CATANIA – “La rivoluzione in Italia non si può fare perché ci conosciamo tutti”. Lo diceva il grandissimo Leo Longanesi. E fin qui tutto va bene, poi però si arriva ad Acireale e il dossier del ballottaggio assume una vesta ancor più immediata, anzi familiare. Perché a sfidarsi sono addirittura due cugini. Parentela stretta, strettissima tra Michele Di Re (centrodestra) e Stefano Alì (cinque stelle). Ma ad Acireale, si sa, è difficile non avere vincoli privilegiati gli uni con gli altri. Nessuno escluso. Per fare un esempio veloce, quattro anni fa, il candidato sindaco del cartello Bene Comune era Michele Alì, fratello – oggi come allora – dell’esponente grillino. E quindi – oggi come allora – cugino di Di Re. Invertendo l’ordine dei fattori, il risultato non cambia. Che i due sfidanti attuali siano entrambi ingegneri elettronici, a questo punto, è solo un dettaglio di colore.
C’è un terzo punto di contatto tra loro, stavolta però squisitamente strategico: entrambi infatti non hanno sottoscritto alcun apparentamento tecnico in vista del voto di domenica. Restano quindi fuori dalla contesa gli altri tre partecipanti alla prima tappa della competizione: Rito Greco (centrosinistra), Giusi Brischetto (Lega) e il civico Nino Nicotra. E le rispettive coalizioni, ovviamente. Ciò significa che per il premio di maggioranza dovranno fare a guerra fino all’ultimo voto soltanto i pentastellati e gli uomini del centrodestra, zero speranze per gli altri. Intanto i due sfidanti hanno presentato le squadre di giunta al completo. Il team di Michele Di Re: oltre ai già designati Vincenzo Carbonaro, Giuseppe Esterini e Antonella Di Paola, si aggiungono Giuseppe Patané e Rosario Grasso. Stefano Alì cala invece il monocolore a cinque stelle: le new entry Alfio Cavallaro e Daniele La Rosa si vanno a posizionare al fianco di Palmina Fraschilla, Salvatore Pirrone e Carmelo Grasso.
Sulla squadra di Alì è scoppiato però il caso, perché la volontà del candidato sindaco era quella di recuperare l’ex assessore all’ambiente del governo a guida Roberto Barbagallo, Francesco Fichera. Ipotesi stoppata sul nascere dalla base del Movimento, che non tollera apparentamenti con altri schieramenti (anche in piena era giallo-verde). Da lì un clamoroso passo indietro. Evidentemente è ancora scottante e tutta da smaltire la vicenda giudiziaria che ha portato alla conclusione anticipata della scorsa sindacatura.
Dovranno fare dunque da soli, i due sfidanti. Neanche il supporto iniziale delle liste, a questo punto, varrà qualcosa. Le sette che hanno portato Michele Di Re a sfiorare la vittoria al primo turno, con il 38%, pesano poco o nulla sul piatto della bilancia. Difficile quantificare al secondo turno il peso trasversale dei main sponsor Basilio Catanoso (storico esponente di Forza Italia) e Luca Sammartino (deputato dem all’Ars). Gara in salita anche per Alì, impossibile prevedere se ad Acireale si ripeterà un nuovo caso Chiara Appendino, l’attuale sindaco di Torino che al ballottaggio scalzò Piero Fassino, arrivato nettamente in vantaggio al primo turno. L’esponente grillino parte dal 25%, e al netto del dato delle astensioni che si prevede già assai alto, è interessante sapere se riuscirà a colmare un gap a prima vista proibitivo. Vero è che alle scorse Politiche la città Acireale ha portato bene a M5s, con la vittoria di Giulia Grillo all’uninominale contro Basilio Catanoso e il campione di preferenze Nicola D’Agostino. Che fa lei oggi? Il ministro della Salute nel governo Giuseppe Conte. Appunto.