PALERMO – Respinto la richiesta di arresto. Giovanni “Johnny” Giordano non andrà in carcere. Lo storico capo degli ultrà del Palermo resta indagato, ma a piede libero, per concorso esterno associazione mafiosa. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame che ha respinto il ricorso della Procura contro la decisione del giudice per le indagini preliminari di non accogliere la richiesta di misura cautelare.
Il collegio presieduto da Antonia Pappalardo depositerà le motivazioni del provvedimento entro 45 giorni. Giordano è difeso dall’avvocato Giovanni Castronovo.
Il giudice per le indagini preliminari Filippo Serio lo aveva inquadrato come un soggetto contiguo ad alcuni mafiosi, a cui si è rivolto per dirimere controversie varie, ma non ha contribuito a rafforzare il potere di Cosa Nostra. E così non finì in carcere assieme agli altri dodici indagati nel blitz dei carabinieri dello scorso marzo.
Giordano (fondatore delle Brigate Rosanero) e Giorgio Mangano, sono considerati dalla Procura la cerniera fra il tifo organizzato e i boss. Si parla di incontri, vendette, pestaggi, guerra all’interno della tifoseria rientrata dopo l’intervento dei mafiosi.
Anche per Mangano, difeso dall’avvocato Antonio Turrisi, il Riesame ha respinto la richiesta di arresto.
Giordano e Mangano sarebbero stati i punti di riferimento delle famiglie all’interno dello stadio e della curva, coloro che recuperavano pure i biglietti omaggio per i clan.