PALERMO – Guardare avanti, tentare di incidere a livello nazionale sull’avvocatura che verrà. Perché, secondo Francesco Greco, bisogna allargare gli orizzonti della professione. Greco nei mesi scorsi è stato eletto al Consiglio nazionale forense. Ha deciso di non ricandidarsi a Palermo, dove è stato presidente dell’ordine, prima ancora che scoppiasse il bubbone dell’incandidabilità di coloro che hanno già ricoperto due mandati.
Ventitré anni di impegno nel consiglio dell’Ordine. Come è cambiata, se è cambiata, l’avvocatura palermitana?
“Certamente è cresciuta la consapevolezza del suo ruolo sociale. Il Consiglio si è impegnato nel tentativo di ampliare i confini della nostra attività. L’avvocato non deve essere una presenza solo nella fase patologica dei rapporti sociali, ma trasformarsi in un consulente al fianco del cittadino. In questi anni si è fatto molto. Siamo usciti dai nostri studi e dai Tribunali per andare nelle scuole e fare comprendere cos’è la vita nelle aule di giustizia. Abbiamo siglato un protocollo con l’Università e partecipiamo alla scelta dei programmi di studio. È un’avvocatura diversa, cresciuta e migliorata”.
Guardando alle ultime elezioni si può aggiungere che è anche un’avvocatura attraversata da forti conflitti.
“Il momento elettorale, da parte di chi non è all’interno delle istituzioni, è un’occasione di confronto. Il Foro ha premiato tutti coloro i quali sono stati colpiti dalle polemiche. A Palermo come nel resto di Italia i consiglieri sono stati eletti con un consenso altissimo. Giuseppe Di Stefano (il neo presidente, ndr) era il mio vice. Le polemiche e il confronto anche aspro ci stanno, ma agli avvocati interessano i fatti e non le polemiche. Mi auguro che finito il momento elettorale ci si metta a lavorare tutti insieme”.
Alcuni ‘sconfitti’ hanno fatto ricorso e sarà proprio il Consiglio nazionale forense a dovere decidere.
“Per regolamento i rappresentanti del Cnf si astengono quando ci sono da decidere vicende che riguardano il proprio distretto di origine”.
Lei ha scelto di non ricandidarsi a Palermo prima che intervenisse la legge sul doppio mandato. Cosa l’ha spinta ad andare a Roma?
“Nel 1996, in base a uno studio del Censis, il reddito medio annuo di un avvocato era di 36 mila euro. Oggi il Censis ci dice che al Sud è di 19 mila euro. Bisogna trovare nuovo lavoro per gli avvocati”.
Ad esempio?
“Un contratto firmato da due parti oggi viene autenticato solo dal notaio, si potrebbe prevedere anche l’attestazione da parte degli avvocati. Insomma, non solo attività giudiziaria nella fase patologica, ma anche in quella fisiologica”.
Con il governo la classe forense vorrebbe anche discutere di prescrizione. Non mi pare, però, che la voce dell’avvocatura abbia inciso.
“Sono molto preoccupato, c’è un arretramento sul piano della tutela giuridica. Il blocco della prescrizione toglie ogni certezza al cittadino. Si rischia di rimanere sotto processo per un tempo lunghissimo. Nel corso della recente inaugurazione dell’anno giudiziario è emerso che in Tribunale un imputato su tre viene assolto, uno su due davanti al giudice monocratico. Con questi numeri è estremamente preoccupante che si sospenda la prescrizione. Sarebbe opportuno intervenire sul processo penale per renderlo davvero celere e giusto, e sul processo civile per evitare che il giudizio sia sempre più sommario. Limitare le garanzie non è la strategia giusta per affrontare i mali della giustizia”.
A proposito di numeri. L’ordine degli avvocati di Palermo conta 5.200 iscritti circa. Non le sembrano troppi?
“Lo sono. Servono percorsi specializzanti. Penso a un triennio generalista al termine del quale ci si laurea in Legge e poi un biennio per l’accesso alla professione di avvocato, notaio o magistrato. La parola d’ordine è specializzazione”.
C’è una cosa che la inorgoglisce più di altre in questi anni di impegno al Consiglio dell’Ordine”.
“Tre anni fa abbiamo istituito la ‘Giornata dell’orgoglio dell’avvocatura’. Più orgoglio di così. Abbiamo ospitato il premio Nobel per la pace, un avvocato tunisino. Nella targa che gli abbiamo regalato c’era scritto ‘Avvocati del mondo’. In tutto il mondo l’avvocato tutela i diritti della persona, al di là della della religione, della cultura e della razza. L’Ordine palermitano si è proiettato in una dimensione internazionale”.