PATERNO’ – Sarebbe stato capace di uccidere la sorella con due colpi di pistola alla testa. Due spari da una pistola 7.65. L’avrebbe ammazzata e poi gettata in un pozzo per riscattare l’onore della famiglia Alleruzzo, che sarebbe stata macchiata dai tradimenti al marito con altri uomini. Uomini che sarebbero stati considerati rivali del clan. A quasi 30 anni di distanza, i carabinieri – coordinati dalla Procura di Catania – hanno fatto luce sull’efferato delitto di Nunzia Alleruzzo, figlia di Pippo (deceduto da qualche anno) e sorella di Alessandro, il suo assassino. I militari della Compagnia di Paternò hanno fatto scattare le manette nei confronti del 47enne accusato di omicidio pluriaggravato.
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L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Catania è arrivata a seguito della riapertura delle indagini partite dall’input delle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia. Francesco Bonomo già nel 1999 aveva indicato un nome preciso. Il pentito avrebbe saputo da Antonio Giuseppe Caliò e Giovanni Messina che l’omicidio di Nunzia Alleruzzo sarebbe stato commesso dal fratello Alessandro proprio per le relazioni extraconiugali della donna. La famiglia mafiosa, secondo un arcaico concetto, sarebbe stata disonorata dai suoi comportamenti.
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Quanto narrato da Bonomo è stato confermato da Caliò, entrato nel programma da qualche anno, che avrebbe raccolto la confessione dello stesso Alessandro Alleruzzo. Ma è stato Orazio Farina a dare la svolta definitiva. Non solo ha fornito una ricostruzione aderente a quelle precedenti, ma ha anche raccontato che tra gli amanti di Nunzia ci sarebbe stato Giovanni Messina, nemico del clan e indicato come quello che avrebbe ucciso la moglie di Pippo Alleruzzo e avrebbe avuto in progetto di uccidere anche il fratello.
Il cerchio si è chiuso solo pochi mesi fa, quando i carabinieri hanno convocato a Paternò diversi familiari di Santa Alleruzzo. Racconti con molte ritrattazioni, indicazioni addirittura superflue e per questo ritenute dagli investigatori “sospette”.
Inoltre, nel carcere di Asti, il boss Salvatore Assinnata e Giovanni Messina hanno commentato l’articolo di LiveSicilia – pubblicato il 9 febbraio scorso- proprio sulla svolta delle indagini sull’omicidio di Santa Alleruzzo. “Mi rissi…o iddi pavunu…e Alessandro è il mandante…ehh…ammazzau…ehh”. Una frase che non lascia dubbi secondo gli inquirenti.
Alessandro Alleruzzo è il figlio i Pippo Alleruzzo che tra gli anni 70 e 80 ha “guidato” il clan paternese di Cosa nostra. Gruppo mafioso protagonista di molte faide cruente e sanguinarie. Quando gli hanno ucciso la moglie e poi il figlio Santo ha deciso di collaborare. Anche se poi ha fatto un passo indietro. Alessandro è il cugino di Santo Alleruzzo, ‘a vipera arrestato nell’ultimo blitz dei carabinieri “Sotto Scacco”. Durante i permessi premio il nipote del capomafia avrebbe organizzato summit e direttive del clan.
Santa Alleruzzo è scomparsa il 30 maggio 1995, l’ultimo a vederla fu il figlioletto di 5 anni. Si era allontanata con il fratello Alessandro. Il viaggio verso la morte. Per tre anni non vi fu traccia. Il 25 marzo del 1998, ai carabinieri arrivano alcune telefonate anonime che indicavano il luogo dove avrebbero trovato i resti di un cadavere. In un pozzo nelle campagne di Paternò vicino all’abitazione di Pippo Alleruzzo, dove pochi anni fa è morto, i militari hanno trovato i resti ossei di un corpo. In particolare un teschio con due fori causati da due proiettili. L’esame del Dna permise di arrivare all’identità di Nunzia Alleruzzo. Pare che quelle chiamate anonime al 112 siano state imposte da Santo Alleruzzo al nipote Alessandro, al fine di dare una degna “sepoltura alla sorella”. La giustizia è arrivata 26 anni dopo.