Intervista a casa Lagalla, parla il sindaco

A casa del sindaco Lagalla: “Cara Palermo, ti amo alla follia” VIDEO

Chiacchierata sui fischi, sul lavoro, sul bis e sulle parole dell'arcivescovo
L'INTERVISTA
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7 min di lettura

“Prego, un caffè? Un tè freddo alla pesca….”.

La casa estiva del sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, offre confortanti slarghi d’ombra, in una giornata di canicola. Tutto è come deve essere. Le sdraio in giardino, la poltroncina, il Super Santos che rimanda a un immaginario degli anni Ottanta, le cicale in chiassoso sottofondo.

Tra i presenti. Il sindaco, appunto. Sua moglie, la cortese signora Maria Paola. Citazione affettuosa per Camillo: dolcissimo canuzzo della famiglia che non fa che leccare tutti, ricevendo cospicue carezze in cambio. Nella chiacchierata che segue si parla di Palermo. E scusate se non è poco, in una rilassata domenica d’estate.

Professore, cominciamo dai fischi al Festino. Lei ha manifestato un apprezzabile aplomb. Ma io penso che le abbiano fatto male.
“Certamente hanno prodotto in me una grande amarezza personale, non tanto per il fatto in sé”.

Perché, allora?
“L’impressione a caldo è stata quella di non essere stato capito, specialmente sul lato umano. Ti domandi dove hai magari sbagliato, nonostante la buona volontà e la passione che ti spinge a lavorare con l’entusiasmo di chi vuole creare un vero cambiamento. Ma poi…”.

Ma poi?
“A mente fredda valuti le cose nella loro reale portata e ti rendi conto di quanto mistificante possa essere la polemica politica. Nessuno è perfetto, però la malizia di certi attacchi è evidente”.

In cosa lei potrebbe fare meglio: visto che si è posto il problema?
“Forse nel metodo del racconto delle cose che stiamo facendo. Sull’impegno e sui risultati ho la coscienza serena da uomo, da sindaco e da padre. Lavoro sedici ore al giorno nell’interesse di Palermo. Vorrei aggiungere…”.

Aggiunga, sindaco.
“Tantissimi palermitani che incontro ogni giorno, anche quelli del Festino, chiedono il selfie, mi abbracciano, mi ripetono: sindaco vada avanti. La mole dei fatti non viene percepita nella sua interezza, perché non tutti sono attenti”.

Attenti a cosa?
“Rinfreschiamo la memoria. Quando mi sono insediato eravamo senza bilancio. Abbiamo realizzato il patto con lo Stato, recuperando l’agibilità economica. Palermo era una casa distrutta, da rimettere in sesto. E non c’erano risorse. Era un disastro”.

Un disastro?
“Sì, completo. Non c’erano i soldi, non dico per rifare una strada, ma per comprare una penna Bic. Si chiacchierava da anni di un accordo quadro per le strade da riparare, ma non c’era il bilancio, come dicevo. Non si poteva dare seguito ai tanti progetti europei che, in mancanza di una cabina di regia, si perdevano. Era possibile solo pagare gli stipendi, le utenze e poco più. Si prefigurava il dissesto”.

Ricordo.
“Avrei potuto dichiararlo per scrollarmi di dosso il passato, ma sarebbe stato un atto di protervia politica, con l’attribuzione di colpa a chi mi aveva preceduto. Avrei mortificato la città e i cittadini che avrebbero pagato in prima persona. L’iniziale proposta di riequilibrio prevedeva un innalzamento di tasse spaventoso, a cominciare dall’Irpef. Abbiamo rimesso i conti a posto. Siamo stati in grado di restituire già più del cinquanta per cento del debito, accorciando il tempo da venti a dieci anni. Da più di un anno non chiediamo le anticipazioni di tesoreria, con i relativi interessi. Paghiamo le nostre fatture, mediamente, in sedici giorni. Tutto in due anni e mezzo”.

Sì, ma…
“Mi permetta di continuare, direttore. Dal marzo del 2024, possiamo spendere. Stiamo asfaltando le strade, ci sono i soldi per reti idriche e fognarie, abbiamo assunto. Palermo sta imparando a programmare, ma dobbiamo capire che tutti siamo sulla stessa barca. Nel ‘Museo del presente’ campeggia una frase di Giovanni Falcone: ‘La maggioranza preferisce lamentarsi, piuttosto che fare’”.

Ecco, quando si parla di antimafia, gli oppositori le rimproverano un presunto legame perenne con Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri. Che dice a riguardo?
“La questione l’ho chiarita cento volte. Chi cavalcava il tema è rimasto deluso. Cuffaro lo conosco da quando, come medico, si trovava nell’istituto dove ero docente. Con Dell’Utri, mi pare da rettore, ho avuto dei contatti sull’argomento dei libri antichi che rappresentano la sua passione”.

