Non sappiamo dov’è, ma sappiamo sempre di più chi è. Non abbiamo il suo corpo chiuso a chiave, abbiamo la mappa del suo corpo libero, forse per poco. Messina Denaro è ancora inafferrato, eppure meno ignoto. Cosa possono fare le guardie quando il ladro sfugge alle reti tese in ognidove? Le guardie sanno che è questione di tempo, certo. Sanno che nessun pesce è talmente guizzante, che tutte le squame latitanti prima o poi conosceranno l’intramatura della catturandi. E nel frattempo, per saperne di più? Nel frattempo si raccolgono indumenti, spazzolini, capelli dei parenti di Matteo Messina Denaro. Si cesellano le gocce di saliva. Si conserva il pulviscolo dell’identità come un tessuto raro o una reliquia preziosa della Terrasanta. Quando lo prenderanno, se anche avesse cambiato il viso, i connotati meno visibili, la ragione sociale del suo incedere, l’orma del suo passo e dei suoi occhi, noi lo riconosceremo. Il Dna non mente. Ora che possiediamo il segreto della Primula Rossa, l’abbiamo già presa. Sappiamo che quando scatteranno le manette non ci saranno incertezze o menzogne. Non basteranno le professioni eventuali di innocenza. Il Dna siciliano non pratica l’omertà e vale più di tutti i disegnini che hanno tracciato il volto degli uomini ombra, per rivelarsi perennemente approssimativi.
Insomma, siamo già all’incasso di un anticipo sostanzioso. Il corpo di Messina Denaro è libero, la sua mappa è già in gabbia, tra le sbarre. Resterebbe da svelare il mistero dei misteri. Come si fa a inziare da esseri umani e a finire da boss?
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