Il Pd e la scorciatoia della sommatoria di voti - Live Sicilia

Il Pd e la scorciatoia della sommatoria di voti

Il nodo delle alleanze.
SEMAFORO RUSSO
di
3 min di lettura

“Mettiamo insieme il M5s, il Pd, +Europa, Azione, le forze civiche e di sinistra, senza rinunciare a Italia Viva e provando a tirare dentro anche l’Udc, Cantiere popolare e, se ci starà, pure Forza Italia. Una grande coalizione riformista per vincere le amministrative di Palermo, le scadenze elettorali successive e liberare il Paese dall’incubo del sovranismo”. Lo ha dichiarato il deputato nazionale del PD Carmelo Miceli in un’intervista rilasciata a Roberto Immesi. Stimo l’onorevole Miceli ma comincio a tremare quando in prossimità di elezioni si ripropone per bocca di alcuni esponenti del PD il medesimo ritornello, mettere insieme tutto e il suo contrario (lo chiamano “laboratorio politico”) indipendentemente da storie, valori, visioni e opzioni programmatiche al fine di scongiurare la vittoria dell’avversario, il trionfo dell’incubo sovranista. L’unica eccezione, meglio, l’unica esclusione ammessa, ovviamente in quanto raffigura concretamente l’incubo sovranista, riguarda la Lega di Salvini. Peccato che una delle forze politiche con cui formare la “grande coalizione riformista”, Italia Viva di Renzi, propone invece il modello Draghi dove la Lega spadroneggia allegramente minacciando quotidianamente il Governo. Anche in Sicilia il Carroccio potrebbe essere una valido interlocutore se, a sentire Nicola D’Agostino capogruppo di Iv all’Ars, capace di rinnovarsi. In cosa dovrebbe consistere precisamente tale rinnovamento non è dato saperlo.

L’onorevole Giancarlo Cancelleri del M5S non ha escluso il dialogo con i cosiddetti moderati fissando, però, un principio purtroppo ignoto alla politica in genere, figuriamoci siciliana: la coerenza e il rispetto degli elettori: “Non abbiamo preclusioni nella discussione con i moderati ma certamente con chi sta al tavolo del governo Musumeci non è possibile”. E qui casca l’asino caro onorevole Miceli, Cancelleri ha ragione da vendere. Com’è possibile, infatti, sorvolare sui seguenti aspetti fondamentali? Il primo: non puoi allearti con chi fino a ieri contrastavi; delle due l’una, o il contrasto era autentico, e non si capisce come può essere superato soltanto in nome di una caotica crociata anti-sovranista, oppure non lo era, e allora perché ci si è presentati alternativi dinanzi agli elettori? Secondo aspetto: cosa vuol dire “moderati”, “centristi”,  “riformisti”? Chi sarebbero esattamente i “conservatori” da convertire al “riformismo”? Forza Italia? Renato Schifani, consigliere politico di Silvio Berlusconi, non pare entusiasta: Forza Italia vuole restare nel vecchio centrodestra, ha sentenziato, e non vuol sentir parlare di alleanze con il PD sostenitore di Crocetta e tanto meno con i “giustizialisti” del M5S.  La sensazione è che si usino disinvoltamente dei termini a mo’ di scatole vuote per metterci dentro ciò che serve ad ogni appuntamento elettorale, a prescindere dagli schieramenti pregressi. Non funziona, basta leggere le sigle citate da Miceli per renderci conto che l’Udc e Cantiere popolare, insieme agli autonomisti di Raffaele Lombardo e a Idea Sicilia di Roberto Lagalla, oggi non a caso seduti al tavolo di Nello Musumeci, hanno sempre marcato la loro appartenenza, non importa se per calcoli elettorali, al centrodestra e francamente disturberebbe rivederli su un fronte largo senza identità, ammesso che abbocchino, ancora e unicamente per calcoli elettorali. In conclusione, penso che bisognerebbe smetterla con gli ammiccamenti tra apparati e piuttosto attivare un solare confronto con i cittadini sulla base di coalizioni chiare, unite da valori comuni o assimilabili, con un programma e dei candidati credibili. Se chi scrive ha ultimamente insistito su un asse preferenziale tra PD e M5S, attorno a cui possono confluire con pari dignità soggetti di sinistra e liste civiche (vere, non maschere di partiti o di singoli dirigenti politici) è per un semplice motivo. La premessa per vincere è convincere, specialmente i tantissimi cittadini che ormai non votano da anni.

Il sovranismo antieuropeista, intollerante, estremista e fascistoide si scaccia con le idee, la limpidezza delle proposte politiche e programmatiche. Si deve costruire l’altra sponda non un indistinto pantano, di chi crede in una Europa animata dalla solidarietà e in un mondo in cui combattere le discriminazioni, le diseguaglianze, il profitto selvaggio a danno dei diritti e della cura dell’ambiente. Le solite scorciatoie, tentare di sommare voti comunque e dovunque, mortificano una politica già parecchio mortificata di suo e potrebbero riservare brutte sorprese all’apertura delle urne. 

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