CATANIA – Acoset chiusa nel silenzio. Questo quanto afferma La Cisal FederEnergia, che attraverso una nota della Segreteria regionale del Sindacato manifesta contrarietà alla mancata risposta dal parte dell’amministrazione dell’Azienda (che eroga il servizio idrico) in merito alle numerose richieste di confronto e incontro delle Rsu prendiamo atto con vivo rammarico dell’atteggiamento dilatorio finalizzato a negare il confronto e l’accesso alle informazioni di carattere aziendale indispensabili per valutare l’andamento gestionale.
Nell’ultimo triennio l’amministrazione dell’Acoset Spa presieduta dal Presidente prof. Fabio Fatuzzo ha ripetutamente annunciato in vari articoli di stampa di aver avviato un percorso “virtuoso” volto al risanamento dell’Azienda che ha portato nel bilancio 2012 un utile d’esercizio.
Per dovere di cronaca riportiamo i dati di bilancio degli ultimi tre anni:
– Anno 2010 – Risultato di bilancio: – € 1.908.022
– Anno 2011 – Risultato di bilancio: – € 1.469.678
– Anno 2012 – Risultato di bilancio: + € 357.789
Per quanto riguarda l’utile dichiarato nell’esercizio 2012, occorre però precisare che il Cda dell’Acoset con delibera n. 27 del 28.02.2012 “Elaborazione Master Plan”, ha proceduto a rideterminare le tariffe rimodulando in aumento le fasce di consumo e i costi contrattuali, conseguentemente possiamo dedurre che l’utile d’esercizio è stato realizzato in gran parte attraverso i maggiori incassi dovuti all’incremento dei costi contrattuali che sono ricaduti sugli utenti.
Ovviamente, non potendo più effettuare ulteriori tagli sul bilancio e considerata la crisi di liquidità l’unica strada percorribile rimasta per risanare i bilanci era l’aumento delle tariffe e dei costi contrattuali, strategia che però a lungo termine rende l’azienda meno competitiva sul nostro territorio, non avendo più in molti paesi etnei serviti da Acoset, quel regime di monopolio di fatto a causa della presenza di altri acquedotti con tariffe più competitive e che assicurano un servizio più efficiente.
Ritornando ai dati consolidati del bilancio 2012 rileviamo oltre al pesante indebitamento dell’azienda, un considerevole ricorso alle consulenze esterne nonostante all’interno vi siano figure equipollenti di ruolo in servizio, senza tralasciare poi le consistenti perdite d’esercizio delle partecipate (Girgenti Acque, Hydro Catania ed altre società).
Non riusciamo a comprendere poi come l’Acoset, senza aver definito un piano industriale e un organigramma del personale certo possa deliberare un piano di 34 nuove assunzioni.
Abbiamo assistito per anni ad una lenta agonia di una azienda che non riesce a programmare un vero piano di risanamento basato sulla riduzione del debito e sulla crescita del fatturato senza gravare ulteriormente sui bilanci familiari degli utenti più che provati dalla crisi economica.
Avuto poi riguardo alla strana filosofia della Legalità – civile, amministrativa e penale – che regna nel fatato mondo di Acoset ci domandiamo a chi è “realmente” demandato il controllo di scelte istituzionali e societarie afferenti ad una azienda che è, e rigorosamente rimane, a totale partecipazione pubblica.
Ci domandiamo, ad esempio, com’è possibile che possa ricoprire il ruolo di Direttore Generale chi (l’ex parlamentare Fabio Fatuzzo) è stato condannato a due anni e due mesi di reclusione per gravi Delitti contro la Pubblica Amministrazione (passata al vaglio della Suprema Corte di Cassazione nel novembre 2012.) ed è stato interdetto dai pubblici uffici per la stessa durata temporale.
Ci chiediamo infine – circostanza formalmente segnalata da un nostro rappresentante a tutti i Sindaci dei Comuni titolari di quota Acoset, nonché a tutti i Responsabili della Prevenzione della Corruzione degli stessi Comuni – com’è possibile che sia stata non applicata anche la normativa sulla “inconferibilità”, ossia il Decreto Legislativo 39/2013 che vieta il conferimento di cariche ed incarichi dirigenziali a soggetti che siano stato condannati, sia pure con sentenza di primo grado.