RANDAZZO – Sopraffazione e intimidazione. La politica del terrore. La chiamano mafia rurale. Quella che avanza silenziosa tra roghi, sordide minacce, pascoli non autorizzati e sbarramenti di massi.
Il veleno della mafia rurale
Randazzo, con le sue fertili campagne dell’Etna, è un piatto ghiotto per i criminali che hanno la pretesa di impadronirsi di terre seminando paura. L’esistenza di chi aveva messo cuore e sudore in un pezzo di latifondo si è trasformata in un incubo.
Molte vittime sono produttori vitivinicoli. E purtroppo alcuni hanno deciso di alzare bandiera bianca e abbandonare. Perché quando qualcosa pare muoversi con sequestri, operazioni, arresti, poco dopo tutto ricomincia. Un circolo vizioso che pare non fermarsi mai.
Caso denunciato in contrada Nave
Risale a qualche giorno fa l’ultimo episodio che potrebbe essere collegato ai fenomeni delle tante barriere abusive create in modo rudimentale in molte campagne randazzesi. Ma questa volta, ignoti hanno colpito in Contrada Nave.
Alcuni massi sono stati posizionati proprio per bloccare l’accesso. Un caso già segnalato ai carabinieri della Compagnia di Randazzo che stanno svolgendo le dovute indagini. La pista della mafia rurale è quella privilegiata.
Il modus operandi
Il modus operandi, infatti, ricorda quello già utilizzato da alcun famiglie legate a consorterie mafiose locali (coinvolte in alcune inchieste, ndr) che – attraverso questi metodi – cercano di accaparrarsi terreni per il pascolo. Poi, aggirando i protocolli antimafia, tentano di ottenere i fondi europei dell’Agea.
Lo scopo criminale sarebbe quello di intascare contributi e finanziamenti. Ma dall’altra parte c’è anche quello di trovare pascolo per greggi e mandrie. Alcuni produttori, si ritrovano nei propri campi pecore e bovini. Un altro segno. Un’altra velata intimidazione.
Viticoltori nel mirino
Intere attività in questi anni sono state distrutte e vandalizzate. Con enormi perdite economiche per piccoli imprenditori agricoli. Porzioni di vigneti sono state incendiate o danneggiate. Molti i produttori vitivinicoli che hanno dovuto far fronte a ulteriori costi, oltre a già quelli esosi della vendemmia. C’è chi resiste e denuncia. Ma c’è anche chi ha gettato la spugna.
La pandemia poi ha già causato profonde crisi. Il ‘mostro’ invisibile della mafia rurale rischia di assestare il colpo ‘finale’. E per questo motivo che gli imprenditori non vanno lasciati soli. Ma non bastano le istituzioni. Le forze dell’ordine fanno la loro parte, ma denunciare significa dire no a questo sistema del terrore. Paura e omertà sono i primi concimi di questa mafia senza scrupoli.