Abiti, Rolex e banconote... false | Affari lungo l'asse Napoli-Palermo - Live Sicilia

Abiti, Rolex e banconote… false | Affari lungo l’asse Napoli-Palermo

I sette arrestati nel blitz antimafia Jafar di Misilmeri

Le intercettazioni del blitz antimafia che ha portato a sette arresti a Misilmeri (clicca qui per leggere il servizio di cronaca), svelano i retroscena di una serie di traffici sull'asse Sicilia-Campania. La storia comincia la mattina del 10 febbraio 2014, quando una Wolkswagen Golf partita da Palermo sbarca al porto di Napoli.

Operazione Jafar - LE INTERCETTAZIONI
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PALERMO – Una Wolkswagen Golf la mattina del 10 febbraio 2014 parte da Palermo e sbarca al porto di Napoli. A bordo ci sono Gaetano Pravatà e Alessandro Badami. Il primo è stato arrestato nel blitz antimafia di Misilmeri, il secondo in cella c’era già finito un anno fa. Ad attenderli trovano Vincenzo Aniello Ferrentino, un pregiudicato napoletano che Pravatà ha conosciuto durante un periodo di comune detenzione nel carcere di Poggioreale. Gli farà da cicerone durante il soggiorno campano. Nessuno immagina che a seguirli ci sono pure i carabinieri del Nucleo investigativo.

Ferrentino ha un contatto con “uno di Secondigliano, è uno che vende… la cocaina… “. L’incontro fra Pravatà e il gancio napoletano avviene all’indomani mattina a Melito di Napoli, che Ferrentino non fa fatica a definire “lo Zen di Palermo”. Poi si spostano nel tristemente noto alle cronache rione di Scampia dove, per stessa ammissione di Alessandro, è diventato difficile spacciare per la presenza delle forze dell’ordine. Il problema si risolve facilmente, però, spostandosi a Miano, altro quartiere di Napoli dove è possibile reperire qualsiasi tipo di droghe sintetiche: “Queste sono caramelle forti…. qua trovi quello che vuoi, cioè …tutto quello che esiste… ecstasy, pasticche, crack … ”.

In macchina non si parla solo di droga, ma anche di sigarette di contrabbando, vendute “ventisette euro le Pall Mall blue e trentacinque le Marlboro”. E si parla pure di banconote. “… per i soldi falsi invece come siamo combinati… dieci, cinquanta, quali?”, chiede Pravatà. Alessandro risponde: “… da venti di più, perché le cinquanta si guardano, si girano… però si vede… se non te li riesci a levare subito, più si fanno vecchi, più la carta si vede”. Alessandro non è l’ultimo arrivato, ma bene inserito nel clan Lo Russo che fa parte degli “scissionisti”.

Visto che si trovano nel regno della moda taroccata decidono di approfittarne. E così durante il viaggio di ritorno, lungo l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, hanno la macchina piena di merce con i marchi contraffatti. Alcuni pezzi, ad esempio gli occhiali da sole, sono per i regali ai parenti che li aspettano a casa: “Si vedono che sono contraffatte Alessà?; “Non è che si vede, uno che lo sa”; “Gucci è una marca buona, vero Alessà? Per un paio di occhiali Gucci quanto ci vogliono?”; “… dipende… centocinquanta, duecento… io ho visto occhiali Hogan…”.

Non escludono, però, di mettersi in affari con la merce fasulla: “… io ho un amico che ha la gioielleria…gli mette due tre Rolex fasulli in mezzo a quelli buoni, capito? Ha la garanzia… quando tu ne hai venti originali perché ce l’hai tu… ce ne infili uno… prendi quello e glielo dai”. “Napoli è Napoli”, dice d’altra parte, Pravatà alla moglie: “Ci sono giubbotti, tutto, tutto. È qua la mamma di ‘ste cose… qua ci vogliono, qua ci vogliono solo soldi per comprare cose…

Il 22 febbraio 2014 Alessandro contatta telefonicamente Pravatà: “… ci sono le magliette che tu l’altra volta mi hai chiesto fino a poco fa costavano 20 euro a soli 6 euro ma sono belle le devi stoccare almeno 150/200 fammi sapere e un vero affare”. Secondo l’accusa, è andato in porto l’affare delle banconote, così come conferma Pravatà in un’altra intercettazione: “Ora vado a prendere i piccioli falsi…”.

Piccioli per un totale di duemila e seicento euro che, tornati in Sicilia dopo un nuovo viaggio in Campania, i due indagati iniziano a spendere: “… cinquanta… quaranta così e dieci euro… no, non li guardano Giosuè (Pravatà è in macchina con Cucca ndr). Ed ancora: “… le chewingum mi sono comprato… mettili a capitale va… nei bar è più facile… troppo facile hai capito? … io penso che può essere che se porta mille euro in banca tutte a venti euro, può essere che passano pure in banca … hai capito perché non è che li mettono… hai capito cosa ti dico io?”.

Un altro test delle banconote false viene organizzato ai danni di un fruttivendolo di Misilmeri: “… qua … patate bollite non ne hai? No ne ha… no è vino mi sembrava olio… ci ha dato pure lo scontrino… sono troppo nuovi, stropicciali un poco…”. Stessa cosa fanno in altri negozi. A Lercara Friddi, però, il benzinaio è uno che i soldi falsi li sa riconoscere: “… aspetta guarda non ti scocciare, guarda che questa banconota è falsa”. Meglio girare alla larga.


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