Il femminicidio di Ada, la sorella in aula: “L’ho vista morire”

Il femminicidio di Ada, la sorella in aula: “L’ho vista morire”

In Corte d’assise, i primi testimoni al processo a carico di Filippo Asero, che massacrò l'ex compagna a coltellate.
CORTE D'ASSISE
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CATANIA. “Ero assieme a mia sorella quel giorno e l’ho vista morire”. Lo ha detto in aula la sorella di Ada Rotini, la quarantaseienne originaria di Noto uccisa barbaramente a Bronte, secondo le accuse, dal marito Filippo Asero da cui si stava separando, l’8 settembre del 2021. La donna ha deposto in aula al processo per l’omicidio, che è entrato nel vivo e riprenderà il mese prossimo, dinanzi alla Corte d’assise di Catania. Doveva essere la data della separazione dei due, si è trasformata nel giorno dell’orrore.

In aula sono stati sentiti i primi testimoni, ovvero, come detto, la donna, che sostanzialmente ha riferito di aver visto morire la sorella e ha puntato l’indice contro il presunto assassino. Quel maledetto giorno, era andata assieme alla vittima per recuperare alcuni oggetti a casa del marito, ma lui all’improvviso si sarebbe scagliato come una furia sulla vittima, uccidendola e poi tentando di togliersi la vita.

In aula poi ha deposto anche un carabiniere, che quel giorno stava transitando nella zona. Era fuori servizio ma si è avvicinato ugualmente, rendendosi conto di cosa stava accadendo, ed è intervenuto. Purtroppo era troppo tardi per salvare la donna. Al termine delle deposizioni la Corte ha rinviato tutto al 23 gennaio, per le altre deposizioni dei testimoni. La famiglia della vittima, si ricorda, si è costituita parte civile. Le parti civili, tra cui figura anche il centro antiviolenza Telefono Rosa Bronte, sono assistite dagli avvocati Giuseppe Cultrera, Samantha Lazzaro, Grazia Maisano, Laura Farkas, Valeria Sicurella e Antonella Cordaro.

Alla scorsa udienza era emerso che Asero, già mesi prima dell’omicidio, si sarebbe reso protagonista di atti di violenza e sopraffazione. È quello che aveva segnalato la donna, in una denuncia alle forze dell’ordine prodotta in aula dalla parte civile. Aveva denunciato, tra le varie accuse, di aver subito botte, minacce, insulti e un tentativo di spingerle la testa sott’acqua.


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