Agata riabbraccia Catania | Tra fede e misure di sicurezza - Live Sicilia

Agata riabbraccia Catania | Tra fede e misure di sicurezza

La ricorrenza del martirio. L'uscita dal Duomo. La messa dell'aurora e l'omelia dell'Arcivescovo.

Il giorno della Santa
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11 min di lettura

CATANIA. Quest’anno è già stato diverso da tutti gli altri anni. E’ stato, del resto, il seguito inevitabile ai fatti dello scorso maggio accaduti a Torino, dove una ragazza è morta ed i feriti sono stati a centinaia per la calca in piazza. Anche Catania ed anche la festa di Sant’Agata costrette a mettere in pratica la circolare del capo della Polizia Franco Gabrielli limitando al ribasso la partecipazione del pubblico alle manifestazioni. Già per tutta la giornata di ieri le code e le attese non sono mancate: all’aurora (per la tradizionale ed irrinunciabile Santa Messa: GUARDA LA GALLERY) all’interno del Duomo l’entrata è stata “riservata” a 2500 devoti. Ordine categorico. Per tutto il resto della Festa, invece, non più di 4500 persone.

La Santa Patrona in viale Libertà

La Santa Patrona in viale Libertà

Al Duomo vi è un’entrata unica: quella dalla piazza. Mentre le uscite sono le tre porte laterali della Cattedrale. In mezzo a tutto questo, vi sono postazioni mediche e per i disabili. E, ancora: stalli di sosta per le candelore, corridoi per facilitare e gestire controlli ed eventuali emergenze.

Una festa più ordinata, dunque. Tutto ciò non ha, comunque, fermato la fede e la devozione di una città che – come sempre – si ferma nei tre giorni clou. Quella di ieri è stata una giornata intensa e piena: dalla processione della cera alla “sfilata” della carrozza del senato fino ai fuochi di ieri sera.

IL DISCORSO DI MONSIGNOR SCIONTI ALL’USCITA DALLA CATTEDRALE:

Carissimi concittadini catanesi, e quanti ci seguite attraverso i mezzi di comunicazione da tante parti dell’Italia e oltre: Sant’Agata è in mezzo a noi!
La giovane Agata si è svegliata presto questa mattina e si è rallegrata di incontrare i suoi amici devoti attorno all’altare per la celebrazione della Messa mattutina domenicale e adesso è pronta ad intraprendere il cammino per le nostre strade. Attraverso le sue reliquie, qui esposte e custodite, si rende presente a ciascuno ed ha certamente qualcosa da dire a noi che ci stringiamo intorno a lei. La giovane Agata è innanzitutto vicina ai giovani numerosi in questa piazza e tra i cordoni del fercolo.
Agata, giovane per i giovani, si rivolge oggi a tutti e noi, pastori e popolo insieme, ci mettiamo in ascolto del suo messaggio.

Il Papa ci chiede di prepararci al prossimo Sinodo dei vescovi (ottobre prossimo) mettendoci in atteggiamento di ascolto nei confronti dei giovani, dunque mettiamo attenzione alla parola e alla testimonianza di vita della giovane Agata, facciamo memoria del suo martirio.
Le virtù umane di Agata, la fede di Agata, il coraggio di Agata ci indicano la via attraverso la quale possiamo raggiungere la felicità che tutti giustamente desideriamo.
Sappiamo tutti che il nome di Agata significa “Buona” e così Ella si presenta a noi: Agata-Buona.
Mi piace pensare ai genitori di questa nostra concittadina che nel dare il nome alla propria bambina auspicavano che potesse diventare, crescendo, una donna dal tratto buono, donna buona. Questa stessa speranza hanno in cuor loro i genitori che alla nascita di un figlio/a gli/le danno il nome auspicando per lui/lei il meglio nella vita! Agata-Buona coltiva in cuor suo il sogno e le speranze dei genitori e nell’incontro con Gesù scopre che la possibilità unica di essere “Buona” è stare con Lui: “La mia persona è saldamente legata a Cristo […] La massima libertà e nobiltà sta qui: nel dimostrare di essere servi di Cristo ”.

