PALERMO – E’ morto l’avvocato Michele Costa, 78 anni, figlio del procuratore della Repubblica di Palermo, Gaetano Costa, ucciso dalla mafia il 6 agosto 1980, un omicidio rimasto tutt’ora impunito. Michele Costa, nei 43 anni trascorsi dall’uccisione del padre, si è battuto in ogni modo per avere giustizia. Il magistrato, giunto a Palermo nel ’78, pochi mesi prima di essere ucciso firmò di proprio pugno una cinquantina di ordini di custodia per altrettanti boss che altrimenti sarebbero stati rimessi in libertà per decorrenza dei termini di carcerazione. I suoi sostituti, con una sola eccezione, rifiutarono di apporre la loro firma sui provvedimenti.
Con un senso sciasciano del diritto, l’avvocato Costa, attraverso una lunga attività pubblicistica, ha spesso contestato le “scorciatoie” della giustizia, a partire dal fenomeno del pentitismo, e invocato, sulla scia del padre, la necessità del garantismo. E del genitore ricordava l’intuizione che ebbe a partire dai primi anni Sessanta, da procuratore a Caltanissetta, di combattere la mafia investigando sui conti e sui patrimoni dei boss. Michele Costa lascia la moglie Ersilia e i figli Gaetano e Guido.
“Esprimo il mio cordoglio e quello dell’amministrazione comunale per la scomparsa dell’avvocato Michele Costa – scrive il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla -. Ha speso la sua vita per cercare la verità sull’uccisione del padre, il giudice Gaetano Costa e il Comune, lo scorso anno, ha doverosamente rinnovato il ricordo del magistrato ucciso, sostituendo la targa nel luogo dell’omicidio del 6 agosto 1980 e riportando per la prima volta che si è trattato di un delitto di mafia. Un gesto di rispetto nei confronti del giudice Costa, del figlio Michele e di tutta la sua famiglia. Il ricordo di Michele Costa va anche riportato al suo impegno per la comunità e il Comune di Palermo, di cui è stato anche assessore. Alla sua famiglia va la mia vicinanza”.