‘A fuoco il coprifuoco’: è il nome, “volutamente provocatorio”, dell’iniziativa che Confcommercio Sicilia intende attuare di concerto con Fipe Sicilia per “dire basta a una scelta che comprime gli orari, con la previsione di fare chiudere i pubblici esercizi alle 22 in piena estate, favorendo comportamenti disordinati e opposti”.
“Non è disobbedienza civile”
“La nostra non è disobbedienza civile – sottolinea il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti – ma il volere alzare la voce rispetto a un provvedimento inaccettabile, ancora di più in una terra come la nostra dove, in estate, con le elevate temperature, il periodo serale è quello scelto per cercare un poco di refrigerio, per ritemprarsi dalle fatiche giornaliere, per godere della brezza marina. E tutto ciò, naturalmente, va ad incrociarsi con le legittime aspettative degli operatori del settore che sfruttano questo periodo per accrescere i loro affari, un’attesa ancora più pressante dopo mesi e mesi di fermo”.
Parte la raccolta firme
Manenti annuncia che Confcommercio “avvierà, in Sicilia, una raccolta firme su Change.org tra i nostri associati” che metterà “a disposizione della nostra confederazione a livello nazionale per esprimere tutto il dissenso verso questa decisione che continua a penalizzarci in maniera forte”. Per il presidente di Fipe Sicilia, Dario Pistorio, la categoria “continua a pagare per colpe non nostre” ed “è esausta”. “Il settore dei pubblici esercizi – aggiunge – sta perdendo attività, costrette alla chiusura definitiva, e posti di lavoro. I danni economici sono ingentissimi. E tutto ciò determina un effetto a catena che procura un disagio sociale che diventerà sempre più difficile da sanare. Le scelte di quest’ultimo decreto sembrano punitive rispetto a quelle adottate in momenti più critici dal punto di vista sanitario. La Fipe ha sempre proposto gradualità e regole certe. Infatti, pur applicando rigorosi protocolli di sicurezza e garantendo il solo servizio al tavolo, oggi si ritiene che il problema sia l’utilizzo degli spazi interni. Tutto incomprensibile e, soprattutto, insostenibile per le nostre imprese”. (ANSA).