PALERMO – La notizia è giunta come un fulmine a ciel sereno, l’Hotel delle Palme di via Roma si avvia a chiudere i battenti. Ad annunciare la chiusura della storica struttura alberghiera del capoluogo è la holding Acqua Marcia Turismo che a Palermo ha in gestione, tra le altre, anche Villa Igiea e l’Excelsior Hilton. Per il gruppo immobiliare, tra i più antichi d’Italia, la scelta di cedere le strutture palermitane è dovuta alla crisi che ha colpito il settore e che lo scorso gennaio sfociò nell’avviamento di un concordato preventivo. A vedersi penalizzato da questa decisione è proprio il Grand Hotel et Des Palmes, struttura costruita per iniziativa della famiglia Ingham-Whitaker nel 1874 e trasformata poi in albergo di lusso e simbolo della Belle Èpoque palermitana dall’architetto Ernesto Basile nel 1907.
Nell’albergo, entrato a pieno titolo nella storia siciliana per aver ospitato negli anni personalità come il musicista Wagner, il pittore Renoir, il generale Poletti ma anche Maria Callas, Primo Carnera, e il sette volte presidente del Consiglio Giulio Andreotti. Tra gli altri eventi degni di nota le lezioni di politica impartite al suo interno da Francesco Crispi e la famosa la cena a dodici portate servita all’ex presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando. Un luogo famoso anche per essere stato prescelto dal gotha della mafia per summit entrati nella storia di Cosa nostra. L’ultimo è datato 1957, quando si riunirono nei salotti delle Palme i capi di Cosa nostra siciliana e i boss della mafia americana.
Ora lo storico albergo si avvia verso la chiusura per mancanza di imprenditori in grado di poter mantenere in vita la struttura. “L’hotel delle Palme – come si legge nella nota di Acqua Marcia – oltre a registrare forti perdite, infatti, necessiterebbe anche di ingenti investimenti per i quali mancano i capitali”. A completare questo quadro, già tragico di per sé, si aggiunge anche l’esubero del personale con circa 37 dipendenti su 41 che rimarrebbero senza lavoro.
I primi a nutrire perplessità sul proprio futuro sono gli stessi lavoratori dello storico hotel che fino a stamattina, in merito alla notizia della chiusura, si dicono all’oscuro di tutto: “Sappiamo della vicenda solo dai giornali – riferisce il concierge della struttura – noi intanto continuiamo a lavorare ma facciamo i dovuti scongiuri sull’eventualità di un licenziamento di massa”. Nessun commento dunque fra i diretti interessati che preferiscono glissare sulla questione in attesa di comunicazioni ufficiali dal gruppo Acqua Marcia.
Chi invece affronta con decisione l’argomento è il presidente della Federalberghi Palermo, Nicola Farruggio: “La notizia della chiusura, che coinvolge lo storico Hotel delle Palme, dà l’idea di come la Sicilia abbia toccato il fondo nel settore turistico. Prima di questa abbiamo già visto tante altre strutture chiudere, è il caso degli hotel Sole, Ponte e Artemisia. Sul filo del rasoio c’è anche il San Paolo Palace che ha salvaguardato i propri dipendenti ricorrendo alla cassa integrazione”.
Inutili, secondo Farruggio, si sono rivelati gli interventi messi in atto negli ultimi sei mesi: “Come Federalberghi abbiamo registrato un timido incremento del 30 per cento dei livelli occupazionali che, seppur notevole, non è servito a raddrizzare la situazione di completo abbandono in cui versano le strutture dell’isola. A questo – prosegue Farruggio – c’è da aggiungere un mancato abbassamento dell’Imu e dell’Irap che hanno costretto le società proprietarie a dover tagliare indiscriminatamente ogni tipo di spesa. L’unica soluzione percorribile sarebbe quella di attrarre capitali importanti dall’estero promuovendo un prodotto di qualità. In Sicilia, infatti, non esistono imprenditori pronti a rilevare attività di questo genere. Di questo e di altri problemi che investono il settore parleremo il 5 dicembre prossimo in una riunione indetta all’Astoria Palace di Palermo con l’assessore regionale al Turismo Michela Stancheris”.
A saltare facilmente all’occhio è dunque la grave situazione di crisi che vive il comparto alberghiero. Se è pur vero infatti che le più note mete turistiche dell’Isola come Noto, Taormina e Cefalù sembrano resistere ai colpi della crisi economica dall’altro lato invece il meridione in generale rimane il più colpito dal crollo dei visitatori, con Palermo tra le vittime di lusso. “Il settore del turismo che avrebbe dovuto trainare l’economia della nostra Isola – sottolinea Marianna Flauto, segretario generale Uiltucs Sicilia -, ha registrato una crescita delle presenze pari solo all’uno percento nell’ultimo decennio. Questo dato assume una prospettiva ancora più critica se si pensa che nell’ultimo anno la Sicilia ha ospitato circa novecentomila turisti, specialmente stranieri, contro i circa undici milioni che hanno visitato la Toscana nello stesso periodo”.
In una Sicilia che versa dunque in una situazione più che critica anche tra le principali città turistiche esistono importanti differenze. “La città più visitata è Messina – commenta ancora la Flauto –, seguita soltanto con un ampio margine di scarto da Palermo. Il problema, soprattutto per il settore alberghiero del capoluogo, è che il turismo delle principali città portuali tra cui Catania, Siracusa e la stessa Palermo è del tipo “mordi e fuggi”, animato dai viaggiatori delle navi da crociera che arrivano in città per poche ore, senza incrementare le presenze né negli alberghi né nei ristoranti”.
Alle stesse conclusioni giunge anche Calogero Vizzini, responsabile regionale Federconsumatori, che individua nella prossima chiusura dell’Hotel delle Palme “uno dei più forti segnali del fatto che la crisi economica ha colpito anche il settore del lusso”. Quello che questi anni di recessione hanno mostrato“ è stato infatti un progressivo trasformarsi del budget a disposizione delle famiglie italiane – spiega Vizzini – e di conseguenza anche del loro modo di fare turismo. Non si trascorrono più lunghe vacanze fuori da casa ma sempre più spesso si ricorre a brevissimi soggiorni di una o due notti al seguito di gruppi turistici che si spostano in pullman. Il fatto che negli ultimi anni il grosso della domanda turistica fosse costituito da stranieri non può che confermare un trend in picchiata. La vera soluzione – conclude Vizzini – sarebbe quella di una ristrutturazione dalle fondamenta del sistema di accoglienza, delle tariffe e dell’offerta turistica più in generale”.