La marcia di allontanamento prosegue. Spedita. Perché “il Lombardo quater non potrà che essere la fotocopia del Lombardo-ter”, con “effetti disastrosi”. E, postilla neanche troppo velata, senza l’Udc, che – dopo un flirt estivo breve come solo gli amori ferragostani sanno essere – sembra aver già abbandonato il tavolo delle trattative con Raffaele Lombardo. Perché, stando al segretario regionale dei centristi, Saverio Romano, “il nuovo collante al potere regionale non ha nemmeno il pudore e la decenza di chiamarsi lotta alla disoccupazione, aiuto alla famiglia, sostegno alle imprese, ma in modo infinitamente più modesto e strumentale ‘abolizione delle Province’”. Un feudo dell’Udc, che grazie a Giovanni Avanti (Palermo), Mimmo Turano (Trapani) e Franco Antoci (Ragusa) è seconda solo al Pdl per numero di presidenti in carica in Sicilia.
Saverio Romano, nella sua requisitoria contro l’asse Pd-miccicheiani-Lombardo, parte da elementi di programma. Ma non tralascia una vecchia questione politica, che resta sul fondo e dà la linea: “Qualche mese fa – attacca Romano – al grido di riforme e decuffarizzazione alla Regione si materializzò una maggioranza che diede vita ad una insolita alleanza tra guardie e ladri. Sappiamo come è andata: la decuffarizzazione è stata la coperta sotto la quale si è realizzata la più ignobile occupazione del potere regionale da parte di Lombardo e soci”.
La decuffarizzazione, interpretata secondo Romano come occupazione del potere, è il peccato originale. Da collegare alle riforme. Che, in realtà, secondo leader centrista non sono nient’altro che fumo negli occhi: “Sono uno spot per giustificare agli occhi dell’intero Pd la presenza in giunta di una sola parte di esso – spiega il segretario dell’Udc –. Oggi potremmo dire che dopo la sentenza Dell’Utri e l’indagine su Lombardo, elementi questi sui quali una parte del Pd ha ritenuto di dover moderare la prospettiva politica di un intero gruppo dirigente, siamo, come nel gioco dell’oca, tornati indietro”.
Romano, però, non ci sta a passare per il nume tutelare degli enti inutili. “Non che noi non condividiamo la riduzione delle spese e il taglio degli sprechi – prosegue – ma abbiamo già detto che prima di togliere funzioni alle Province che oggi risultano essere importanti, considerata l’asfitticità dei bilanci dei Comuni, bisognerebbe tagliare quegli sprechi che si annidano nelle consulenze inutili, nelle società regionali che fungono da discarica per professionisti-amici del proprio partito, eliminare quei privilegi della classe politica e della burocrazia non più sopportabili”. L’ascia di guerra è disseppellita.