Il dottore Cuffaro non esercita più…
“Ovviamente. Oggi rappresenta una forza politica compartecipe della gestione di molte amministrazioni, rispetto alle quali la Dc si assume la responsabilità dei suoi atti. Per inciso: è stata la forza politica che, quando si è trattato di esprimere l’assessore, mi ha dato correttamente una larghissima rosa. Io non subisco e non ho mai subito condizionamenti, per essere chiari. La mia amministrazione non ha mai schiacciato l’occhio a nessuno, né mai lo farà, in termini di collusioni di qualunque tipo. Abbiamo abbattuto, e siamo stati i primi, le tombe abusive dei mafiosi, tanto per ricordarlo. Nessuno ci aveva mai provato”.

Palermo ha superato l’emergenza del cimitero dei Rotoli.
“Una situazione indegna, la priorità da risolvere. Ho chiesto poteri commissariali per fare presto e mi sono stati concessi. Altri avrebbero potuto chiederli e li avrebbe parimenti ottenuti, In nove mesi è stata restituita dignità al pietoso ufficio dei morti. Stiamo ampliando le sepolture ai Rotoli e a Santa Maria di Gesù. Attiveremo un secondo forno crematorio. Tutto è tornato in ordine”.

Parliamo della città e del problema della sicurezza, adesso. L’arcivescovo ha tenuto un vibrante discorso di denuncia. Lei è d’accordo?
“Credo che monsignor Lorefice non sia andato lontano dalla verità e da ciò che è giusto. Ma la condanna universale di tutta la politica, senza distinguo e senza speranza, può dare ai palermitani la sensazione che non ci sia un futuro. Il futuro c’è e sarà bello, se collaboreremo tutti. Palermo è la terza città italiana per occupazione digitale, la capitale nazionale dei nomadi digitali, tra il 2023 e il 2024 la spesa dei turisti è aumentata del 66 per cento. Se fosse una città insicura, lei crede che avremmo raggiunto simili risultati? Per le opposizioni è comodo gridare allo scandalo, eppure sono state la causa principale del disastro, lasciando macerie dopo dieci anni di governo. E non manca, inoltre, il cosiddetto fuoco amico…”.

Il problema della sicurezza esiste, mi pare innegabile.
“E’ innegabile che si tratti di un argomento con molti fattori da considerare. Ci vogliono rigore e capacità di sforzo corale. Lo ripeto spesso, rischiando anche di essere un politico atipico e antipatico a certa politica”.

Il problema, secondo lei, sindaco, c’è o no?
“Non si può negare che i reiterati episodi di violenza arrechino notevole preoccupazione. Io insisto sull’eccesso di percezione, perché i numeri affermano altro, ma non intendo sminuire il problema che di certo esiste. Noi dobbiamo a fare sempre meglio. Tuttavia, annoto che il sistema delle telecamere e la Control Room funzionano, infatti sono stati individuati i responsabili degli eventi criminosi. La situazione non è affatto fuori controllo”.

No?
“No. Avremo il potenziamento richiesto delle forze dell’ordine. Al 31 luglio saranno disponibili altre 220 telecamere e altre 400 entro fine anno. La vicinanza del ministro Piantedosi è concreta, l’attuale prefetto è un eccellente regista della risposta sul campo, sa quello che fa. E’ necessario agire su due livelli: quello immediato e quello che ci porterà a diminuire le condizioni di base”.

Cioè?
“Mi riferisco al disagio economico e sociale, alla mancata inclusione. La soluzione passa per la rigenerazione urbana. Stiamo portando avanti, ancora una volta per primi, un impegno massiccio per la riqualificazione delle periferie al Sud: Sperone e Brancaccio, come al Nord: Borgo Nuovo e Zen, grazie a fondi Gescal bloccati da sedici anni. Stiamo procedendo con la riqualificazione della costa Sud. Ma abbiamo bisogno della fiducia dei palermitani e che tutti diano una mano col rispetto delle regole. La differenziata cresce, però, se uno butta i rifiuti ovunque…. Mi permetta di continuare”.

Prego.
“Siamo intervenuti nella vicenda delle case popolari e degli occupanti abusivi. Con la Control Room funziona benissimo la prevenzione degli incendi. Si figuri che l’osservazione del fumo sospetto ci consente perfino di individuare innocue e pacifiche grigliate”.

Tra poco, le chiederò, sindaco, un video-messaggio alla città. Intanto, l’ultima domanda: sarebbe conveniente scommettere su un Lagalla-bis?
“Sono convinto che il percorso abbia bisogno di continuità. Mi piace pensare di potermelo intestare con i partiti e la coalizione a cui chiedo attenzione e lealtà rispetto ai patti politici capaci di visione e mai scellerati. Dal canto suo, anche la politica deve riflettere e valorizzare la sua funzione di servizio, perché sbaglia se si ferma alla tattica e ai mezzucci”.

C’è chi, anche se non lo dice apertamente, ritiene che fare il sindaco di Palermo sia una pazzia, per l’enormità dei guai da affrontare. Sarebbe una pazzia bis?
“’L’elogio della follia di Erasmo da Rotterdam’ è un’opera che amo molto. Come amo la nostra Palermo. Sì, alla follia”.

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