ACIREALE. Un’attività d’indagine lunga e serrata compiuta dai carabinieri tra i comuni di Catania, Aci Catena e Riposto conseguenza di alcune rapine messe a segno ai danni di alcuni esercizi commerciali. La quadratura del cerchio, alla fine, è arrivata nelle scorse ore con i militari dell’Arma che hanno dato esecuzione a sei provvedimenti restrittivi emessi dal Gip di Catania, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di altrettante persone ritenute, a vario titolo, responsabili dei reati di estorsione e violenza privata, aggravati per aver commesso i fatti avvalendosi delle condizioni previste dall’articolo 416 bis. In pratica, l’attività era finalizzata ad agevolare il gruppo mafioso “Santapaola-Ercolano”. I soggetti colpiti dalla misura cautelare sono: il 31enne pregiudicato Stefano Sciuto; il 37enne pregiudicato Carmelo Brancato; il 48enne G.C.; il 42enne S.C.; il 45enne pregiudicato Calogero Polisano; il 41enne pregiudicato Cirino Cannavò.
E tra le tante attività illecite svolte dal gruppo, il principale interesse criminale aveva quale scopo il controllo e la gestione di alcune attività economiche connesse indirettamente all’espletamento dei servizi svolti dal Presidio Ospedaliero Santa Marta e Santa Venera di Acireale: si fa riferimento, in particolare, al servizio di trasporto, attraverso le ambulanze dell’associazione Onlus “Il Gabbiano”, delle salme di persone appena decedute all’interno del nosocomio acese nonché l’organizzazione del relativo servizio funebre per mezzo del collegamento con la ditta “‘Onoranze funebri Grasso”, ditta imposta dagli indagati ai privati e ai familiari del defunto, con successiva divisione degli utili.
Gli stessi medici, poi, venivano costretti, in numerose occasioni, attraverso vere e proprie intimidazioni, ad effettuare in favore di elementi vicini al clan “Santapaola”, ovvero di loro parenti ed amici, prestazioni sanitarie esenti dal pagamento del ticket, effettuandole in regime di pronto soccorso dove, però, non sarebbe stato possibile espeltarle.
Attività illecite che richiedevano la costante ed assidua presenza di soggetti riconducibili all’associazione ‘Il Gabbiano” presso l’ospedale dove il gruppo dei sei arrestato dai carabinieri, nonostante i divieti sanitari, venivano a conoscenza dell’imminente o appena avvenuto decesso di un paziente. Veniva poi impedito con la forza ad altre eventuali associazioni Onlus operanti sul territorio di fornire il servizio del trasporto dei malati. Dalle indagini si riscontravano numerose azioni illecite di natura intimidatoria tipicamente mafiosa, svolte dal gruppo capeggiato da Stefano Sciuto e Camillo Brancato, collaborati dai fratelli S. C. e G. C. e da alcuni dipendenti della ditta “Il Gabbiano Onlus” sia nei confronti dei familiari dei deceduti presso l’ospedale, costretti dietro minaccia a fruire del servizio loro offerto, sia ai danni delle ditte concorrenti che manifestavano l’interesse ad espletare il medesimo servizio.