiancato, ma di fatto superato, persino da quella che sino a qualche settimana fa era la cenerentola Crotone, che può contare su una migliore differenza reti. Debolezza e inconsistenza al potere. “Il Palermo è più forte di altre dieci squadre”, ha recentemente sentenziato il numero uno del club di viale del Fante. La classifica, il rendimento, l’assenza di carattere, gli schiaffi incassati dicono che l’ennesimo bluff è servito. La soluzione? Stop a oltranza ai ribaltoni. Dopo un’estate iniziata con un direttore sportivo e un tecnico (Foschi e Ballardini), l’arrivo di Daniele Faggiano. A settembre la risoluzione con l’allenatore ravennate e l’approdo alle falde del monte Pellegrino dell’artefice di un altro miracolo (mancato) Foggia dopo quello targato Zeman.

Il tutto, pendendo dalle labbra dei Curkovic di turno che a inizio 2016 decidono di giocare la carta Mijatovic prima che questa si dissolva. La settimana scorsa si scopre che la soluzione alle défaillance difensive porta il nome e il cognome di Dario Simic. In mezzo affari e campioni presunti ad arricchire il quadro di un ulteriore bluff. Senza dimenticare lo stadio. Un tira e molla con l’amministrazione comunale senza mai presentare un progetto che soddisfi i requisiti richiesti da Palazzo delle Aquile. Tramontata anche l’ipotesi del centro sportivo, anche lì per diatribe burocratiche con il Comune di Carini. La politica ci avrà messo il suo zampino, ma il presidente avrebbe potuto fare di più se solo ci fosse stata la reale intenzione di investire e procedere. E invece no, improvvisamente un cambio di rotta sfociato nella scelta di impostare il pilota automatico che porta dritto verso la deflagrazione dell’avventura palermitana. Crollano gli abbonamenti e le presenze allo stadio (poco più di duemila i paganti contro la Lazio, la squadra meno battuta del campionato), fioccano le contestazioni (e non dei soliti 50), giocatori e allenatori (con l’eccezione di De Zerbi miracolosamente sfuggito alla regola dell’esonero che ha reso famoso Zamparini in Italia) messi alla berlina, dirigenti continuamente delegittimati. La scelta del patron? Confermare il tecnico chiamando la truppa rosanero all’unità e all’uscita dalla crisi tutti insieme, per poi esagerare parlando di traguardi continentali: “Presto torneremo in Europa”. Ancora parole al vento, in ragione di un’insopportabile miopia che fa rima con bluff.


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