Gesù solo è Buono e chi sta con Lui può essere buono. Nell’incontro di fede con Gesù Agata scopre che può realizzare la sua vita, può realizzare quello che il suo nome significa rimanendo legata saldamente a Cristo Signore. Come il tralcio è legato alla vite Agata è legata a Gesù, è sua amica, non lo lascia, non lo tradisce, non smette di rimanere con Lui neanche nelle violenze che subisce, anzi è proprio in questo stare unita saldamente a Gesù che trova il coraggio per una ferma scelta di vita: “Io confesso Cristo con le labbra e con il cuore, non cesso giammai di invocarlo”.
Agata ci insegna che essere buoni oggi si può! Essere fedeli a Cristo oggi si può! Essere coraggiosi nelle scelte della vita oggi si può! Le virtù della bontà, della fedeltà, del coraggio nelle scelte si acquisiscono e si realizzano pienamente nell’incontro con Gesù. È la fede in Cristo, vissuta nella comunità cristiana, che ci abilita a fare scelte coraggiose come quelle di Agata: non ha paura dei potenti, non ha paura del dolore e della sofferenza, non ha paura della morte. Non è una donna paurosa, è una donna coraggiosa, piena di speranza e di vita: “Ho per Salvatore il Signore Gesù Cristo. Con la sola parola cura ogni ferita. La sola sua voce tutto ristora”. Facciamo nostra questa certezza di Agata e iniziamo il nostro cammino insieme a Lei per le vie della Città nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Camminiamo con amore e rispetto. Con fede e devozione a Cristo, nella Chiesa gridiamo e sempre grideremo:

CITTADINI …. W S. AGATA!!!

L’OMELIA DI MONSIGNOR GRISTINA ALLA MESSA DELL’AURORA:

FRATELLI E SORELLE NEL SIGNORE,
qui presenti in Cattedrale o con noi collegati tramite i mezzi di comunicazione Distinte Autorità,

La tradizionale e da noi tanto attesa “Messa dell’Aurora” ha quest’anno un contesto prezioso che dobbiamo subito evidenziare. Oggi è domenica, il giorno del Signore Risorto e di conseguenza il giorno della Chiesa, della famiglia, il giorno della gioia, del riposo e della solidarietà. Perché dobbiamo sempre più rispettare, vivere e proteggere la Domenica in tutti i suoi aspetti a partire dalla partecipazione alla Santa Messa? Le risposte sono state sempre numerose ed importanti. Possiamo dire che costituiscono il commento a quanto leggiamo nel Vangelo di Giovanni: “La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato … venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi». Detto questo, mostrò loro le mani ed il costato. Ed i discepoli gioirono nel vedere il Signore” (20, 19-20). I discepoli di Gesù, fin da principio, hanno voluto conservare il ricordo di quell’incontro gioioso per renderlo attuale sempre ed ovunque. Lo facciamo anche noi oggi, domenica 4 febbraio 2018, insieme alle sorelle e ai fratelli che onorano il giorno del Signore. Lo facciamo con le parole usate da un Prefazio che illustra egregiamente il significato della domenica: “Oggi la tua famiglia, riunita nell’ascolto della Parola e nella comunione dell’unico pane spezzato, fa memoria del Signore Risorto nell’attesa della domenica senza tramonto, quando l’umanità intera entrerà nel tuo riposo. Allora noi vedremo il tuo volto e loderemo senza fine la tua misericordia …” (Prefazione delle domeniche del Tempo Ordinario X).

Queste belle sottolineature non ci distraggono dalla nostra devozione nei riguardi di Sant’Agata, che rivediamo dopo l’incontro del 17 agosto scorso. Sant’Agata, infatti, è contenta di vederci qui numerosi e devoti e, se siamo attenti, questa mattina ci dice: dovete fare così ogni domenica, come facevo io quando gustavo qui, a Catania e insieme agli altri cristiani, la gioia della domenica. Sappiamo che allora partecipare all’incontro con Gesù Risorto poteva costituire pericolo di perdere la vita a causa delle persecuzioni. Come frutto speciale di questa partecipazione alla Messa dell’Aurora, chiediamo a Sant’Agata di ottenerci la grazia e il dono di valorizzare bene la domenica, fino al punto da fare nostre le parole di alcuni martiri cristiani che, cinquant’anni dopo la morte di Agata, potevano proclamare “Senza la domenica non possiamo vivere”. Così si espressero i Martiri di Abitene, nell’odierna Tunisia, durante la persecuzione di Diocleziano, nell’anno 303 d.C..

Nella prima parte della Messa e in presenza di Agata abbiamo ascoltato la Parola che il Signore ci rivolge in questa V domenica del Tempo Ordinario. Nella pagina del Vangelo appena proclamato, Marco (1, 29-39) ci presenta Gesù in alcuni tratti essenziali: egli è attento alle necessità di tutti e particolarmente dei sofferenti, dei malati, delle persone provate dalla vita e, perciò, mette la sua autorità a servizio degli altri. Infatti, la suocera di Pietro e tutte le persone che allora beneficiarono del Suo amore, ne fecero esperienza. Il testo ci dice che Gesù pregava. Ciò viene notato anche in altre pagine del Vangelo e questo meravigliava i discepoli, come anche noi. Marco ci svela così il segreto del Maestro: Egli, nell’intimità con il Padre, trovava la gioia e l’energia di ogni giorno. Sia così anche per noi, come certamente lo fu pure per Agata.

