PALERMO – Dal vivo interesse delle squadre a stelle e strisce, alla desolazione assoluta: sono anni, ormai, che il Diamante di Fondo Patti non è più nemmeno associato al baseball. All’impianto sportivo da circa diecimila metri quadrati manca praticamente tutto ciò che si potesse rubare (compresi i cavi elettrici), i fari sono stati abbattuti e più che di erba del campo si può parlare di vegetazione incolta. Un destino beffardo per quello che un tempo era il fiore all’occhiello dello sport palermitano, per il quale nel lontano 1997 furono spesi circa 14 miliardi di lire.
Quella del Diamante è una storia di opportunità mancate e responsabilità decadute, e si incrocia con quella del vicino Palazzetto dello sport: per entrambi infatti, anche se per ragioni diverse, una svolta avviene nel 2008. È l’anno in cui l’unico impianto di baseball cittadino venne assegnato tramite bando di gara alla Zisa Palermo, squadra iscritta all’Uisp (Unione italiana sport per tutti) che poi rinunciò all’onere. Dopo anni di inutilizzo, rilanci falliti e progressivo degrado, nel 2014 il Diamante venne inesorabilmente chiuso per inagibilità.
“Come capogruppo della Lega al Comune di Palermo ho presentato un esposto in Procura, denunciando lo stato di abbandono dell’impianto e il danno erariale che ne deriva”, dice il consigliere comunale Igor Gelarda. Poco più di un anno fa, Gelarda aveva anche effettuato un sopralluogo all’interno del Diamante e incontrato qualcuno che aveva deciso di farne una casa. “Abbiamo trovato un impianto distrutto, con spalti e campo irriconoscibili – racconta – e dove nel tempo è stato rubato tutto, anche le finestre in alluminio. Ma non solo: è stato impressionante vedere persino una torre faro di oltre venti metri segata, con la parte mancante sparita chissà dove. Quanto agli ‘inquilini’, dei punkabbestia della Repubblica Ceca, visto il totale abbandono del Diamante hanno pensato di poterci anche vivere. Sono stati allontanati più volte, ma ogni volta ci sono tornati”.
Eppure il campo da baseball di Palermo non è stato sempre allo sbando. L’opera, realizzata per ospitare le Universiadi con un occhio alla candidatura per i mondiali di baseball del ‘98, poteva vantare una tribuna semicoperta da duemila posti, il tabellone segnapunti luminoso, locali per le squadre ma anche il miglior sistema di illuminazione d’Italia dopo quello di Parma. Dotazione degna di un’inaugurazione in grande stile, alla quale partecipò addirittura la cantante americana Liza Minnelli.
Insomma, non c’è da sorprendersi se anni fa si ventilava la realizzazione di un sogno americano: nel 2013 il Diamante di Fondo Patti ‘rischiò’ di finire nel giro della Mlb (Major league baseball), il campionato più tecnico, ricco e famoso dello sport con mazza e guanto. Un amore nato proprio in occasione dei mondiali del ’98 ma evidentemente, date le condizioni attuali dell’impianto, mai del tutto sbocciato.
Humberto Novara, palermitano ex campione di baseball col Grosseto, è stato uno degli ultimi a calcare il campo del Diamante. E a mantenerlo vivo a proprie spese. “Irrigazione, illuminazione, impianto elettrico, guasti e acquisti vari: tutte spese a cui provvedevamo noi”, racconta, ricordando un periodo di fermento nel movimento del baseball cittadino: “Ormai si tratta di undici anni fa, ma era un periodo in cui tutte le società palermitane erano molto affiatate. Al Diamante ci allenavamo addirittura insieme. La mia squadra, la Athletics, era di un livello tra la serie A2 e la serie B. Poi però ci è stata tolta la terra da sotto i piedi, e ricordo un momento ben preciso in cui ci è stato negato di accedere perché si era deciso che il Diamante venisse adibito ad altre attività”.
“Hanno distrutto un gioiello e una grande possibilità”, commenta amareggiato Novara, che a questo proposito conferma le vecchie mire nate oltreoceano: “Il diamante era un obiettivo dei college, per le vacanze-studio, e delle squadre americane. Fra i New York Yankees c’era qualcuno disposto persino a comprarlo, con cui avevo contatti diretti. Non è mai andato avanti nulla – dice l’ex giocatore – perché nel settore pubblico non si trovavano interlocutori o perché più in là negli anni ho dovuto rispondere, con vergogna, che ormai il Diamante era devastato. Il baseball era una grande occasione e lo potrebbe essere tuttora, così come tante belle realtà sportive palermitane che non sono il calcio. Ma Palermo è sempre monotematica”.