PALERMO – Lasciano gli arresti domiciliari e tornano liberi anche gli altri due giovani accusati per il tentato omicidio al culmine della rissa scoppiata a Mondello lo scorso sei giugno. Ieri era toccato a Matteo Ameduri.
Il giudice per le indagini preliminari Simone Alecci, lo stesso che aveva disposto i domiciliari, impone ora a Gabriele Filippone e Ivan Viola gli obblighi di dimora a Palermo e di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono difesi dagli avvocati Stefano Santoro e Maurilio Panci.
Il provvedimento si basa sulla valutazione delle esigenze cautelari, in particolare sul pericolo di reiterazione del reato. Il giudice scrive che i due indagati “hanno fornito una ricostruzione dei fatti che, raffrontata alla narrazione delle persone offese, li colloca in una posizione che non risulta comunque sovrapponibile in alcun modo a quella di chi ha materialmente assestato i fendenti parzialmente mortale”.
Ed ancora che “hanno adottato un contegno procedimentale di stampo positivo fornendo i codici per l’accesso ai loro dispositivi elettronici (i telefonini ndr)”.
Ed infine hanno mostrato “in sede di interrogatorio di garanzia un sincero ravvedimento per avere preso parte, con modalità e ruoli che soltanto l’approfondimento investigativo potrà del tutto nonché definitivamente chiarire oltre gli steccati della gravità indiziaria, alla baraonda scatenatasi”. Alla luce di tutto ciò, vista la fase preliminare ed embrionale dell’indagine, secondo il giudice meritano una misura meno afflittiva dei domiciliari.
Ed ecco il punto centrale: i due giovani potrebbero avere partecipato alla rissa, ma nulla c’entrerebbero con le coltellate partite dalla mano di un’altra persona. Forse non ancora identificata. E lo si intuisce da un precedente passaggio del provvedimento del gip Alecci: “Anche all’esito dell’interrogatorio appare tutt’altro che peregrina l’ipotesi di gravità indiziaria per la quale con la loro presenza attiva sui luoghi, Viola e Filippone avrebbero fornito un contribuito causale agevolatore alla condotta perpretata da chi, a pochi passi da loro, avrebbe a sua volta provveduto materialmente ad innestare i fendenti ai danni delle persone offese (tanto più ove si consideri che alla luce di quella che dinanzi ai loro occhi si materializzava come un’escalation di violenza e avrebbero potuto prevedere che delle semplici percosse sarebbero degenerate in una spirale di eventi connotati da un un maggiore coefficiente di gravità)”.
Nella ricostruzione delle vittime e di altri testimoni, raccolte dai pubblici ministeri, sarebbe stato il minorenne, per cui si procede separatamente, a scagliare i fendenti e non gli altri indagati. Il gip nell’ordinanza sottolinea che la decisione su Filippone e Di Paola sia slegata da quella di Matteo Ameduri che è stato scarcerato ieri. Da alcune foto e dalla testimonianza di quindici persone è emerso che il giorno della rissa era a Castelvetrano. Una vicenda che rischia di minare l’attendibilità delle testimonianze. La stessa Procura ha riscontrato, attraverso i tabulati, che il telefonino di Ameduri non ha agganciato la cella compatibile con Mondello.