Come sta Gianfranco Miccichè, dopo tante peripezie?
“Sto benissimo, mi sento in campo e in forze”.
Anche secondo lei il presidente Renato Schifani è il candidato naturale per il bis alla Regione, come dicono praticamente tutti nel centrodestra?
“Mi aspettavo la domanda…”.
Miccichè Gianfranco, segni particolari: highlander. Quando gli altri lo danno per politicamente sepolto, rispunta. Di altro bisogno non c’è per una sintetica biografia degli eventi trascorsi. Il presente e il futuro stanno nel tridente che condivide con Raffaele Lombardo e Roberto Lagalla, la nuova ‘cosa’ della politica siciliana.
…Allora, cosa risponde?
“Allora, io nei confronti di Schifani non ho mai avuto niente e l’ho sempre aiutato, parlando benissimo di lui con Berlusconi. L’ho appoggiato alla presidenza del Senato, l’ho sostenuto. Poi è successo quello che sappiamo”.
Una sorta di conflitto senza quartiere, che abbiamo raccontato a puntate.
“Mi hanno messo nelle condizioni di andargli contro”.
Chi?
“Una cricca. Nessuno mi ha chiesto scusa e non m’importa. Parliamo di politica”.
Parliamo di politica.
“Non c’è dubbio che Renato Schifani è un presidente della Regione che sta ottenendo risultati. Alcuni non sono dovuti alla sua gestione, ma i dati sono chiari e positivi. Lui è bravo, anche ad avere fortuna”.
Ma secondo lei…
“Io non mi ci metto, non ci voglio più entrare, va bene? Il tempo in cui indicavo i presidenti è finito. Voglio pensare alla felicità dei miei amici e della Sicilia. Farò l’inferno per quello in cui credo”.
In cosa crede?
“Credo nei diritti civili e mi batterò contro l’autonomia differenziata”.
Ognuno di voi del tridente ha una caratteristica specifica, in pregi e in difetti. Riferiscono di lei che sia troppo impulsivo, però generoso.
“Certo, lo sono. E ho pagato per questo. C’è gente che ho portato in alto e che poi magari mi accusa senza motivo. Sa cosa mi disse Alberoni?
No.
“Chi tradisce ha bisogno di costruirsi un alibi”.
Miccichè, Lombardo e Lagalla. Siete un’associazione temporanea per raggiungere uno scopo e poi tanti saluti? Qualche sussurro, forse malevolo, ritiene che sia così.
“Noi siamo qui per fare il bene della Sicilia, per avere un impatto positivo. Il bene della Sicilia è il centro del discorso, come ha scritto proprio lei. Abbiamo competenza, esperienza e siamo bravi. Possiamo essere decisivi”.
La collocazione definitiva è il centrodestra?
“Oggi immaginare qualcosa di diverso sarebbe un errore. Ma nessuno può dire che si resterà legati a un progetto, comunque vada. E poi nel centrodestra attuale, a livello nazionale, ci sono delle esagerazioni. Aggiungo…”.
Aggiunga.
“Io, in passato, avevo pure pensato di andare con la sinistra, ma non è successo e non c’è motivo che succeda. Però, non chiudo nulla in partenza”.
Lei come vorrebbe che si chiamasse ‘la creatura’?
“Con un nome che abbia dentro la Sicilia, il Sud e la parola ‘forza’. Mi piacerebbe tornare alle origini, a bei momenti che ho vissuto. Ma…”.
…Ma?
“Decideremo insieme, sarà essenziale restare uniti, perché le persone ne hanno abbastanza di divisioni. Sono altruista, dice bene chi mi definisce così: è un modo per diventare leader”.
Da chi l’ha imparato?
“Da Silvio Berlusconi, il mio maestro, l’amico fraterno che ho in mente ogni minuto”.
E se questo nuovo valzer durasse una sola stagione, sussurrano ancora i malevoli?
“Sono sicuro che dureremo di più. In caso contrario, sarà stato bello se avremo ballato bene”.
In conclusione, Gianfranco Miccichè ha qualcosa da dire a qualcuno?
“No, è Natale. Aspetterò giorno venti dicembre per scambiare gli auguri con i miei amici, compreso il presidente Schifani”.