La narrazione della guarigione della suocera di Pietro è fatta con uno stile familiare e solenne insieme: “egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva”. In questa descrizione possiamo leggere il vero significato e l’auspicato effetto di ogni nostra partecipazione alla S. Messa. Infatti, noi vi giungiamo con le infermità e le “febbri” quotidiane, con le nostre debolezze morali e persino con i nostri peccati e sperimentiamo, nello stesso tempo, la misericordia e il perdono del Signore. Inoltre, possiamo capire una bella espressione di Papa Francesco: “L’Eucaristia … non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli” (Evangelii Gaudium, 47). Guariti e rafforzati dalla partecipazione alla Santa Messa, dobbiamo impegnarci nel molteplice servizio cui siamo chiamati personalmente e nella famiglia, nella comunità civile ed ecclesiale. Tale servizio può essere qualche volta particolarmente esigente e pesante, per cui sono profondamente vere le parole di Giobbe ascoltate nella prima lettura (Gb 7, 1-4.6-7): “L’uomo non compie forse un duro servizio sulla terra e i suoi giorni non sono come quelli d’un mercenario?”.

Vorrei accennare brevemente ad alcuni ambiti del servizio cui siamo chiamati come discepoli di Gesù e devoti di Sant’Agata. Anzitutto, come Paolo, dobbiamo sentire l’urgenza di impegnarci nell’annunzio del Vangelo. La pagina della prima Lettera ai Corinzi (9, 16- 19.22-23), ascoltata nella seconda lettura, ci descrive il fuoco missionario che ardeva nel cuore di Paolo. Anche per noi deve essere così, proprio perché la Chiesa “esiste per evangelizzare” (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 14) e perché vogliamo che il nostro cuore sia riempito della gioia del Vangelo (cfr. Papa Francesco, Evangelii Gaudium).

Oggi si celebra la 40ma Giornata Nazionale per la Vita e la circostanza ci offre la possibilità di affermare che noi, figli del Padre celeste e come discepoli di Gesù, vogliamo essere sempre a servizio della vita, insieme a tutte le persone che ne comprendono in pienezza il valore. Il servizio alla vita non è riservato ai soli genitori in quanto, collaborando con Dio, partecipano ai figli il dono della vita. Tutti siamo a servizio della vita per contrastare i segni di una cultura chiusa all’incontro che si manifestano “nella ricerca esasperata di interessi personali o di parte, nelle aggressioni contro le donne, nell’indifferenza verso i poveri e i migranti, nelle violenze contro la vita dei bambini sin dal concepimento e degli anziani segnati da un’estrema fragilità” (Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente della CEI per la Giornata). Vogliamo chiedere alla Santa Patrona Agata di farci diventare buoni come Lei per essere capaci di chinarci sulla storia umana, ferita, scoraggiata e di impegnarci a “trasformare la realtà e guarire dal dramma dell’aborto e dell’eutanasia” (ib.).

Partecipando alla Santa Messa portiamo all’altare il pane e il vino frutto della terra e del lavoro dell’uomo, affinché lo Spirito Santo li renda Corpo e Sangue di Cristo. La terra offre elementi per l’Eucaristia; ha anche questo compito. Ed allora chiediamoci: come la trattiamo? Quale cura abbiamo del creato e dell’ambiente in cui viviamo? Papa Francesco ha dedicato l’Enciclica “Laudato sì” (24 maggio 2015) a questa importante ed urgente tematica. Egli ci ricorda che sorella terra “protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei doni che Dio ha posto in lei” (n. 2). Egli ci indica il comportamento di San Francesco d’Assisi quale “esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia ed autenticità” (n. 10).

In questa cura della casa comune prestate un servizio necessario e meritorio particolarmente tutti voi, distinte Autorità, chiamate alla promozione e alla salvaguardia del vero bene comune in tutti i suoi aspetti. Voi svolgete questo servizio come nobile professione o perché vi dedicate alla politica, con la “P” maiuscola, in quanto essa è una forma squisita di amore verso il prossimo. Ci sta davanti la scadenza delle elezioni del 4 marzo. Tutti siamo chiamati a svolgere il servizio di eleggere coloro che eserciteranno l’attività legislativa a vantaggio della Nazione. Vogliamo vedere in questi termini il significato vero del momento elettorale, pur nel contesto legittimamente così articolato, e talvolta di difficile lettura, della campagna che la precede. E termino, chiedendo a Sant’Agata, cittadina ed autentica cristiana della nostra Catania, di ottenerci la grazia di operare sempre e con generosità a servizio di Dio, del Vangelo, della vita, della cura della casa comune nell’esercizio delle nostre responsabilità personali, familiari, civili ed ecclesiali nei riguardi di tutti e particolarmente dei nostri carissimi giovani, coetanei dell’amata nostra Patrona.

Così sia per tutti noi.


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